18 luglio

Migliaia di manifestini piovono dal cielo sull’Italia. Roosevelt e Churchill invitano gli italiani a liberarsi da Mussolini, servo di Hitler, recuperando pace e dignità nella famiglia delle nazioni europee.

“Questo è un messaggio rivolto al popolo italiano dal Presidente degli Stati Uniti d’America e dal Primo Ministro della Gran Bretagna”. Il manifestino (queste righe sono solo l’inizio), lanciato questa notte dal cielo su Roma e su altre città italiane, è incollato alla pagina di oggi del diario di Giuseppe Bottai1.

Chi è Giuseppe Bottai? Bottai ha avuto molti incarichi di responsabilità nel regime, ma sempre su posizioni critiche e moderate. È stato governatore di Roma (un titolo che sostituiva quello di sindaco) nel 1932 e 1933 e ministro dell’educazione nazionale dal 1936 fino al rimpasto ministeriale del febbraio scorso; autore nel 1939 di una riforma scolastica chiamata “carta della scuola”, che cercava di conciliare i nuovi e più moderni aspetti della società col sistema autoritario del fascismo. Fervente cattolico, ha però appoggiato nel 1938-1939 le leggi razziali anche in campo scolastico.

Giuseppe Bottai in uniforma fascista a sinistra e, a destra, nell'uniforme della Legione Straniera, di cui fece parte dopo essere stato condannato a morte dalla Repubblica di Salò. Nel 1944-45 combatté contro i tedeschi in Francia e Germania e fu promosso sergente sul campo. Tornò in Italia nel 1948

Giuseppe Bottai in uniforma fascista a sinistra e, a destra, nell’uniforme della Legione Straniera, di cui fece parte dopo essere stato condannato a morte dalla Repubblica di Salò. Nel 1944-45 combatté contro i tedeschi in Francia e Germania e fu promosso sergente sul campo. Tornò in Italia nel 1948.

Nel febbraio del 1940 ha fondato e diretto una rivista quindicinale, Primato, che intendeva raccogliere tutta la gioventù intellettuale del momento2, anche quella più o meno critica del sistema. È anche membro del Gran consiglio del fascismo, ma da qualche tempo è in disparte, angosciato per come vanno le cose e consapevole che la guerra sarà perduta e che il fascismo finirà.3

In uno degli ultimi numeri dell’altra rivista da lui fondata e diretta, Critica fascista, ha denunziato “l’inquietudine che c’è in giro, l’insofferenza, l’acuto desiderio di novità”, attribuendoli a una “sofferenza di natura politica per i meno felici modi di essere della cosa pubblica, per l’alterna vicenda delle armi, per evidenti disfunzioni”; da qui la necessità di “un più vigoroso impulso verso la giustizia sociale” e di “probità, di competenza, di serietà, cortesia in tutti coloro che attendono alla cosa pubblica”. Ha scritto anche che non era il caso di dare troppo credito alle voci (alimentate dallo stesso Mussolini) di un'”arma segreta tedesca” capace di cambiare le sorti della guerra.

Forse per questo Bottai ha raccolto il manifestino che aerei alleati hanno lanciato in nottata e lo ha incollato sulla pagina di oggi del suo diario. Il manifestino, firmato da Franklin Roosevelt e Winston Churchill, continua (il testo è poco noto e conviene darlo nella sua integrità): “In questo momento le forze armate associate degli Stati Uniti, della Gran Bretagna e del Canada, sotto il comando del Generale Eisenhower e del suo vicecomandante, generale Alexander, stanno portando la guerra nel cuore del vostro paese. Questo è il risultato diretto della politica vergognosa che Mussolini e il regime fascista vi hanno imposto. Mussolini vi ha trascinato in questa guerra come nazione satellite di un distruttore brutale di popoli e libertà”.

“L’adesione dell’Italia ai piani della Germania nazista era indegna delle antiche tradizioni di libertà e cultura del popolo italiano — tradizioni alle quali tanto devono i popoli dell’America e della Gran Bretagna. I vostri soldati non hanno combattuto affatto per gli interessi d’Italia, ma solo per quelli della Germania nazista. Essi hanno combattuto con coraggio, ma sono stati traditi e abbandonati dai tedeschi sul fronte russo e su ogni campo di battaglia in Africa, da el-Alamein a Capo Bon.

