DAL 25 LUGLIO ALLA REPUBBLICA DI SALÒ
Il 1943 attraverso i notiziari dell’Agenzia Stefani

di Franco Arbitrio

Settembre

I fatti salienti del mese

Il 3 a Cassibile (Siracusa) il generale Castellano ed il generale Bedell Smith, presente Eisenhower, firmano l’armistizio (sarà noto come “armistizio corto”) che sarà annunciato l’8. Il 9 il re, Badoglio e lo stato maggiore lasciano Roma; da Ortona raggiungeranno Brindisi. A Roma, a Porta S. Paolo l’esercito e la popolazione si oppongono ai tedeschi comandati da Kesselring. Sempre il 9 si costituisce il primo Comitato di Liberazione Nazionale (CLN); ne fanno parte Scoccimarro e Amendola per il PCI, Nenni e Romita per il PSIUP, La Malfa e Fenoaltea per il partito d’azione, Ruini per Democrazia del Lavoro, De Gasperi per la DC, Casati per il PLI. Il 9 gli americani sbarcano a Salerno e gli inglesi a Taranto. Il 10 le truppe che difendono Roma si arrendono ai tedeschi. Il 12 Mussolini è liberato dai tedeschi a Campo Imperatore. Dal 14 al 24 si compie a Cefalonia la tragedia della divisione Acqui, che rifiuta di arrendersi ai tedeschi. Il 18 Mussolini da radio Monaco annuncia la costituzione della repubblica nell’Italia del nord sotto il controllo dei tedeschi ed il 23, rientrato in Italia, forma il suo governo. Il 29 Badoglio ed Eisenhower firmano a Malta l’armistizio “lungo” il quale stabilisce il totale controllo politico e militare degli alleati sull’Italia e sul suo governo.

Venerdì 3 settembre

La Stefani trasmette: “La Stampa nel suo editoriale odierno scrive che le questioni che si impongono ala nostra attenzione e domandano la nostra volenterosa cooperazione, sono di trovare il modo di uscire dalla guerra e di uscirne quanto più presto e meglio è possibile. Dobbiamo – rileva il giornale – preoccuparci dei formidabili problemi economici e sociali di un dopoguerra che non si annuncia davvero idilliaco dopo tante e così spaventose distruzioni, in cui è andata incenerita la ricchezza accumulata con il sudore e con la intraprendenza costruttiva di più generazioni. Dobbiamo ricostruire la nostra vita di Nazione su basi libere e civili riparando i guasti, non solo materiali, di un ventennio di dittatura arbitraria e sovvertitrice. Concludendo, il foglio torinese constata che il Governo Badoglio è pienamente conscio di questa necessità e l’asseconda sul serio e agisce alla luce del sole”.

Il Ministro della Cultura Popolare invia la seguente nota: “Essendo intendimento della Società Anonima proprietaria dell’Agenzia Stefani (eredi Morgagni) di procedere alla cessione completa della gestione, S.E. il Ministro della Cultura Popolare propone che detta proprietà passi ad un istituto finanziario parastatale.”

Postilla di S.E. il Capo del Governo “SI-B”

Restituito con c.v. del Dr. Micali “con distinti ossequi” a S.E. Galli”.30

Il generale Giuseppe Castellano firma a Cassible l’armistizio con l’intesa che esso entrerà in vigore, e l’annuncio sarà trasmesso per radio da Badoglio, entro cinque giorni.

Mercoledì 8 settembre

Alle 18.25 circa l’ambasciatore Augusto Rosso, segretario generale del ministero degli Esteri, riceve una telefonata dall’ambasciatore tedesco Rudolf von Rahn31 (Amae – RSI 23), che gli segnala

“una notizia diffusa dalla radio di New York, secondo la quale il Generale Eisenhower aveva informato che era stato firmato l’armistizio con l’Italia e che tutte le truppe italiane avevano deposto le armi.

“Il Signor Rahn mi ha chiesto che cosa significava tale notizia.

“Gli ho risposto che tutto quello che io potevo dirgli era che a me non risultava nulla in proposito. Anche a me era stato riferito pochi minuti prima che la notizia dell’armistizio era stata annunziata dalla Radio Algeri.

“Rahn mi ha chiesto che cosa ne pensavo.

“Ho risposto che credevo si trattasse di una manovra della propaganda nemica”.

Alle 18.45 circa Rahn, continua l’ambasciatore Rosso, “mi chiama nuovamente al telefono per dirmi che, avendo comunicato col proprio Governo, ne aveva ricevuto l’ordine di chiedere al Governo Italiano una immediata e categorica smentita.

“Gli ho risposto che non potevo prendere una decisione in proposito senza aver ricevuto istruzioni dal mio Ministro. Guariglia del resto era atteso al Ministero entro pochi minuti e gli avrei fatto immediatamente la comunicazione.

“Rahn ha insistito per la smentita immediata. Gli ho suggerito di mettersi in comunicazione direttamente col Maresciallo Badoglio.

“Poco dopo arriva il Ministro Guariglia il quale mi informa che poco prima gli era stato comunicato l’armistizio essere stato effettivamente concluso. Mi incarica di invitare il Ministro Rahn a venire a Palazzo Chigi.

“Quando il Ministro Rahn arriva, Guariglia mi fa chiamare perché io assista alla conversazione. Questa conversazione è stata riportata in modo esatto dal rapporto fatto dal Ministro Rahn al proprio Governo e pubblicata dalla stampa”.

Alle 20,20 Badoglio invia ad Hitler (Ministero Affari Esteri – I documenti diplomatici italiani – Roma 1990 – Volume X – Documento 773) il seguente telegramma:

“Nell’assumere il Governo d’Italia al momento della crisi provocata dalla caduta del Regime fascista, la mia prima decisione e il conseguente primo appello che io rivolsi al popolo italiano fu di continuare la guerra per difendere il territorio italiano dall’imminente pericolo di una invasione nemica.

“Non mi nascondevo la gravissima situazione nella quale si trovava l’Italia, le sue deboli possibilità di resistenza, gli immensi sacrifici ai quali essa doveva ancora andare incontro. Ma su queste considerazioni prevalse il sentimento di dovere che ogni uomo di Stato responsabile ha verso il suo popolo: quello di evitare cioè che il territorio nazionale diventi preda dello straniero.

“E l’Italia ha continuato a combattere, ha continuato a subire distruttivi bombardamenti aerei, ha continuato ad affrontare sacrifici e dolori, nella speranza di evitare che il nemico, già padrone della Sicilia – perdita delle più gravi e delle più profondamente sentite dal popolo italiano – potesse passare nel continente.

“Malgrado ogni nostro sforzo ora le nostre difese sono crollate. La marcia del nemico non ha potuto essere arrestata. L’invasione è in atto.

