Inconscio e libertà

1 – L’unica realtà è l’individuo “hic et nunc”; vive in un certo spazio e in un certo tempo.

2 – Niente è al di fuori dell’individuo; niente lo trascende; tutto è dentro di lui.

3 – L’individuo è il suo patrimonio di informazioni: eredità biologica, cioè il dna, e storia personale, cioè le esperienze di vita.

4 – Informazioni sono dati razionali e dati irrazionali: le conoscenze culturali (più acquisite che ereditate) e gli istinti vitali (più ereditati che acquisiti).

5 – Le conoscenze culturali nascono soprattutto dall’insegnamento familiare, dall’istruzione scolastica, dalle letture, dalle persone che frequentiamo,  dai modelli di vita conosciuti, dalle vicende di cui siamo spettatori o protagonisti, i fatti e gli atti dell’esperienza di ogni giorno.

6 – Gli istinti vitali sono in parte comportamenti, emozioni, sensazioni, passioni vissute personalmente; in gran parte sono tendenze e predisposizioni trasmesse da generazioni e generazioni e via via arricchite nel corso dell’evoluzione della specie; complesse manifestazioni di un unico atavico millenario sentimento: il sentimento dell’insicurezza.

7 – Questo patrimonio di informazioni memorizzate si raccoglie in quella parte dell’apparato psichico che viene chiamata inconscio;  quelle informazioni sono infatti presenti e anche attive e operanti senza che se ne abbia coscienza.

8 – L’inconscio non solo immagazzina le informazioni ereditate e raccolte via via nella vita di ogni giorno, ma è capace di elaborare quelle informazioni e anche di produrre nuove informazioni.

9 – Ogni atto della nostra vita, sia primario sia di reazione ad atti esterni, è determinato dall’inconscio: le parole che pronunciamo o scriviamo, i gesti, i comportamenti, le scelte che facciamo, le decisioni che prendiamo, tutto viene dal profondo del nostro apparato psichico.

10 – La maggiore o minore libertà dei nostri atti (pensieri e azioni) dipende dal numero di informazioni presenti e operanti nel nostro inconscio; soprattutto le informazioni culturali che possono modificare certi istinti vitali e la parte più profonda dell’inconscio.

11 – Se tutti i nostri atti sono prodotti dall’inconscio, è un’espressione dell’inconscio anche la nostra cosciente responsabilità di individui viventi in una comunità di altri individui; e questa consapevole responsabilità ci insegna il dovere di accrescere il numero e la qualità delle informazioni raccolte e operanti nell’inconscio per raggiungere il massimo possibile di libertà; libertà del nostro pensiero e libertà della nostra azione nel rispetto della libertà altrui.

Ma l’inconscio che cos’è?

1 – Riflettiamo sulla nostra vita di ogni giorno e sui nostri comportamenti. Riflettiamo bene, attentamente. Tutte le parole che ci vengono in mente ci vengono spontaneamente, cioè vengono da sé. Anche le parole che non ci vengono subito; ci sforziamo per trovarle, e poi vengono da sé. A volte una parola che non ci viene sùbito ci viene più tardi, mentre la nostra mente è altrimenti occupata; davvero ci viene da sé. Così i nostri gesti: è spontaneo il braccio che si muove per aprire una porta o per prendere un bicchiere, per abbottonarsi i bottoni della camicia. Così anche le nostre decisioni. Camminiamo sulla strada e arriviamo a un incrocio; andiamo a destra o a sinistra? Intervengono le nostre conoscenze, se è giusto andare a destra o è giusto andare a sinistra. Insisto: riflettiamo bene sui nostri normali e banali meccanismi mentali. A destra o a sinistra? Sulla base di quelle conoscenze intervenute spontaneamente, anche la decisione che prendiamo viene da sé; anch’essa è spontanea”.

2 – Ci siamo. Se tutto viene da sé, viene da qualche parte. Da dove? Viene da quello che io chiamo l’inconscio. E l’inconscio che cos’è? Qualcuno dice – chi scherzosamente, chi inorridito – che l’inconscio è il burattinaio che con i fili guida noi burattini. Io penso invece che l’inconscio è il nostro patrimonio di conoscenze, il nostro dna insieme alla nostra storia personale, tutto quello che abbiamo appreso e memorizzato giorno dopo giorno. L’inconscio è quel tesoro che sta nella mia mente e al di fuori del quale non c’è nient’altro. L’inconscio sono io. Non c’è burattinaio e non ci sono fili. Io sono l’inconscio.

