6 agosto

A Tarvisio, in un clima di reciproca sfiducia e di sospetto, il ministro degli esteri italiano Guariglia e il capo di stato maggiore Ambrosio si incontrano con i capi della diplomazia e dell’esercito tedeschi, Ribbentrop e Keitel. E’ l’ultimo incontro.

I ministri degli esteri dell’Italia e della Germania, Raffaele Guariglia e Joachim Ribbentrop, e i capi dei due Comandi supremi, Vittorio Ambrosio e Wilhelm Keitel, si incontrano oggi a Tarvisio. Ufficialmente è un incontro per fare il punto sulla situazione politica e militare dopo i cambiamenti avvenuti in Italia; ma l’atmosfera è di reciproca sfiducia e di reciproco sospetto. Nessuno dei protagonisti crede a quello che dice il suo omologo.
Il luogo dell’incontro è stato proposto dai tedeschi. Tarvisio, in provincia di Udine, è a sette chilometri dal confine con l’Austria, ma si trova al di là dello spartiacque e le acque del suo torrente finiscono nel Danubio e poi nel Mar Nero. In tedesco è chiamato Tarvis. La delegazione tedesca è arrivata su un treno blindato, irto di mitragliatrici e con cannoni antiaerei montati sul tetto delle carrozze. I tedeschi volevano dare una dimostrazione di forza oppure temevano di essere sequestrati? Sul marciapiede della stazione era schierato un reparto delle SS.
Nella delegazione italiana era nato un problema: fare il saluto fascista per dimostrare ai tedeschi che niente era cambiato in Italia? Ridicolo; ma i funzionari del seguito sono stati invitati a farlo. Con la delegazione sono arrivati Hans Georg Mackensen, ambasciatore tedesco a Roma, e Eugen Dollmann. Dollmann, 43 anni, indossa l’uniforma di colonnello delle SS, ma sembra che non lo sia; molti ritengono che sia il capo dei servizi segreti; sicuramente è il personaggio più misterioso e più potente dei tedeschi in Italia,
Nella seduta mattutina si è parlato di politica (1). Joachim Ribbentrop ha subito chiesto chiarimenti; ma il tono e il contegno – ricorderà Eugen Dollman – “sono di una freddezza talmente offensiva che da ogni frase e da ogni mossa emana la più cordiale disistima per i suoi interlocutori”. Raffaele Guariglia, che prima di partire ha fatto sapere agli angloamericani, per mezzo dell’ambasciata a Lisbona, il significato dell’incontro, risponde che il cambiamento avvenuto era puramente di ordine interno e ricorda che il capo del governo Badoglio aveva dichiarato che la guerra sarebbe continuata. “E avete avuto – chiede Ribbentrop – conversazioni con inglesi o americani?”, “No” risponde Guariglia. (2)
Un tema ancor più delicato è toccato nella seduta del pomeriggio: la presenza militare tedesca in Italia. Dice il generale Ambrosio: “Il Comando supremo italiano è rimasto sorpreso della rapidità con la quale sono state inviate divisioni tedesche in Italia senza preventivo accordo”. Risponde Wilhelm Keitel: “Il Comando italiano non si sente più padrone in casa sua? E’ sicuramente un equivoco”. Al che Guariglia replica: “Il modo in cui le truppe tedesche entrano in Italia in questi giorni ha suscitato l’impressione che esse venissero non a scopo militare, ma in servizio di ordine pubblico”. E Ribbentrop: “ Non disponiamo di truppe se non per combattere”.
Dopo i primi di agosto sono entrate in Italia, dal Brennero, da Mentone, da Tarvisio, otto divisioni e una nona, aviotrasportata e arrivata in luglio per la Sicilia, è stata fermata a Pratica di Mare. Una decima era da tempo intorno al lago di Bolsena. Sono quasi tutte truppe corazzate d’assalto fra le migliori della Germania. Questo rapporto, preparato dal Comando Supremo, sarà letto fra tre giorni al Consiglio dei ministri dal ministro Guariglia al suo ritorno da Tarvisio.
Questa sera Guariglia ha avuto un incontro riservato con Ribbentrop nel salotto del treno corazzato tedesco. Si è parlato di un possibile incontro fra re Vittorio, il principe ereditario e Badoglio da un lato e Hitler, Göring e Ribbentrop dall’altro. Il tema è subito caduto.
La giornata era finita. I commiati sono stati freddi. Nessun italiano è andato alla stazione a salutare gli ospiti che partivano. Questo è stato l’ultimo incontro fra italiani e tedeschi. L’Asse, cioè l’intesa stipulata fra il Terzo Reich e il Regno d’Italia il 24 ottobre del 1936, era in fin di vita dal 25 luglio; oggi è morto.

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(1) Un resoconto delle conversazioni è in “Come arrivammo all’armistizio” del generale Francesco Rossi, il vice di Roatta nello Stato maggiore dell’esercito. Anche lui faceva parte della delegazione e era presente agli incontri.

(2) In realtà conversazioni non ci sono state ancora. Con questo scopo proprio partirà il 12 per Lisbona, inviato da Guariglia, il generale Castellano (si vedano le giornate del 19 agosto e del 26 settembre).