“L’Italia non ha più forza di resistenza. Le sue maggiori città, da Milano a Palermo, sono o distrutte o occupate dal nemico. Le sue industrie sono paralizzate. La sua rete di comunicazioni, così importante per la sua configurazione geografica, è sconvolta. Le sue risorse, anche per la gravissima crescente restrizione delle importazioni tedesche, sono completamente esaurite.

“Non esiste punto del territorio nazionale che non sia aperto all’offesa del nemico, senza una adeguata capacità di difesa, come dimostra il fatto che il nemico ha potuto sbarcare – come ha voluto, dove ha voluto e quando ha voluto – una ingente massa di forze, che ogni giorno aumentano di quantità e di potenza, travolgendo ogni resistenza e rovinando il Paese.

“In queste condizioni il Governo Italiano non può assumersi più oltre la responsabilità di continuare la guerra, che è già costata all’Italia, oltre alla perdita del suo impero coloniale, la distruzione delle sue città, l’annientamento delle sue industrie, della sua marina mercantile, della sua rete ferroviaria, e finalmente l’invasione del proprio territorio.

“Non si può esigere da un popolo di continuare a combattere quando qualsiasi legittima speranza, non dico di vittoria, ma financo di difesa si è esaurita.

“L’Italia, ad evitare la sua totale rovina, è pertanto obbligata a rivolgere al nemico una richiesta di armistizio”.

Alle 20.30 la Stefani trasmette:

“Il Capo del Governo Maresciallo d’Italia Badoglio questa sera alle ore 19.45 ha fatto alla radio la seguente comunicazione:

“Il Governo Italiano, riconosciuta la impossibilità di continuare l’impari lotta contro la soverchiante potenza avversaria, nell’intento di risparmiare ulteriori e più gravi sciagure alla Nazione, ha chiesto un armistizio al Generale Eisenhower Comandante in capo delle Forze alleate anglo-americane.

“La richiesta è stata accolta.

“Conseguentemente ogni atto di ostilità contro le Forze anglo-americane deve cessare da parte delle Forze italiane in ogni luogo.

“Esse però reagiranno ad eventuali attacchi da qualsiasi altra provenienza”.

Commenta Suster, lo stesso giorno, nel suo diario: “Anche l’ultima vergogna che poteva toccare al popolo italiano è stata assicurata alla nostra storia. Il Maresciallo Badoglio, uno dei maggiori responsabili della nostra impreparazione bellica, uno dei più umili “servi sciocchi” del Duce, uno dei maggiori beneficiari del Fascismo, uno dei massimi esponenti delle nostre forze armate degli ultimi trent’anni, profittatore di tutte le situazioni, da Caporetto alla Campagna d’Albania, ha tradito oggi nel modo più ignominioso il Paese, gli Alleati e gli stessi suoi collaboratori del Governo, facendo annunciare improvvisamente dal nemico che l’Italia aveva firmato la resa incondizionata, ottenendo così l’armistizio. La notizia è giunta attraverso la Reuter alle 18, e ha lasciato tutti noi senza fiato.

Messomi immediatamente in comunicazione con il ministro Galli, egli mi ha dichiarato di non saperne assolutamente nulla, aggiungendo che avrebbe fatto smentire la cosa dalla radio ed invitandomi ad attendere qualche minuto per reagire in modo da potermi dare qualche istruzione.

In attesa di questo telefono al Ministero degli Esteri dove parlo con il Capo Gabinetto Capranica e con il capo dell’ufficio stampa Mascia, i quali non sanno assolutamente nulla di quel che succede. Il secondo anzi mi dice che l’ambasciatore Rosso sta smentendo categoricamente la cosa all’incaricato d’affari germanico Von Rahn che ha telefonato per chiedere chiarimenti.

Dovrei essere tranquillo ma non posso esserlo perché la Reuter continua a lanciare particolari e dettagli sulla capitolazione dell’Italia precisando che l’armistizio è stato firmato fin dal 3 settembre da Eisenhower ed i rappresentanti di Badoglio, con la clausola che sarebbe entrato in vigore al momento più opportuno. Il tradimento appare così sempre più grave e delittuoso, e non mi so rendere conto come un soldato ed un piemontese abbia potuto compierlo. Dalle fonti ufficiali intanto, manca sempre ogni notizia”.

Suster invia quindi suoi redattori alla Presidenza del Consiglio, alla Cultura Popolare, continua a telefonare. “Nessuno sa niente” . Il rappresentante del DNB, barone Halm “mi chiede una conferma o una smentita. Non posso dargli né l’una né l’altra. Sono umiliato fino ad averne la gola serrata di una simile situazione, ma ormai è chiaro che siamo praticamente senza un Governo responsabile, alla mercé di chi ci vorrà o ci saprà occupare. Finalmente alle 19,45 il Maresciallo Badoglio si è fatto udire al microfono annunciando per radio l’avvenuta capitolazione, ed invitando l’esercito a non opporre più alcuna resistenza agli invasori. Nessun accenno alle condizioni ottenute, nessuna assicurazione per il futuro destino dell’Italia. Il proclama quanto mai anodino ed equivoco lascia quasi credere che ormai l’Italia si schieri a fianco degli anglo-americani, e fa credere che stanotte questi sbarcheranno ovunque nei nostri porti ormai aperti alle loro navi”.

Pianti e disperazione in redazione.

“E’ la vergogna quella che ci umilia; la guerra si può perdere ma noi abbiamo ormai e definitivamente perso anche l’ultima briciola di onore. Non ci resta che sputarci in faccia come dei vili e dei fedifraghi; e tutti i popoli avranno il diritto di farlo. Primo fra tutti i tedeschi, che non ci avevano mai sollecitato ad entrare in guerra al loro fianco, che non hanno mai lesinato gli aiuti ed i consigli in questi anni di conflitto.

La notizia intanto spargendosi per la città provoca qualche manifestazione di giubilo subito repressa però, perché basta pensare un secondo per comprendere che non c’è veramente nulla da festeggiare, ma bensì tutto da piangere.

I tedeschi intanto non nascondono di essere stati completamente sorpresi dall’avvenimento, e Halm mi dice che ancor oggi il generale Roatta a nome di Badoglio ed il Ministro Acquarone a nome del Re avevano smentito come una ignobile calunnia, ogni voce neutrale che fra l’Italia e gli anglo-americani fossero in corso delle conversazioni. Decisamente Badoglio ha tradito tutti anche i suoi più vicini collaboratori, ed il suo Sovrano, che non crederò mai abbia approvato un tale modo di agire, sleale, basso e truffaldino.

Halm comunque è molto pessimista sulle conseguenze che possono derivare dall’avvenimento. Pessimista per le relazioni italotedesche e per il corso della guerra; teme il peggio sull’uno e sull’altro piano, non senza infiniti dolori per entrambi i popoli. Da Londra si annuncia intanto che la flotta italiana deve immediatamente lasciare i porti italiani per andarsi a consegnare a Gibilterra, a Caifa ed a Tripoli. È la catastrofe più immane che la nazione poteva attendersi, con il disonore per tutte le nostre armi.