3 – Se questo è giusto, molti problemi sono risolti o non sono problemi. E il problema del libero arbitrio? Un falso problema. Il libero arbitrio esiste. Io sono libero di scegliere, ovviamente nel campo di scelte che posseggo. Sono libero di decidere di andare dovunque, ma non in Australia se non so che esiste l’Australia; ma posso andare anche in Australia se imparo che esiste e imparo i modi per andarci. Sono libero di decidere di fare il male o di fare il bene, ma per fare il bene devo sapere perché è giusto farlo; e se lo avrò bene imparato e memorizzato nel mio inconscio, cioè nel mio io, allora lo farò liberamente e spontaneamente”.

4 – E’ una concezione elitaria? In certo senso, sì. Il mondo è quello in cui viviamo, questo grande universo di esseri umani. Non siamo eguali; e non è necessario andare nel Borneo o nella foresta amazzonica. Basta guardarsi attorno. Ognuno di noi è diverso; è più di qualcuno e meno di qualcun altro. Ed è questo patrimonio di conoscenze, maggiore o minore, di un tipo o di un altro, migliori o peggiori, che condiziona i nostri liberi comportamenti, anche i più abituali: la scelta dei programmi televisivi (il “Grande fratello” oppure le “Storie”  di Corrado Augias); il voto ai partiti (la Lega o il Pdl o il Pd); la lettura dei libri (Dan Brown oppure Umberto Eco). Condiziona anche la morale: se rispettare gli altri o no, se usare i pugni o la parola, se conciliare o non conciliare la propria libertà con la libertà altrui; e – perché no? – se rispondere con uno schiaffo a uno schiaffo oppure porgere l’altra guancia. Chi più sa, meglio si comporta. Le élites (intellettuali) esistono, per fortuna.

5 – L’eguaglianza non esiste sul piano biologico, ma esiste e deve esistere sul piano sociopolitico. Quelli che sanno di più hanno stabilito a suo tempo, sulla base delle loro maggiori e migliori conoscenze, che siamo tutti eguali. L’eguaglianza è una conquista culturale, che ha trovato la sua sanzione politica con la Dichiarazione dei diritti dell’uomo del 1979 (in cui si diceva “égaux en droits”). E’ la nostra coscienza, è quell’inconscio in cui rimane nascosta, se abbiamo avuto il modo di apprenderne il senso, anche la kantiana “legge morale dentro di me”, che ci fa sentire eguali, ci fa respingere ogni discriminazione e ci fa pretendere che la legge sia eguale per tutti.

6 – Rischio di nihilismo? Non propriamente, ma tanta preoccupazione. E’ la generale crisi delle classi dirigenti (e non solo di quella politica) per incompetenza, ignoranza e disinteresse per il bene comune; è il male dilagante a tutti i livelli e soprattutto commesso senza rendersi conto che è il male; è l’insensibilità rispetto alle norme più semplici della convivenza civile, tutto questo deve avere una spiegazione; e quale? Probabilmente è la conseguenza delle grandi rivoluzioni di questi ultimi decenni: Internet e la tv. Internet, cioè l’esplosione delle informazioni, utili per sapere di più, ma troppe per essere decodificate e sanamente gestite; e la televisione come medium che ha modificato e modifica i nostri meccanismi mentali e quindi i nostri modi di pensare e i nostri comportamenti, privilegiando l’immagine rispetto alla parola e spettacolarizzando il mondo in cui viviamo. Due fenomeni rivoluzionari a cui si aggiunge un capitalismo agonizzante che cerca di sopravvivere eludendo regole e norme e un sistema mediatico che crea spesso una realtà virtuale che condiziona operatività e opinioni.

7 – Che cosa fare, allora? Il male commesso dall’umanità si è ridotto, secolo dopo secolo, grazie alla paura dell’inferno. Oggi nessuno crede più a una punizione divina e ultraterrena. In assenza o in carenza della scuola e della famiglia, lo Stato almeno a questo provveda: all’inasprimento della pena e alla certezza della pena.

8 – La storia (la storia come somma di individui) darvinianamente si autoregola e si autocorregge; ma in tempi lunghi. E noi tutti abbiamo una vita breve.