6 novembre

Un aereo misterioso ha gettato alcune bombe sul Vaticano; danni, nessuna vittima. Era alleato, era tedesco, era fascista? Contro chi voleva provocare le reazioni della Santa Sede? Non si è mai saputo con certezza.

Ieri sera si è sentito a Roma, intorno alle otto, il rumore di un aereo. Volava basso. Poi alcune esplosioni, non molto forti, dalle parti del Vaticano. Poi più niente. La gente era chiusa in casa; pochi nelle strade, di ritorno dal lavoro, frettolosi per non farsi sorprendere dal coprifuoco. Il cielo era sereno, c’era un chiarore di luna, da poco sorta all’orizzonte.

Dell’episodio l'”Osservatore romano” di oggi dà un resoconto molto sobrio: in prima pagina, ma col titolo su una sola colonna (“La Città del Vaticano / colpita da bombe”) e il testo su due colonne al centro (in apertura di pagina il radiomessaggio del papa al congresso eucaristico del Perù): “Ieri sera alle 20.10 da un aereo che fu visto per qualche tempo volare a bassa quota sono state sganciate quattro bombe sul territorio della Città del vaticano. Esse caddero su una diagonale che va dall’antico Osservatorio astronomico alla stazione ferroviaria . Una bomba cadde presso il serbatoio dell’acqua. Un’altra nell’angolo fra la Chiesa del Governatorato e il Palazzo degli Uffici, una terza sul piazzale della stazione e precisamente sopra il Laboratorio del Mosaico, una quarta alla sommità della discesa che conduce alla piazza di Santa Marta, presso la palazzine del Cardinale presidente. Grazie al cielo non si debbono deplorare danni alle persone”.

Le cinque bombe cadute nella Città del Vaticano secondo l''Osservatore romano'

Le cinque bombe cadute nella Città del Vaticano secondo l'”Osservatore romano”.

L'”Osservatore” scrive poi di danni al Laboratorio del Mosaico, per lo sfondamento del tetto; e al Palazzo del Governatorato, per il violento spostamento d’aria, e così a tutti gli edifici prospicienti la piazza di Santa Marta e a moltissime vetrate della basilica vaticana. La conclusione: “Esprimiamo la più viva deplorazione per questa violazione dello Stato della Città del Vaticano, la cui neutralità, da tutti riconosciuta, salvaguarda la paterna universale missione del Sommo Pontefice e così ingenti tesori della Religione e dell’arte”.

“Criminale attacco aereo sulla Città del Vaticano” è invece il titolo di stamani del “Messaggero”, ma non a tutta pagina; solo su quattro colonne: “Attentato di gangsters contro il centro della Cristianità”. Sotto il titolo il testo non è dei cronisti del giornale, ma è il testo della “Stefani”. L’agenzia, diretta ora da Orazio Marcheselli, è in corso di trasferimento nel Nord, ma ha sempre la sede di via di Propaganda a Roma, dove redige un breve notiziario, distribuito per fattorino ai quotidiani romani. “Un’indagine approfondita e minuziosa” dice la notizia della “Stefani” distribuita nella notte “non mancherà di denunziare, dinanzi al mondo intero, gli autori del criminale attacco. Essa dimostrerà chi realmente aveva il più grande interesse di mettere in agitazione la città di Roma, che da molti giorni ha ripreso il suo normale corso di vita”.

Per il momento La “Stefani” non avanza alcuna ipotesi sul colore di quell’aereo. Se lo domandano invece i romani: era inglese o americano oppure tedesco? o forse fascista? Chi l’ha sentito dice che era un aereo piccolo, non un bombardiere, di quelli che volano alto; qualcuno dice che volava a non più di 200 metri d’altezza. Molti, specie in periferia, neppure l’hanno sentito; hanno sentito soltanto quei colpi; qualcuno dice quattro, qualcuno cinque; e in questi tempi chi fa attenzione alle esplosioni? basta che non siano troppo vicine.