Verso le 23 le stazioni radio tedesche annunciano una violenta presa di posizione del Governo tedesco, che svergogna Badoglio ed il Re chiamandoli ‘vili traditori’ della causa europea ed annuncia la costituzione in Germania di un Governo nazionale fascista. Temo che questo sia il segnale oltre tutto della guerra civile e di una lotta fratricida, come ai tempi del più basso medioevo.

Alle porte di Roma intanto, incominciano a risuonare cupi colpi di cannone. Sembra che siano in corso combattimenti fra i tedeschi ed i nostri. Entrambi vogliono disarmarsi a vicenda in un disordine di ordini e di contrordini, che non possono che preludere al caos. Le notizie più pazze e contraddittorie si susseguono e si accavallano. Si ha l’impressione che tutti hanno perso la testa, che nessuno più comanda né sa quel che succede, che infine il Paese vada alla deriva come uno straccio senza volontà e senza energia. Nella notte si odono da lontano colpi di moschetto e di cannone, mentre bagliori di incendio punteggiano l’orizzonte”.

Giovedì 9 settembre

Alle 5.10 avviene la fuga da Roma del Re, di Badoglio, del Governo e dello Stato Maggiore in direzione di Pescara e quindi ad Ortona dove si imbarcheranno per Brindisi. Nessuno ne sa niente tanto che la Stefani alle 9.45 trasmette:

“In seguito ad ispezioni militari che richiedevano la sua personale presenza, il maresciallo Badoglio è attualmente fuori di Roma. Il maresciallo Caviglia, l’ufficiale più alto in grado nella scala militare, ha assunto temporaneamente e soltanto per i problemi concernenti la capitale, funzioni e poteri di coordinamento di carattere militare”.

Alle 10 – “La città di Roma è completamente tranquilla. La vita si svolge col ritmo consueto e normale. Sono in corso delle trattative col comando delle truppe germaniche dislocate nella zona per il trasferimento dei reparti verso il nord”.

Alle 13 – “Le trattative col comando delle truppe germaniche dislocate nella zona di Roma per il trasferimento verso il nord di reparti tedeschi annunciate stamane, sono state interrotte”.

“E’ stato con la morte nel cuore che il popolo italiano ha appreso iersera che la guerra attuale è ormai definitivamente perduta per esso, e che un atto militare, altrettanto inaspettato quanto inevitabile, è intervenuto per porre fine ad una resistenza diventata ormai vana ed impotente. Quest’atto militare, maturato e deciso all’infuori di ogni valutazione od interferenza politica, imposto dalla realtà dei fatti molto più che dal calcolo delle menti, segna, per la storia d’Italia, una delle ore più nere, perché, è ben chiaro a tutti, esso significa il forzato arresto e la inesorabile rinuncia ad una legittima aspirazione di prestigio, di grandezza e di possibilità nazionali, quali ogni popolo, senza distinzione, ha sempre nutrito in fondo al proprio cuore. Evidentemente, l’Italia in qualche cosa ha sbagliato credendo di poter affrettare troppo i tempi di un tale sviluppo; in qualche cosa si è ingannata impegnandosi tutta nel bruciare le tappe di quella dura e faticosa evoluzione storica, che porta alla vera potenza. Ma non per questo il risveglio, oggi, è meno amaro, la delusione meno grande, il dolore e l’umiliazione meno profondi. Gli italiani tutti, senza differenza né di partiti, né di convinzioni, sentono nelle loro carni e nelle loro coscienze che il destino è stato con loro veramente implacabile; implacabile nel metterli nell’attuale situazione senza uscita, implacabile soprattutto nel condannarli a desistere, senza alcun rispetto verso la loro stessa tradizione, dallo sforzo e dal sacrificio. E’ vero, e la storia dovrà rendere comunque all’Italia almeno questa giustizia, che gli italiani non si sono arresi che di fronte ad una concomitanza di fatti più grandi, più inesorabili della loro stessa volontà; ma la coscienza di non aver nulla risparmiato per mutare le sorti del destino non basta a far risultare la disfatta meno grave e meno irreparabile”.

Quello stesso giorno, di mattina presto, Suster si reca al Ministero della Cultura Popolare ed a quello degli Esteri per esaminare assieme agli organi responsabili la situazione e decidere il da farsi. “Trovo in entrambi i dicasteri – annota nel suo diario – l’atmosfera più nera ed amara. Sia il Ministro Galli che il Ministro Guariglia sono letteralmente con la bava alla bocca per il modo di agire di Badoglio che non li ha minimamente informati di quel che stava trattando e preparando, tanto che ancora alle 18 di ieri ignoravano ogni cosa. Guariglia ha addirittura stamani, dato le dimissioni consegnando il ministero all’ambasciatore Rosso. Il Ministro Galli rifiuta di ricevere chiunque e si è ritirato al suo albergo dove lo vedrò nel pomeriggio raccogliendo uno dei più tragici sfoghi di un italiano vecchio stampo, tradito dal suo capo, e disperato di aver macchiato il suo nome ed il suo onore, in una azione nella quale non ha avuto nessuna parte né diretta né indiretta.

Lo spaventoso in tutto questo si è, che ancora iersera sia Badoglio sia il Re e un po’ tutti i responsabili della capitolazione, sono vilmente scappati da Roma, andandosi a nascondere in un paese che nessuno sa e lasciando non soltanto la capitale ma il Paese, completamente in balia di se stesso.

Il disorientamento, il panico, la confusione è così al colmo. Nei ministeri i funzionari e gli impiegati sono stati invitati a sgomberare ed a rientrare alle loro case, nelle caserme i soldati vengono smobilitati senza alcuna formalità, e rincasano scamiciati, trascinando i fucili come le scope con il calcio sul selciato. E’ una vergogna senza nome, il crollo, la catastrofe, lo sfacelo più completo che si potesse immaginare. Io però sono deciso a non mollare. L’Italia, particolarmente in questo momento, ha bisogno di non apparire nel mondo come un paese d’inetti, di cialtroni e d’incapaci, e la Stefani anche in assenza del Governo, anche senza alcune direttive ed istruzioni, anche senza informazioni, continuerà a funzionare, non fosse altro come ultimo simbolo che non siamo tutti scappati a nasconderci per paura di essere sculacciati. Praticamente, per tutta la giornata,, assumo ed assolvo così funzioni di Ministro degli Esteri, della Cultura Popolare, di Presidente del Consiglio, lanciando notizie all’estero ed all’interno, commentando gli sviluppi della situazione, selezionando elementi ed informazioni, secondo quest’unico criterio di base: dare l’impressione e la prova che il Paese non si dissolve come un cadavere, ma chiede soltanto a tutti di essere lasciato libero di piangere sul lutto della sua sorte”.