“Oggi le speranze che nutriva la Germania di dominare il mondo sono state frantumate su tutti i fronti, I cieli d’Italia sono dominati dalle vaste flotte aeree degli Stati Uniti e della Gran Bretagna. Le coste d’Italia vengono minacciate dal più grande ammassamento di forze navali che la Gran Bretagna e gli alleati abbiano mai concentrato nel Mediterraneo. Le forze che ora vi stanno di fronte sono impegnate a distruggere la potenza della Germania nazista, la quale ha spietatamente inflitto schiavitù, distruzione e morte a tutti coloro che rifiutano di vedere nei tedeschi la razza dominante”.

“L’unica speranza che l’Italia ha di sopravvivere sta in una capitolazione che non sarebbe disonorevole, data la potenza soverchiante delle forze militari delle Nazioni Unite. Se continuate a sostenere il regime fascista, asservito alla potenza criminale dei nazisti, voi dovete subire le conseguenze della vostra scelta. A noi non fa piacere invadere il suolo d’Italia e portare la devastazione tragica della guerra nelle case degli italiani. Ma siamo decisi ad eliminare i capi falsi e le loro dottrine che hanno ridotto l’Italia al suo stato attuale”.

“Ogni momento che resistete alle forze associate delle Nazioni Unite, ogni goccia di sangue che versate, non può servire che a uno scopo: a dare ai capi nazisti e fascisti un altro margine di tempo per sfuggire alle conseguenze inevitabili dei loro delitti”.

“Tutti i vostri interessi e tutte le vostre tradizioni sono state tradite dalla Germania e dai vostri capi falsi e corrotti; solo abbandonando la Germania e i capi fascisti un’Italia rinnovata può sperare di acquistare un posto rispettato nella famiglia delle nazioni europee”.

“È venuto il momento per voi Italiani di considerare la vostra dignità, i vostri interessi e il vostro desiderio di una restaurazione del decoro nazionale e di una pace sicura. È venuto il momento per voi di decidere se gli Italiani debbono morire per Mussolini e per Hitler o vivere per l’Italia e per la civiltà”.

Sono parole chiare e fanno prevedere quello che accadrà proprio domani.


1 Diario 1935-1944, Rizzoli 1989.

2 L’iniziativa culturale di Bottai ebbe successo, tanto che qualcuno lo chiamava, forse troppo severamente, il “grande corruttore”. Collaboratori di “Primato” sono stati infatti letterati, artisti, filosofi, storici, giornalisti che da quelle sponde di dissidenza o di fronda sono poi approdati a rive ben lontane, in maggioranza di sinistra: Nicola Abbagnano, Enzo Paci, Ugo Spirito; Walter Binni, Gianfranco Contini, Enrico Falqui, Francesco Flora, Mario Praz, Pietro Pancrazi; Luigi Salvatorelli, Giorgio Spini; Corrado Alvaro, Riccardo Bacchelli, Alessandro Bonsanti, Giovanni Comisso, Vitaliano Brancati, Dino Buzzati, Vincenzo Cardarelli, Emilio Cecchi, Giuseppe Dessì, Carlo Emilio Gadda, Vasco Pratolini, Cesare Pavese; Alfonso Gatto, Mario Luzi, Sandro Penna, Salvatore Quasimodo, Eugenio Montale, Giuseppe Ungaretti; Enzo Biagi, Leo Longanesi, Paolo Monelli, Indro Montanelli; Filippo De Pisis, Renato Guttuso, Orfeo Tamburi.

La copertina di un numero di 'Primato, lettere e arti d'Italia'

La copertina di un numero di “Primato, lettere e arti d’Italia”.

3 Giuseppe Bottai (1895-1959) voterà l’ordine del giorno di Dino Grandi nella riunione del Gran Consiglio del fascismo del 25 luglio. Condannato a morte in contumacia dalla Repubblica di Salò, si arruolerà sotto falso nome nella Legione straniera francese e tornerà in Italia nel 1948 dopo l’amnistia. Nel 1949 ha pubblicato Vent’anni e un giorno; nel 1950 Legione è il mio nome; nel 1953 ha fondato il quindicinale politico abc. È morto a Roma nel 1959. Il terzogenito dei suoi tre figli, Bruno, 1930, diplomatico in carriera dal 1954, è stato ambasciatore presso la Santa sede, ambasciatore a Londra, segretario generale del ministero degli affari esteri.