Anche Roberto Suster, l’ex direttore dell’agenzia “Stefani”, racconta l’episodio, nel suo diario, ma in breve, senza dargli molta importanza, e anche lui senza fare ipotesi. È stato licenziato il 24 settembre dal nuovo ministro della cultura popolare che è Fernando Mezzasoma ed è stato arrestato il 28 ottobre per ordine di Mussolini. È in attesa di essere trasferito nel Pio Istituto di San Gregorio, che l’Ovra, la polizia politica di Mussolini1, ha trasformato in prigione politica, chiamata anche “centrale degli ostaggi”.2

“Iersera” scrive Suster “un aereo sconosciuto ha lasciato cadere quattro bombe di ridotta poten­za sulla Città del Vaticano! Dico di ridotta potenza, nonostante gli strilli della propaganda delle due parti, perché una di esse, pur essendo caduta soltanto a una decina di metri da San Pietro, non ne ha neppure rotti i vetri della cupola! Evidentemente si tratta di una provocazione che è impossibi­le oggi addebitare agli uni più che agli altri. L’aereo, infatti, volava a bassis­sima quota, forse 200 metri, e una chiarissima luna permette di distingue­re qualsiasi obiettivo. Si tratta, dunque, di un’azione tentata senza troppo rischio, e che serve a entrambi i campi per denunciarsi e accusarsi di barbarie dinanzi al mondo civile! Scemenze e bambinate! Che non muta­no né servono a nulla! La stessa cittadinanza è rimasta piuttosto fredda dinanzi all’episodio, temendo soltanto che di questo passo il carattere di città aperta assunto da Roma, minacci di essere presto travolto”.

Anche il Ministero degli esteri, i cui uffici continuano per ora ad operare anche senza ministro e senza sottosegretari, cerca di sdrammatizzare dopo le prime notizie che si erano diffuse. Oggi stesso3 invia un circostanziato rapporto a Mussolini a Salò. Prima l’introduzione “per il Duce”: “La Radio del Governo fascista repubblicano di Monaco nella sua emissione­ delle 21,30 di ieri sera, annunziava­ che la cupola di San Pietro è pericolante, a causa di incri­nature, che l’obelisco della piazza è pure pericolante, ecc. Tali notizie appaiono alquanto esagerate. Risulta che – a parte la rottura di vetri, di cui alcuni molto pregevoli – nessun danno apparente ha sofferto l’edificio della Basilica di San Pietro e tanto meno l’obelisco. È in corso tuttavia una perizia, avendo i tecnici qualche preoccupazione circa danni prodotti dallo spostamento di aria provocato dallo scoppio delle bombe”.

In allegato una lunga relazione con la data di oggi: “Ieri sera alle ore 20,12 un aeroplano, che da vario tempo girava a quota relativamente bassa nel cielo sovrastante la Città del Vaticano, ha lasciato cadere cinque bombe – e non tre come era stato detto al principio – sul territorio ponti­ficio, arrecando danni ingenti che sarebbero stati addirittura inestimabili se avessero colpito il cuore della Città.

“Invece le bombe caddero tutte alla periferia dal lato di settentrione. Le cinque bombe sono cadute esattamente: una sopra la galleria che contiene il deposito degli smalti nello Studio del Mosaico; la seconda fra lo Studio stesso e la Palazzina del Cardinale Canali Presidente della Commissione per il go­verno della Città del Vaticano; la terza a pochi metri dal Pa­lazzo del Governatore sul lato sinistro e le altre due su due distinti terrapieni nei pressi della Palazzina addossata alle mura di Leone IV, già occupata dalla Specola ed ora del­la Radio Vaticana.

“I danni sono ingenti, ma per fortuna non vi sono state vittime, né feriti, né perdite del patrimonio artistico. Sono state soltanto contuse due Guardie Palatine gettate a terra dallo spostamento dell’aria, ed un Gendarme Pontificio è sta­to lievemente ferito ad una mano da una scheggia.

“I danni più gravi li ha subiti lo Studio del Mosaico che è stato colpito in pieno. Oltre ai danni all’edificio, sono stati gravissimi quelli subiti da varie opere già ter­minate e pronte per la spedizione. Erano copie della Madonna della Seggiola di Raffaello, di un Angelo di Melozzo da Forlì, del Sacro Cuore del Biagetti, vedute di Venezia, due Madonne del Murillo, la Sibilla, un Angelo del Beato Angelico, la Madonna del Barabino, un Cristo bizantino. Anche un quadro originale di cui era terminata la riproduzione in mosaico, il Buon Pastore del Seitz, è stato danneggiato ad un labbro. Distrutti sono andati pure i campionari dei colori e più o meno danneggiati altri mosaici già composti.