Suster scrive ancora: “la fuga di Badoglio, l’inesistenza del Governo, incominciano intanto a trapelare fra l’opinione pubblica e l’indignazione bolle soprattutto fra gli estremisti che chiedono sempre più apertamente la costituzione di un comitato di salute pubblica e la deposizione del Re. Gruppi di cosiddetti ex combattenti percorrono i quartieri popolari, distribuendo dai camion moschetti e munizioni per l’organizzazione della resistenza contro i tedeschi.

Effettivamente colonne germaniche da Ostia, da Viterbo, da Velletri stanno marciando su Roma, non si sa ancora se per occuparla o per transitarvi diretti verso il Nord. Certo si sentono da lontano frequenti cannoneggiamenti e soprattutto la colonna di Ostia si fa sempre più sotto attestandosi ormai nella zona dell’E. 42. Il nostro Stato Maggiore, più che mai inesistente, continua a far spostare da una parte all’altra formazioni di carri armati e di soldati, visibilmente incapaci di fronteggiare la situazione. Nessuno sa più infatti, né chi comanda, né quel che si vuole, e la confusione si aggrava ad ogni ora che passa”. E intanto gli angloamericani, come se il dramma italiano non li riguardasse, continuano a tergiversare, ad evitare di entrare in diretto contatto con i tedeschi, ma insistono nello sbarcare in fondo alla penisola, nei posti, dove meno grave può essere il pericolo da affrontare. Decisamente Badoglio, facendo quel che ha fatto, non ha saputo nemmeno assicurarsi il loro fulmineo appoggio attraverso uno sbarco coordinato a Civitavecchia o a Fregene, come tutti si attendevano fin dalla notte scorsa. E così perdiamo su tutta la scacchiera, mentre i tedeschi hanno già provveduto ad occupare Genova, Bologna, Verona, Trieste, La Spezia, ecc. I danni sono lievi e piccoli ma l’avvertimento è grande e significativo.

Temo che domani la commedia di questa capitolazione a forze che sono ancora centinaia di chilometri lontane, debba finire malamente, ed un’altra pagina di vergogna si aggiungerà alle molte che costituiscono la storia di questa nostra pagliaccesca epoca”.

La Stefani trasmette:

“Londra 9 – Secondo una comunicazione dell’agenzia ufficiosa britannica truppe della settima armata americana sono sbarcate nei pressi di Napoli”.

“Secondo notizie dell’agenzia ufficiosa britannica lo sbarco delle truppe della settima armata americana con tutti i loro cannoni, veicoli e rifornimenti prosegue regolarmente. Tutte le forze alleate sul continente italiano sono agli ordini del Generale Alexander e del Generale Mark Clark”.

“Washington – Parlando alla radio, Roosevelt ha, tra l’altro, dichiarato: “I nostri obiettivi finali in questa guerra continuano ad essere Berlino e Tokio. Il presidente ha detto inoltre che l’armistizio con l’Italia non significa la fine della guerra nel Mediterraneo”.

“Berna – il Governo svizzero avrebbe ordinato alle truppe di prendere posizione sulla frontiera svizzera”.

Quello stesso giorno, di mattina, il direttore della Stefani Roberto Suster si reca al Ministero della Cultura Popolare ed a quello degli Esteri per esaminare assieme agli organi responsabili la situazione e decidere il da farsi. Scrive nelle sue Cronache (ACS – FRS b. 2):

“Trovo in entrambi i dicasteri l’atmosfera più nera ed amara. Sia il Ministro Galli che il Ministro Guariglia sono letteralmente con la bava alla bocca per il modo di agire di Badoglio che non li ha minimamente informati di quel che stava trattando e preparando, tanto che ancora alle 18 di ieri ignoravano ogni cosa. Guariglia ha addirittura stamani, dato le dimissioni consegnando il ministero all’ambasciatore Augusto Rosso32. “Il Ministro Galli rifiuta di ricevere chiunque e si è ritirato al suo albergo dove lo vedrò nel pomeriggio raccogliendo uno dei più tragici sfoghi di un italiano vecchio stampo, tradito dal suo capo, e disperato di aver macchiato il suo nome ed il suo onore, in una azione nella quale non ha avuto nessuna parte né diretta né indiretta. “Lo spaventoso in tutto questo si è, che ancora iersera sia Badoglio sia il Re e un po’ tutti i responsabili della capitolazione, sono vilmente scappati da Roma, andandosi a nascondere in un paese che nessuno sa e lasciando non soltanto la capitale ma il Paese, completamente in balia di se stesso.

“Il disorientamento, il panico, la confusione è così al colmo. Nei ministeri i funzionari e gli impiegati sono stati invitati a sgomberare ed a rientrare alle loro case, nelle caserme i soldati vengono smobilitati senza alcuna formalità, e rincasano scamiciati, trascinando i fucili come le scope con il calcio sul selciato. E’ una vergogna senza nome, il crollo, la catastrofe, lo sfacelo più completo che si potesse immaginare. Io però sono deciso a non mollare.

“L’Italia, particolarmente in questo momento, ha bisogno di non apparire nel mondo come un paese d’inetti, di cialtroni e d’incapaci, e la Stefani anche in assenza del Governo, anche senza alcune direttive ed istruzioni, anche senza informazioni, continuerà a funzionare, non fosse altro come ultimo simbolo che non siamo tutti scappati a nasconderci per paura di essere sculacciati.

“Praticamente, per tutta la giornata, assumo ed assolvo così funzioni di Ministro degli Esteri, della Cultura Popolare, di Presidente del Consiglio, lanciando notizie all’estero ed all’interno, commentando gli sviluppi della situazione, selezionando elementi ed informazioni, secondo quest’unico criterio di base: dare l’impressione e la prova che il Paese non si dissolve come un cadavere, ma chiede soltanto a tutti di essere lasciato libero di piangere sul lutto della sua sorte”.

Quello stesso giorno33 “Secondo una comunicazione dell’agenzia ufficiosa britannica truppe della settima armata americana sono sbarcate nei pressi di Napoli”.

“Secondo notizie dell’agenzia ufficiosa britannica lo sbarco delle truppe della settima armata americana con tutti i loro cannoni, veicoli e rifornimenti prosegue regolarmente. Tutte le forze alleate sul continente italiano sono agli ordini del Generale Alexander e del Generale Mark Clark.”

