10 agosto

Le alleanze sono rovesciate: il nemico non sono più gli angloamericani ma i tedeschi. Con l’Ordine 111 C.T. lo Stato maggiore dell’esercito invita i Comandi a cambiare i piani operativi per contenere le forze germaniche.

I nemici non sono più gli angloamericani ma i tedeschi. Il capovolgimento delle alleanze viene comunicato dallo Stato maggiore dell’esercito a tutti i comandi dipendenti con un documento – “Ordine 111 C.T.” – di cui si ignora il testo originale e completo perché distrutto appena letto, per motivi di segretezza, sia dal mittente che dai destinatari.

È un documento importante, che si collega alla Memoria 44 op che il prossimo 2 settembre sarà inviata agli stessi indirizzi per dare le necessarie disposizioni in vista dell’imminente armistizio. L’Ordine 111 C.T. invita a cambiare i piani operativi in relazione alle nuove alleanze; la Memoria 44 op detterà i modi per respingere eventuali aggressioni tedesche.

Dell’Ordine 111 C.T. gli storici parlano poco1, perché poco si è venuti a sapere dei suoi contenuti. Può essere quindi utile la testimonianza di uno che, se non altro, ha visto la busta che lo conteneva ed è stato in certo modo coinvolto nell’applicazione dei suoi contenuti. La testimonianza è di Sergio Lepri, l’autore di queste pagine2: “In quei giorni, dai primi di luglio all’11 settembre, ero in servizio militare al Comando della quinta armata3, ufficio operazioni. È vero che ero solo un sergente. Nonostante la laurea, non ero stato ammesso alla scuola allievi ufficiali perché mi mancavano due millimetri alla statura di un metro e sessanta allora prescritta per essere ufficiali (prima della guerra il limite era di un metro e 54, che era la statura del re). Soldato semplice, poi caporale, poi caporale maggiore, come sergente ero approdato a Posta militare 119 e la laurea aveva suggerito di collocarmi nel settore più delicato del Comando, appunto l’ufficio operazioni, guidato da un tenente colonnello di carriera, Giuseppe Bertorelle (vicentino, non nascondeva il suo antifascismo; fu poi attivo nella Resistenza). Uno dei miei compiti era di tenere aggiornata visivamente la posizione dei reparti che costituivano la quinta armata: tante bandierine di carta di diverso colore appuntate con uno spillo su una grande carta topografica, il 200 mila del Touring.

“Proprio col tenente colonnello Bertorelle ero di servizio in una notte che identificherei fra il 19 e il 20 di agosto, ma che potrebbe essere anche prima, due o tre giorni4. Dopo mezzanotte arriva a Viterbo un ufficiale da Roma (un colonnello, mi pare di ricordare); aveva un documento urgente, da bruciare – seppi più tardi – appena letto. Mi precipito a svegliare il tenente colonnello Bertorelle; il tenente colonnello Bertorelle si precipita a svegliare il generale Caracciolo e il generale Rovere. La riunione durò almeno un’ora nella stanza del generale Caracciolo (una riunione a cui, ovviamente, non partecipai). Poi l’ufficiale arrivato da Roma se ne va, accompagnato all’uscita dal tenente colonnello Bertorelle, che mi vede, mi strizza l’occhio, ‘grandi cose’ mi dice; ‘bisognerà spostare tutte le bandierine’.

“Sulla grande carta topografica che ricopriva una parete le bandierine le spostai, su sua indicazione, due o tre giorni più tardi e dopo lunghe e segretissime riunioni degli alti gradi del Comando, accompagnate da un’infinità di messaggi trascritti dall’ufficio cifra: quattro delle sei divisioni dipendenti dal Comando dell’armata venivano disposte intorno alle due divisioni tedesche presenti nell’Italia centrale, cioè la terza divisione corazzata (“panzergrenadier”), schierata tra l’Amiata e il lago di Bolsena, e la seconda divisione paracadutisti, giunta da poco nella zona di Pratica di Mare, a sud di Roma. Le divisioni costiere, schierate lungo la costa tirrenica faccia a mare in funzione antisbarco, si rivoltavano di 180 gradi con le loro artiglierie, cioè verso terra. Non era necessario essere degli esperti di strategia militare per capire che cosa stava succedendo e non erano necessari gli ammiccamenti del colonnello Bertorelle e i suoi commenti a bassa voce. Il colonnello venuto da Roma aveva portato la grande e attesa novità: il nemico da fronteggiare non erano più gli angloamericani ma i tedeschi; di conseguenza dovevano essere cambiati tutti i piani di difesa: le divisioni costiere dovevano perdere il loro compito di truppe antisbarco per acquistare quello di truppe di rincalzo e le unità mobili dovevano essere dislocate intorno alle divisioni tedesche già in posto.