“Sono andati poi completamente distrutti i vetri del Palazzo del Tribunale dove sono attualmente i diplomatici di Cina, Brasile, Cuba, Pe­rù, Bolivia, Venezuela, Uruguay, Equatore, mentre alcune schegge hanno bucato in più punti le mura. Uguali danni ha subito la palazzina abitata dal Cardinale Nicola Canali, pro­prio in corrispondenza col suo appartamento che è stato colpito da alcune schegge di bomba. Nessun danno edilizio, fortunatamente, ha avuto nel fabbricato la Basilica Vaticana che, però, ha avuto una quantità enorme di vetri infranti, specialmente dal lato dell’abside, compresa la grande vetrata di color d’oro rappresentante lo Spirito Santo che sta a sfondo della Cattedra di San Pietro del Bernini.

“Danni ha pure riportato il moderno e ricchissimo edificio della Stazione ferroviaria che oltre i vetri rotti è stato colpito in più punti da schegge che hanno addirittura forato le lastre di travertino delle mura perimetrali. I1 Palazzo poi del Governatorato che è stato il più danneggiato, dopo lo Studio del Mosaico. Infatti seri danni ha riportato l’ala sinistra dove sono situati l’Archivio, la Segreteria e l’Uf­ficio del Governatore. Tutti i mobili sono stati sconquassati e sono andati distrutti carte e documenti. L’appartamento reale che si estende sopra i suddetti uffici ha riportato pure gravi danni e non pochi oggetti del prezioso arredamento, artistici lampadari ed alcuni quadri di un certo valore sono stati addirittura strappati dalle pareti e ridotti ad un cumulo informe di rovine.

“La Radio Vaticana che in quell’ora era in piena attivi­tà ha sospeso subito le trasmissioni che, però, stamane ha già riprese. L’edificio soltanto ha subito lievi danni; ma è stata necessaria l’opera di tutta la nottata per rimettere gli apparecchi in grado di funzionare.

“Ieri sera stessa le autorità vaticane si sono recate sul posto ed hanno fatto subito iniziare il lavoro di sgombero dei vetri che coprivano vari punti dei viali, e di puntellamento dell’edificio dello Studio del Mosaico e dell’ala del Palazzo del Governatorato dove pezzi di muro minacciavano di crollare. Stamane poi si è recato sul luogo il Cardinale Segretario di Stato. Per tutta la giornata vi si sono recati pure numerosis­sime personalità ecclesiastiche e laiche e semplici curiosi. Si prevede che il Papa si recherà sul luogo nel pomeriggio.

“Stamani alle IO,30 sulla piazza di San Pietro si è riunita una discreta folla di fedeli che ha cominciato a chiamare con vivo affetto filiale il Pontefice. Il Santo Padre che in quel mo­mento si trovava nella Biblioteca privata a lavorare si è af­facciato ed ha benedetto ripetutamente i fedeli della sua ama­ta diocesi.

“La Basilica di San Pietro è stata chiusa nelle prime ore del mattino e si prevede che resterà chiusa per tutta la giornata, allo scopo di sbarazzare le navate dallo spesso strato di vetri infranti che in tante parti le ingombrano.

“Si prevede pure che i tecnici faranno degli accertamenti intorno alle condizioni del monumentale edificio”.

Ma l’aereo di chi era? In giornata c’è una notizia della “Stefani”: “Il Quartier Generale alleato nel nord Africa ha diramato la seguente nota a proposito del bombardamento della Città del Vaticano: ‘Da una completa ed accurata investigazione sulle missioni effettuate durante la notte del 5 novembre è risultato che gli equipaggi si sono attenuti alle precise istruzioni ricevute e che essi non hanno bombardato la Città del Vaticano’. Si ricorderà che gli angloamericani avevano precedentemente annunciato che nessuno dei loro bombardieri si era levato in volo nella zona durante la notte del 5. L’informazione nemica, che viene ora ad ammettere in contraddizione con il comunicato precedente, che aerei alleati hanno compiuto voli nella suddetta notte, costituisce una prova della malafede nemica: dopo appena 24 ore gli angloamericani sono costretti a ritornare sulle loro dichiarazioni ufficiali”.

La Stefani insiste: “In tutte le chiese della capitale per disposizione del vicario generale del papa, cardinale Marchetti Selvaggiani, si svolgono funzioni di ringraziamento per avere Dio risparmiato la vita del Santo Padre dal barbaro attacco compiuto dai piloti anglo-americani contro la Città del Vaticano”.