Venerdì 10 settembre

Annota Suster nel suo diario: “Oggi abbiamo avuto il bombardamento di Roma. Tutta la notte alla periferia della città aveva echeggiato il fuoco dei cannoni e delle mitragliatrici, e stamani i combattimenti si sono fatti accanitissimi a Porta San Paolo, a Porta Latina ed a Porta San Giovanni. Una divisione tedesca di paracadutisti voleva infatti entrare in città, proveniente da Ostia, e due divisioni corazzate nostre non intendevano farli passare. Numerose ormai le vittime da entrambe le parti e notevoli i danni agli edifici. Verso le 10, dinanzi all’aggravarsi della situazione ed all’assenza di ogni autorità che emanasse ordini o prendesse iniziative, il Ministro della Cultura Popolare, m’inviava un comunicato, annunciante che il maresciallo Caviglia, l’ufficiale più alto in grado, trattava con i tedeschi per una tregua. Un improvviso lugubre silenzio calava sulla città, nella quale ogni segno di vita era sparito. Negozi chiusi, mezzi di comunicazione sospesi, gente tappata in casa, il tutto dava l’impressione della tragedia che sta maturando. A mezzogiorno infatti si apprendeva che le trattative erano fallite ed il cannoneggiamento riprendeva più intenso. Qualche proiettile piombava in pieno centro, come in via Frattina angolo di Via del Gambero, asportando un quarto piano. Le truppe tedesche intanto si spiegano per l’attacco finale, ed i nostri, vinti dal panico, nonostante una grande superiorità di numero e di mezzi, incominciano a fuggire sbandandosi come le pecore. Alle 15 s’iniziava un metodico bombardamento della città, fatto per fortuna con i pezzi leggeri, ma con proiettili carichi di potente esplosivo. Le granate sibilavano per le strade e squarciavano le case con inaudita violenza. Attorno alla Stefani, dove eravamo tranquilli e sereni, al lavoro, le esplosioni si succedono, e una granata faceva diroccare una casa in Via della Vite a 30 metri dalla nostra, un’altra granata colpiva un palazzo di Piazza di Spagna, spaccandone in lungo la facciata, un’altra scoppiava a Trinità dei Monti. La faccenda incomincia veramente a farsi seria tanto che alle 17.15 ho dovuto dare ordine a tutti di scendere nel rifugio, e di lì, poco dopo, di disperdersi per non essere eventualmente presi ed internati dai tedeschi. Da ricordare il magnifico comportamento del nostro capo radiotelegrafista Spicchiesi, quello di Cubeddu, Testena ed in complesso di tutti quelli che erano in servizio. Io con Montagni, sono uscito di casa e dopo una breve tappa all’albergo dove lui abita, siamo andati a fare un giro verso piazza Colonna, il Corso e le vie adiacenti. Dappertutto capannelli di gente eccitata, molti segni di proiettili, ma situazione calma. Alle 18 siamo tornati alla Stefani per riprendere il lavoro. Il cannoneggiamento andava ormai affievolendosi, ma i vari redattori telefonando, segnalano danni un po’ in tutti i quartieri.

Verso le 18.30 ci viene passato un comunicato con il quale si annuncia l’accordo raggiunto con i tedeschi. Accordo che è una nostra completa capitolazione, dato che quasi tutti i nostri soldati saranno disarmati e che i tedeschi occuperanno l’ambasciata, la posta e l’EIAR. Pattuglie tedesche stanno del resto già percorrendo tutte le strade e disarmando i nostri ufficiali e soldati. E uno spettacolo di vergogna incredibile e che dimostra quale sia il grado di spaventosa putrefazione raggiunto dal Paese e dall’esercito. Il conte Calvi di Bergolo ex ufficiale di collegamento in Africa con il comando tedesco, assume intanto, non si sa in nome e per incarico di chi, il comando della città, ed il maresciallo Kesserling il comando delle forze occupanti. La battaglia della via Ostiense, dalle prime notizie che giungono, sembra sia stata ben poco gloriosa per i nostri, fra i quali soltanto i granatieri ed i carabinieri si sono battuti bene e senza paura. Ma altrettanto poco onorevole è stato per i tedeschi l’ingresso in città, accompagnato da indicibili episodi di grassazione, di saccheggio e di violenza, contro inermi cittadini. E’ vero che loro cercano di giustificarsi adducendo l’ostilità della popolazione, ma non è rubando automobili, biciclette, orologi, borsette che si combatte. Comunque, chi si è comportato meglio in queste giornate spaventose è stato il popolo, che pur essendo abbandonato a se stesso senza notizie, senza direttive, senza capi, senza nessun elemento di giudizio è rimasto calmo spettatore degli avvenimenti, emozionato solo dalla ridda delle voci pazzesche che corrono. Oggi sembra confermato intanto che il re e Badoglio sono fuggiti la sera stessa in cui fu annunciato l’armistizio, riparando a bordo di una nave, immediatamente partita per la Sicilia.

Tristissima e disonorante fine di Casa Savoia e delle tradizioni militari italiane, che consigliano ad ognuno di cercarsi un’altra nazionalità. Sia il re che Badoglio, se credevano di fare il loro dovere tradendo come hanno tradito, dovevano anche saperne affrontare le conseguenze, e non abbandonare il loro popolo nella situazione più tragica che mai abbia vissuto una nazione. E per di più abbandonarlo, senza delegare nessuno a rappresentarli, senza pensare né prevedere minimamente quali sarebbero state le conseguenze del loro atto e della loro fuga. Son queste cose che mai potranno essere dimenticate né perdonate”.

La Stefani trasmette una nota che mette particolarmente in vista l’atteggiamento del popolo che “scettico, freddo, scanzonato ed incredulo più di quanto non si voglia generalmente ammettere e non si sappia, sembra oggi più che mai, esser rimasto e voler rimanere spiritualmente in margine agli avvenimenti, che pur strappano le carni alla sua Patria, con una mentalità, ed un atteggiamento non soltanto di diffidenza, di sfiducia, di ostilità generale, ma perfino con un assenteismo, quasi un disinteresse alla fase attuale della sua storia”.

La Stefani annuncia quindi l’accordo con i tedeschi: “Le trattative iniziate ieri fra le Autorità militari italiane e tedesche si sono concluse oggi, 10 settembre, alle ore 16 con l’accettazione di un accordo secondo il quale viene stabilito che le truppe tedesche debbono sostare al margine della Città di Roma, salvo l’occupazione della Sede dell’Ambasciata di Germania, dell’EIAR e della centrale telefonica tedesca.

S.E. il Generale Calvi di Bergolo è stato nominato Comandante di Roma ed avrà alle sue dipendenze una Divisione di fanteria per l’ordine pubblico della capitale, oltre, beninteso, a tutte le forze di polizia.

I Ministri rimangono in carica per il normale funzionamento dei rispettivi ministeri”.

“Dal quartier generale alleato dell’Africa del nord – Al suo ritorno da un volo ieri effettuato su Napoli, un pilota canadese ha dichiarato che tutto lo spazio di mare antistante la città e il golfo rigurgita di navi in seguito all’invasione alleata. Queste navi sono di tutti i tipi, di tutti i dislocamenti, dalle zattere alle navi da guerra” 34.

