31 gennaio

Le cose vanno male, cresce il malcontento, la gente si lamenta. E i giovani – dice un dirigente socialista in clandestinità – cominciano a prendere coscienza e a capire di essere stati ingannati dal fascismo.

L’anno è cominciato male e tutti si lamentano. È nata un’espressione popolare: “pissipissi baobao”; è la lagnanza che si fa a bassa voce, perché non sia sentita da orecchie indiscrete e pericolose. Oreste Lizzadri, un socialista che dirige in clandestinità l’attività del suo partito nel Lazio e nell’Italia meridionale1, scrive oggi sul suo diario2: “Aumenta il malcontento e, con esso, l’attività contro il regime. C’è però parecchia confusione in giro; sorgono nuovi gruppi antifascisti, anche fra gli stessi fascisti e da parte dei giovani si verifica una evasione, se non una vera fuga di cui forse non sappiamo valutare bene il significato e l’importanza.

“Nel Nord, a quanto ci riferiscono, le simpatie dei giovani, oltre che verso il Partito comunista si indirizzano verso il Partito d’Azione, un partito giovane e perciò senza le remore di un lungo passato. Questa fuga dei giovani è, a mio parere, il vero fatto nuovo della situazione e il più duro colpo inferto al fascismo. Proprio i giovani? E perché ora e non, per esempio, nel 1940 allo scoppio della guerra? Sollecitazioni o esempi da parte degli antifascisti essi ne hanno ricevuti ben pochi sia allora che oggi. La cosiddetta alta intellettualità o collabora o tace. I dirigenti più noti dei partiti, i simboli, direi, di essi, o sono morti o risiedono all’estero o tacciono. E allora? Il fatto è che nel 1940 i giovani riponevano ancora molta fiducia in Mussolini, ingannati e affascinati dalla sua demagogia di un’Italia giovane e proletaria che doveva farsi largo in un mondo dominato dalle plutocrazie colonialiste ed imperialiste.

“I fatti degli ultimi due anni non possono non aver lasciato la bocca amara a quanti di essi queste cose avevano preso sul serio. L’Albania, la Grecia, la Jugoslavia, la brutalità dei nazisti verso i popoli soggiogati, le affermazioni esplicite dello stesso Mussolini che ci si batte per il grano dell’Ucraina e i petroli del Caucaso, la guerra contro l’Urss, le avvisaglie contro gli ebrei, le lotte all’interno del regime, prima della coscienza politica devono aver colpito la loro coscienza civile inducendoli alla ribellione. Comunque, una cosa è certa. Tranne pochi casi come quelli dei figli di vecchi antifascisti, questi giovani hanno fatto tutto da sé. Il loro travaglio merita perciò tutto il nostro rispetto e, in certi casi, anche la nostra ammirazione”.


1 Oreste Lizzadri, Napoli 1896-1976, Segretario generale delle Cgil 1945-1948, deputato del Psi dal 1948 al 1962 e poi ancora nel 1967.

2 In Il regno di Badoglio, Milano, 1963,