Non tutti i romani, però, sono convinti che l’aereo fosse alleato: è possibile che gli angloamericani siano responsabili di un’operazione così goffa e maldestra? E tutto questo perché poi si desse la colpa ai tedeschi o ai fascisti? Alcuni ricordano che qualche giorno fa aerei alleati hanno fatto cadere un volantino4 che diceva: “Cittadini di Roma! Noi vi abbiamo già avvertito che gli obbiettivi militari nei dintorni di Roma verranno bombardati dalle forze aeree alleate. Quando questo avverrà, il governo fascista, che vi ha sempre tenuto all’oscuro riguardo i fatti della guerra, pretenderà dimostrare che stiamo cercando di distruggere quei monumenti antichi che sono la gloria non solo di Roma ma anche del mondo civile. È possibile inoltre che, per rendere più verosimili le sue menzogne, il governo fascista stesso o i suoi associati tedeschi faranno cadere delle bombe nel centro di Roma, e forse anche sulla città del Vaticano. Voi siete un popolo intelligente. Quindi capirete che non abbiamo nessun interesse a disperdere i nostri sforzi su targhe e monumenti antichi la cui distruzione non serve al nostro scopo.

Abbiamo già dichiarato e ripetiamo ora che noi miriamo soltanto ad obbiettivi militari – comunicazioni, industrie belliche, istallazioni militari e aeroporti – che vengono impiegati all’esclusivo interesse dei Tedeschi. Questi obbiettivi sono stati scelti con cura ed i piloti sono stati specialmente addestrati nei bombardamenti di precisione. Non è possibile, però, mentre si mira ad obbiettivi militari, evitare qualche distruzione alle abitazioni civili. Noi intendiamo di ridurre queste distruzioni il più possibile. Poiché i nostri attacchi saranno eseguiti in pieno giorno, potrete giudicare da voi stessi che quello che vi abbiamo detto è vero. Potete quindi concludere che se qualche bomba dovesse cadere lontana dagli obbiettivi militari essa sarà fatta cadere per opera dell’Asse5 nel suo sforzo deciso di ingannare la vostra fede”.6

Domani, prontamente, il “Regime fascista” di Cremona scriverà (“La Città del Vaticano bombardata”) che “gli angloamericani hanno attaccato il Vaticano con meditata perfidia” e il 9 il giornale di Roberto Farinacci, il fascista radicale amico-nemico di Mussolini, aggiungerà (“Le bombe sul Vaticano”) che “gli angloamericani rimangono inchiodati alle loro responsabilità, anche se non bisogna escludere la complicità di Vittorio Emanuele e di Pietro Badoglio nelle nuove gesta dei gangsters”; e ancora il 13: “Anglicani e badogliani contro il Vaticano”, prospettando anche un coinvolgimento bolscevico.

I romani rimarranno tuttavia scettici e le voci che circolano saranno riprese fra due anni da Paolo Monelli nel suo “Roma 1943”: “Il popolo capì subito che gli angloamericani non c’entravano e andò a gridarlo in piazza San Pietro al pontefice evocato alla finestra della biblioteca privata; e non c’entravano nemmeno i tedeschi, stavolta; e si riseppe subito, tanto la cosa era stata fatta con goffaggine, che l’apparecchio era italiano, era partito da Viterbo, era pilotato da un certo sergente Parmeggiani, e l’impresa era stata ordinata dai più fanatici del partito, forse Farinacci stesso”.

C’è anche un’altra versione e la riferirà Giorgio Angelozzi Gariboldi nel suo “Il Vaticano nella seconda guerra mondiale”7: l’aereo e il pilota erano americani; l’informazione fu data al Segretario di stato Tardini da un certo monsignor Walter Carrol, che disse di averlo saputo in via confidenziale da un alto ufficiale americano, non nominato, “capo missione militare” ad Algeri. L’intenzione era di suscitare una reazione della Santa Sede contro i nazisti.

Chissà che cosa pensa Pio XII. Stamani verso le 10.30 – scriverà domani il “Messaggero” – “sulla piazza era raccolta una discreta folla di fedeli, che ha cominciato a chiamare con vivo affetto filiale il Pontefice, rivolgendo gli sguardi verso la finestra del secondo piano dove si sa essere la Biblioteca privata nella quale Pio XII trascorre le sue ore di lavoro. Gli applausi e le invocazioni si sono fatti sempre più insistenti, mentre molte donne si inginocchiavano pregando. Alle 10.35 un camerario di servizio ha aperto la finestra. La folla rinnova gli applausi e leva più alte le sue grida. Pio XII appare alla finestra nell’abito bianco e a capo scoperto. Egli rimane un istante a fissare la folla e poi lentamente leva il braccio e tracciando il segno della croce benedice i fedeli presenti e lontani e tutta l’Urbe. La folla è in ginocchio. Il Pontefice quindi si ritira e le vetrate della finestra vengono chiuse, ma la folla che continuamente va aumentando rinnova gli applausi e le invocazioni. La finestra si riapre e il Pontefice benedice nuovamente la folla, che durante tutta la giornata ha affluito in piazza San Pietro ripetendo le sue manifestazioni di devozione”.