Si concludono le trattative fra italiani e tedeschi sullo stazionamento delle truppe germaniche a Roma. Calvi di Bergolo è nominato comandante di Roma. la Stefani trasmette

“Le trattative iniziate ieri fra le Autorità militari italiane e tedesche si sono concluse oggi, 10 settembre, alle ore 16 con l’accettazione di un accordo secondo il quale viene stabilito che le truppe tedesche debbono sostare al margine della Città di Roma, salvo l’occupazione della Sede dell’Ambasciata di Germania, dell’EIAR e della centrale telefonica tedesca.

“S.E. il Generale Calvi di Bergolo è stato nominato Comandante di Roma ed avrà alle sue dipendenze una Divisione di fanteria per l’ordine pubblico della capitale, oltre, beninteso, a tutte le forze di polizia.

“I Ministri rimangono in carica per il normale funzionamento dei rispettivi ministeri.”

Sabato 11 settembre

Calvi di Bergolo rivolge alla cittadinanza romana il seguente messaggio:

“Romani, quale comandante responsabile della città aperta di Roma vi confermo il proclama che senza dubbio avrete letto e che ho indirizzato oggi alla cittadinanza.

“Vi esorto a rimanere calmi e fiduciosi. L’ora che attraversiamo è indubbiamente dolorosa e grave per tutti ma potrebbe diventare infinitamente più grave e più dolorosa ancora qualora il senso di responsabilità e l’amor patrio dovessero vacillare.

“Le autorità responsabili stanno provvedendo con il massimo dell’energia per il ritorno della normalità in ogni aspetto della vita cittadina.

“Ho affrontato il problema alimentare.

“Tutti i servizi riprenderanno al più presto a funzionare regolarmente. Ognuno deve rimanere al suo posto ad assolvere il suo compito senza inquietudini, preoccupazioni od ansie che non avrebbero giustificazioni”.

“Da competente fonte militare si dichiara: Il manifesto affisso ieri in tutta la città di Roma a firma del generale di divisione Calvi di Bergolo, contenente disposizioni di ordine politico e di carattere militare, è assolutamente autentico anche se privo di stemma sovrastante la intestazione. Tutti, pertanto, militari e civili, sono tenuti ad osservarne strettamente le disposizioni.”

La situazione a Roma è oggetto di esame da parte della Stefani che così scrive: “In questi ultimi giorni la popolazione di Roma ha vissuto ore di passione tra alternative di speranza e di sfiducia, sempre mantenendo, però, una disciplina che torna a suo altissimo onore.

“Non è mancata purtroppo la sensazione di essere abbandonati a se stessi, senza guida, né informazioni, né elementi di giudizio, pur tuttavia la cittadinanza ha saputo dare uno spettacolo di equilibrio, di senso di responsabilità e di civismo che ha superato ogni aspettativa.

“Rotte le trattative fra le autorità militari italiane e quelle germaniche per il trasferimento verso il nord dei reparti tedeschi, si è avuta subito l’impressione della gravità degli imminenti sviluppi. Infatti la capitale è stato teatro di vivaci scontri e bersaglio di numerosi tiri di artiglieria che hanno provocato danni nei quartieri centrali e periferici35. La popolazione ha sopportato con virilità e dignità la tristezza del deprecato avvenimento, mantenendosi in casa tranquilla, facilitando così il grave compito assunto dal Comando della città aperta di Roma.

“La notte è trascorsa tranquilla. La cittadinanza si è trovata di fronte alle prime difficoltà inevitabili della nuova situazione creatasi, e soprattutto alla mancanza di mezzi di trasporto ed alle difficoltà di approvvigionamento.

“Con serenità, anche tali difficoltà sono state affrontate: chi doveva recarsi al lavoro ha percorso a piedi anche lunghi tragitti, sospinto da quel senso di responsabilità, che è precipua caratteristica del lavoratore italiano, per il quale il lavoro è un preciso dovere, cui non ci si può sottrarre, specie nei momenti difficili per la Nazione. Le massaie, dal loro canto, hanno saputo limitare i loro acquisti alle scarse disponibilità del mercato nell’attuale momento, senza recriminazioni, dimostrandosi, al pari degli uomini, perfettamente consce della particolare situazione”.

Nel pomeriggio si riuniscono i membri del governo e la Stefani trasmette: “Quest’oggi, 11 settembre, alle ore 18, si sono riuniti i membri del Governo, sotto la presidenza del più anziano dei Ministri.

“Nel constatare che la situazione è affidata all’Autorità Militare, hanno esaminato i problemi tecnici delle rispettive amministrazioni e hanno preso accordi per il normale funzionamento delle amministrazioni stesse.

“L’Autorità militare da parte sua sta adottando, di intesa con tutti i Dicasteri competenti, i provvedimenti indispensabili per la normalizzazione dei servizi pubblici ed in particolare modo del servizio della alimentazione.”

Domenica 12 settembre

La Stefani trasmette: “Berlino – Il “Deutsches Nachritcheten Bureau” dirama il seguente comunicato straordinario: “Dal quartier generale del Fuehrer 12. Reparti di paracadutisti e di truppe di sicurezza germanici, unitamente a elementi delle SS, hanno oggi condotto a termine una operazione per liberare il Duce che era tenuto prigioniero dalla cricca dei traditori. L’impresa è riuscita. Il Duce si trova in libertà. In tal modo è stata sventata la sua progettata consegna agli anglo-americani da parte del Governo Badoglio”.

Lunedì 13 settembre

La Stefani trasmette: “Il controllo diretto su giornali e sulla stampa italiana è assunto dal Ministero della Cultura Popolare. Da oggi la stampa italiana passa sotto il controllo diretto del Ministero della Cultura Popolare, per Roma, e delle prefetture del Regno per le altre città. I direttori in carica saranno sostituiti da un redattore responsabile la cui nomina dovrà essere confermata dal Ministero anzidetto.”

La Stefani trasmette un comunicato del comandante tedesco Stahel il quale, dopo aver fatto rilevare la rottura dell’alleanza da parte dell’Italia, informa che l’esercito tedesco ha assunto la protezione del suolo italiano.

“Il Comandante germanico Generale Stahel comunica: Il maresciallo Badoglio, violando le solenni assicurazioni date sino l’8 settembre 1943, ha rotto il trattato di alleanza ed ha cercato di abbandonare al nemico il popolo italiano. Le Forze Armate tedesche hanno ora assunto la protezione del suolo italiano. Elementi incoscienti e criminali si sono opposti alle truppe germaniche e le lotte che ne risultarono si espandevano – contro la volontà delle forze armate tedesche – anche nella città di Roma.