“Lo spostamento delle bandierine dimostrava che almeno al Comando della quinta armata i piani erano stati cambiati; e, a conferma che i piani erano stati anche applicati dai Comandi dipendenti, un giorno mi passò fra le mani un fonogramma in cui il comandante di un reparto della difesa costiera tirrenica avvertiva che non gli era possibile girare di 180 gradi le sue artiglierie, perché i pezzi si trovavano in postazioni di cemento armato rivolte verso il mare”.

Mario Torsiello, l’ufficiale dello Stato maggiore dell’esercito che parteciperà alla redazione e batterà a macchina la Memoria 44 op (se ne parlerà il prossimo 2 settembre), non ha visto l’Ordine 111 C.T., ma sa che amplia le “disposizioni verbali” impartite il 30 luglio (quindi c’erano state delle disposizioni verbali già alla fine di luglio); del documento riassume anche le linee principali5: “Il contenuto dell’ordine fu aderente alle già indicate disposizioni verbali: salvaguardarsi dalle sorprese, prevedere e disporre l’eventuale spostamento dei Comandi in località più idonee alla loro difesa; rinforzare la protezione degli impianti più importanti; controllare i movimenti delle truppe tedesche (nel testo è scritto “non nazionali”) e l’eventuale loro fiancheggiamento ad opera di elementi o simpatizzanti del caduto regime; studiare e predisporre colpi di mano contro elementi più sensibili e vulnerabili delle predette forze, preparando poche imprese accurate e con reparti di forza adeguata anziché molte di meno sicura riuscita; raccogliere le truppe non aventi altro impiego, per tenerle alla mano in località importanti; porre le artiglierie nelle condizioni della massima mobilità. L’attuazione delle azioni di forza doveva compiersi o su ordine diretto del Centro o, in difetto di collegamenti, di iniziativa, qualora gli atti ostili fossero stati di natura collettiva e da non confondersi con gli ordinari casi (ormai abituali) di violenza individuale”.

C’è nel testo, e Torsiello lo fa notare, un’espressione che spiega la linea del governo e i suoi futuri prossimi comportamenti: non si usa mai la parola “tedeschi” ma “non nazionali”. La prudenza non è mai troppa.


1 Ruggero Zangrandi (1943: 25 luglio – 8 settembre) è, fra gli storici, quello che più volte accenna all’Ordine 111 C.T., senza però soffermarsi sui suoi contenuti.

2 La testimonianza è stata pubblicata sul numero novembre-dicembre 2003 di nuova Storia Contemporanea, la rivista diretta da Francesco Perfetti. Altre parti della testimonianza saranno riprese nelle giornate dell’8 e dell’11 settembre.

3 Il Comando della quinta armata aveva il compito di difendere tutta l’Italia centrale dalla Spezia al Garigliano e da Porto Recanati a Istonio (oggi si chiama Vasto); era esclusa soltanto la difesa di Roma, di cui era diretto responsabile il Comando supremo. La sede logistica del Comando era a Firenze nella villa Torrigiani e nel suo parco, in mezzo al popolare quartiere di San Frediano. La sede operativa fu prima a Margine Coperta, subito dopo Montecatini Terme sulla strada per Pescia (qui si trovava il 25 luglio); poi a Viterbo, nel moderno edificio dell’istituto tecnico; poi, verso la fine di agosto, per sfuggire ai bombardamenti di ogni notte, la sede fu spostata nel palazzo Manni sulla rocca di Orte. Il comandante dell’armata era il generale Mario Caracciolo di Feroleto, il suo vice il generale Rovere.

4 L’autore della testimonianza ritiene oggi di avere commesso un errore di memoria. Ricordando meglio, l’episodio avvenne nella prima settimana di agosto, non a Viterbo ma a Margine Coperta (Montecatini), dove in un grande villa padronale aveva sede in quei giorni il Comando della 5a armata; questo coincide con la data di spedizione del documento, il 2 agosto. Il resto non cambia.

5 In L’aggressione germanica all’Italia, un saggio pubblicato sul numero del maggio 1945 dalla Rivista militare.