Il giornale aggiunge di sapere che “Quando sono cadute le bombe il Pontefice era nel suo appartamento privato, attendendo insieme a mons. Montini al disbrigo della corrispondenza. Il fragore delle esplosioni fece chiaramente intendere che il territorio vaticano era stato colpito. Il Pontefice chiese subito le più ampie informazioni attraverso i funzionari della Segreteria di stato e più tardi per mezzo dello stesso mons. Montini, che inviò espressamente sui luoghi colpiti e non trovò un po’ di quiete se non dopo che fu assicurato che vittime umane non c’erano e che la basilica di San Pietro e gli edifici monumentali erano stati risparmiati”.

Dell’episodio il papa parlerà soltanto nel tradizionale discorso ai cardinali per gli auguri natalizi il prossimo 24 dicembre; “Nel corso di quest’anno la tormenta della guerra si è avvicinata sempre più anche alla Città Eterna; e dure sofferenze si sono abbattute su molti dei nostri diocesani, non pochi tra i più poveri hanno visto il loro focolare distrutto da attacchi aerei. Un Santuario, caro al cuore della Roma cristiana e vero gioiello di una venerabile antichità (si riferisce alla basilica di San Lorenzo al Verano e al bombardamento del 19 luglio), fu colpito e ricevette ferite difficilmente sanabili”. Poi, venendo a parlare dell’incursione aerea contro la Città del Vaticano: “Noi siamo mossi a ringraziare Iddio che con la Sua potenza infinita ci accordò protezione, or sono poche settimane, nel momento della incursione aerea contro la Città del Vaticano, appresa con unanime indignazione dagli onesti. Un simile attacco – tanto deliberatamente preparato, quanto poco onorevolmente ed efficacemente coperto sotto il volo dell’anonimo volatore – sopra un territorio sacro ai cristiani, santificato dal sangue del primo Pietro, centro del mondo anche per i suoi capolavori di cultura e d’arte e garantito da solenne trattato, è un sintomo difficilmente superabile del grado di sconvolgimento spirituale e di morale decadimento della coscienza, in cui alcuni animi traviati sono caduti”.

Insomma, la nazionalità dell’aereo rimane “poco onorevolmente” ma “efficacemente” protetta.


1 OVRA era la sigla di “Opera vigilanza repressione antifascismo”, l’organismo segreto, fondato nel 1927, che doveva dare la caccia ai “nemici del regime”. Per una ampia informazione si veda “Anonima viticola meridionale” la polizia politica di Mussolini oppure Gli occhi e le orecchie del duce.

2 Si veda la giornata del 18 novembre (“Il direttore dell’agenzia Stefani, Roberto Suster, è arrestato per ordine di Mussolini. Viene rinchiuso in un convento, che diventa una specie di albergo, pieno di persone importanti– la giornata è ancora in fase di scrittura).

3 Il volantino senza firma è riprodotto da Attilio Tamaro in “Due anni di storia 1943-1945”, vol. secondo, pag. 240, Tosi editore.

4 Nell’Archivio del Ministero degli esteri (“RSI, busta 23)

5 Con la parola Asse si intendeva l’Italia fascista e la Germania nazista, unite in base al cosiddetto “asse Roma-Berlino”, cioè alla alleanza firmata a Berlino il 24 ottobre 1936, che impegnava i due paesi a collaborare nella lotta al bolscevismo, a sostenere le forze antigovernative nella guerra civile in Spagna, a risolvere le tensioni nell’area balcanico-danubiana e in particolare la questione austriaca (l’annessione dell’Austria alla Germania avverrà il 12 marzo 1938).

6 Marco Patricelli, autore di “L’Italia sotto le bombe”, Editori Laterza, 2007, ha dichiarato all’autore che ha avuto in mano, per il suo libro, tutti i rapporti dell’Alto Comando alleato e di non aver trovato niente sul bombardamento del 5 novembre 1943 sul Vaticano. Marco Patricelli è autore anche di “Settembre 1943”, Editori Laterza, 2009.

7 Giorgio Angelozzi Gariboldi, avvocato penalista, è autore di vari studi giuridici e cultore di studi sulla storia della Chiesa. Von Mursia ha pubblicato anche “Pio XII, Hitler e Mussolini”.


Giornata scritta da Sergio Lepri e Franco Arbitrio.