“L’ordine è ormai ristabilito. La popolazione di Roma viene invitata a riprendere in ordine e disciplina il suo lavoro. Le autorità italiane sottoposte al Comandante di Roma, generale Calvi, sono responsabili che tutte le armi siano consegnate immediatamente. La popolazione di Roma viene invitata ad appoggiare il generale Calvi in tale compito, per impedire che sia sparso ulteriore sangue innocente e che l’ordine della città e con ciò l’approvvigionamento della popolazione romana siano in pericolo.

“Contro sabotatori e franco tiratori sarà proceduto con tutto il rigore delle leggi marziali. Chi, a partire dal 15 settembre, ore 24, sarà trovato in possesso di armi, sarà, in base alla legge marziale, fucilato. Stahel.”

La Stefani trasmette da Berlino un lungo comunicato del ministero degli Esteri del Reich su come i tedeschi furono informati della capitolazione italiana: “Berlino – Il Ministero degli Esteri del Reich comunica:

1) Il primo settembre 1943 ebbe luogo un colloquio tra il ministro degli affari esteri, Guariglia, e l‘Incaricato di affari germanico ministro plenipotenziario Dottor Rahn. Il rappresentante germanico comunicava telegraficamente lo stesso giorno quanto segue: “durante il mio colloquio odierno Guariglia dichiara: il governo di Badoglio è deciso di non capitolare e di continuare la guerra al fianco della Germania. Metterò tutta la mia energia a disposizione per realizzare questa decisione che condurrà ad una collaborazione militare sempre più stretta e conseguente.

2) Il 3 settembre, il rappresentante della Germania comunicava quanto segue: il Maresciallo Badoglio mi pregò oggi di andare da lui, e mi dichiarava che, dati gli sbarchi in Calabria, teneva ad assicurarmi che popolo ed esercito, nonostante le scosse degli ultimi giorni, erano in mano ferma del governo. Egli mi pregò di darli la mia fiducia. Aggiunse testualmente: ”Io sono il Maresciallo Badoglio, ed io vi convincerò con i fatti che non era giusto non avere fiducia in me. Naturalmente la nostalgia di pace del popolo, anzitutto delle donne, è grande. Ma noi combatteremo e non capitoleremo mai”. Le parole anzidette vennero pronunciate dal Maresciallo Badoglio il 3 settembre, cioè il giorno nel quale egli firmava la capitolazione delle Forze Armate italiane.

3) Il 4 settembre l’Incaricato di affari germanico ebbe un colloquio con il comandante superiore delle Forze Armate italiane generale Ambrosio. Il rappresentante della Germania comunicava in proposito: “Il Generale Ambrosio si è lamentato che da parte tedesca non gli venga più espressa la fiducia che corrisponderebbe al cameratismo italo-tedesco. Il generale Ambrosio affermava che egli è sempre animato dalla volontà ferma e sincera di continuare la guerra comune. Mi pregava di impiegare la mia influenza presso le autorità militari germaniche, perché avvenisse uno scambio di idee amichevole più intenso. Il comportamento del tutto straordinario di Ambrosio mi dava l’impressione che egli cercasse di convincermi che era deciso di continuare la guerra comune”.

4) L’8 settembre il rappresentante della Germania, ministro plenipotenziario Dr. Rhan, venne ricevuto da Re Vittorio Emanuele, onde presentare le sue credenziali. Il comunicato telegrafico del ministro plenipotenziario così si esprimeva: ”Durante la mia visita odierna, il Re Vittorio Emanuele mi parlava anzitutto della situazione generale militare. Egli segue attentamente i combattimenti al fronte orientale, ammira lo spirito combattivo delle truppe tedesche, la loro tradizione militare, organizzazione ed armamento che purtroppo l’esercito italiano non ha mai raggiunto. Per quanto riguarda la situazione in Italia, Egli sperava che il Governo del Reich si sarebbe convinto nel frattempo della buona volontà e della fedeltà del governo Badoglio e dell’Esercito italiano e che la fiduciosa collaborazione militare avrebbe dato i suoi frutti. L’Italia non capitolerà mai. Quanto ad alcune mende che sono rimaste, Egli è convinto che presto spariranno. Badoglio è un bravo vecchio soldato, a cui riuscirà certamente di arrestare come si deve la pressione delle sinistre, le quali dopo 20 anni di esclusione dalla vita nazionale, credono venuta di nuovo la loro ora. Al termine della conversazione, il Re sottolineava di nuovo la decisione di continuare fino alla fine la lotta a fianco della Germania, con la quale l’Italia è legata per la vita e per la morte. Queste dichiarazioni furono fatte dal Re l’8 settembre a mezzogiorno, cioè lo stesso giorno in cui nel pomeriggio gli americani rendevano nota la capitolazione dell’Esercito italiano conclusa il 3 settembre”.

5) L’8 settembre sera, poco dopo le ore 19, il ministro degli affari esteri Guariglia chiamava l’Incaricato di affari germanico, il quale dava il seguente rapporto sul colloquio: “Il ministro degli affari esteri, Guariglia, mi riceveva oggi e mi comunicava in presenza dell’ambasciatore Rosso: Devo comunicarvi che il Maresciallo Badoglio, data la situazione militare disperata, è stato costretto a chiedere l’armistizio. Io risposi: Questo è tradimento alla parola data. Guariglia ribatte: ”Protesto contro la parola tradimento”. Io: “Non do la colpa al popolo italiano, ma a quelli che hanno tradito il suo onore, e vi dico che questo tradimento sarà di grave peso sulla storia d‘Italia“.

Martedì 14 settembre

La Stefani trasmette: “Il Comando della città aperta di Roma comunica: Sotto la data del 13 settembre 1943, il generale Riccardo Maraffa ha assunto il comando di tutte le forze di polizia della città aperta, con pieni poteri per il mantenimento dell’ordine pubblico, rimanendo alla diretta ed esclusiva dipendenza di S.E. il Comandante della città aperta di Roma generale G. Calvi di Bergolo”.

“L’Agenzia Stefani riceve dal Comando della città aperta di Roma: Tutti gli ufficiali sono autorizzati a tenere l’arma individuale che fa parte integrante della divisa. Il Gen. di Div. Comandante G. Calvi di Bergolo”.

“Il Comando del presidio militare di Roma comunica: Come da disposizioni del Comandante la Città aperta di Roma, gli ufficiali già appartenenti agli alti Comandi italiani (Comando Supremo e Superesercito, nonché quelli delle Divisioni Granatieri di Sardegna, Sassari e Re) debbono rimanere in Roma a tempo indeterminato impegnandosi, sulla parola, a non lasciare la città.

Chi ha famiglia abitante in Roma può rimanere presso di essa. Gli altri, residenti in Roma, restino nell’attuale dimora in attesa di ordini. I predetti ufficiali sono tenuti a compilare subito e recapitare al Comando Presidio Roma (via della Pilotta 24) una dichiarazione stesa secondo il modulo seguente:

Il sottoscritto (grado, cognome e nome) del……(Comando o reparto di appartenenza), abitante in Roma, via…..n….presso la propria famiglia (se non abbia la propria famiglia in Roma depenni la frase), s’impegna sulla parola d’onore a non lasciare Roma.

Firma (grado, cognome e nome).

Il Comandante del Presidio di Roma: f.to Gen. Alberto Barbieri”.

La Stefani trasmette una serie di commenti alla liberazione di Mussolini.

“Sofia – Tutta la stampa bulgara pubblica sotto vistosi titoli e con grandi fotografie del Duce, la notizia diramata dal Quartier Generale del Fuehrer annunciante la liberazione di Mussolini.

La stampa bulgara si astiene, per ora, dal fare commenti ma nei circoli politici ed in tutti gli ambienti della capitale le discussioni sono animatissime e tutte concordano nell’affermazione che, con il ritorno di Mussolini al potere, non soltanto ritorneranno in vigore i preesistenti accordi con le Nazioni del Tripartito ma che il nuovo atto rivoluzionario fascista libererà il Paese da tutti gli avvenimenti antitaliani asserviti al nemico.

La notizia della liberazione di Mussolini è stata accolta in Bulgaria con sentimento di grandissima soddisfazione anche perché, prescindendo dalle vicissitudini politiche italiane di queste ultime settimane, la figura del Duce era ed è ammirata dal popolo bulgaro per le realizzazioni compiute nel campo sociale e per il benessere del popolo italiano”.

“Berlino – L’Agenzia ufficiosa germanica informa che il Duce, subito dopo la sua liberazione, ha avuto un lungo colloquio telefonico con il Fuehrer, dopo di che egli si è recato in seno alla sua famiglia, che era stata egualmente liberata dall’internamento da un gruppo speciale del servizio di sicurezza germanico”.

“Berlino – Il DNB comunica: ‘Il Fuehrer ha decorato con alte onorificenze militari, gli uomini del servizio di sicurezza, i paracadutisti e gli appartenenti alle SS che hanno partecipato alla operazione che ha condotto alla liberazione del Duce’.”

“Tokio – Il Presidente dell’Ufficio Informazioni ha dichiarato alla stampa che il salvataggio di Mussolini è ‘uno dei più drammatici eventi di questa guerra’. Egli ha aggiunto: ‘Noi non possiamo fare a meno di plaudire alla determinazione del Cancelliere Hitler di avere intrapreso il salvataggio dei suoi amici’. Ha detto che non solo gli amici personali di Mussolini, ma anche tutta la Nazione giapponese ha provato gioia e ha concluso: ‘Con il ritorno di Mussolini l’Italia temporaneamente malmenata sarà liquidata, e gli italiani sorgeranno, ancora una volta, per lottare contro i britannici e gli americani che cercano di ferire l’onore delle nobili tradizioni dell’Italia’.”

“Madrid – Tutti i giornali annunziano, sotto grandi titoli, la liberazione di Mussolini ed il Madrid scrive che a Berlino si dice che la sua liberazione avrà importanti ripercussioni politiche e militari.

Sotto il titolo “Un gesto da cavalieri” il giornale Informaciones pubblica un commento in cui si dice che, indipendentemente da ogni considerazione, il mondo intero riconosce la bellezza del gesto umano e cavalleresco compiuto dai tedeschi liberando colui che poche ore prima Hitler aveva proclamato amico e vittima di un’ingiustizia unica nella storia”.

Suster annota nel suo diario: “Il disgusto, il disprezzo, la vergogna di tutti gli italiani per la miserabile condotta del Re e del Maresciallo Badoglio, hanno dilagato in questi tristissimi giorni d’umiliazione nazionale. Sulla base del discorso di Hitler e dei documenti pubblicati dalla Wilhelmstrasse, è risultata infatti nella sua piena luce la bassezza criminale della loro azione, sleale e truffaldina, tanto che ormai per quanto si possa essere stati contrari alla guerra ed ostili ai tedeschi, il sentimento che domina in ognuno è il rancore e l’umiliazione per aver avuto come capi uomini che hanno tanto vilmente tradito non soltanto gli alleati, ma la nostra e la loro stessa Patria.

Gli inglesi e gli americani, attraverso i loro notiziari, non hanno del resto cercato di risparmiare o di coprire i due miserabili, ma bensì attraverso ogni genere di particolari sulle trattative e gli accordi conclusi, li hanno quotidianamente additati allo scherno ed alla vergogna universale. Tutta la nostra bella flotta, che tanti sacrifici da un secolo ha costato al Paese e della quale eravamo tanto orgogliosi, con una disciplina veramente inesplicabile, è andata a consegnarsi agli inglesi senza comprendere che in tal modo si squalificava per sempre agli occhi degli stessi avversari. E pensare che da tre anni nessuna battaglia navale era mai stata affrontata con la scusa che i tedeschi non ci davano la nafta; pensare che durante tutta la campagna d’Africa e di Sicilia, mai le nostre navi da battaglia hanno tentato d’intercettare un convoglio nemico, con il pretesto che mancava un adeguata protezione aerea. Ma per sfuggire, per tradire, per disertare la nafta si è trovata. La protezione aerea non è stata necessaria. Decisamente tutto era putrefatto nel nostro paese, e nessun sabotaggio di una guerra o di un regime, fu mai così profondo e sistematico, come quello a cui veniva sottoposto il paese, durante questa guerra da parte dei suoi stati maggiori.

Ma Mussolini era cieco o pazzo, o incretinito a non accorgersene ed a non provvedere? E si che non poteva ignorarlo, perché io stesso gli segnalai l’ampiezza del tradimento militare che si stava consumando ancora nel gennaio 1941. Ma nella sua sconfinata vanità e presunzione, non voleva mai dare importanza a nulla. Credeva di bastare lui solo con la sua volontà ed il suo genio, a porre riparo ad ogni cosa. Ecco a che cosa porta l’incensamento servile ed il pescecanismo politico.

La situazione a Roma intanto, dopo la battaglia, è venuta abbastanza rapidamente normalizzandosi. Lo sbandamento e la decomposizione del nostro esercito ha preso invero un ritmo e proporzioni spaventose tanto che i tedeschi hanno potuto annunciare di aver disarmato mezzo milione di nostri soldati, ma nei centri maggiori ogni resistenza è cessata, ed i tedeschi hanno occupato quasi tutto il paese. Qualche reparto, composto soprattutto di alpini continua a combattere nel Trentino e sulle Alpi Piemontesi, ma la loro sorte sembra decisa. La speranza, od almeno la presunzione che Badoglio ed il Re, sarebbero almeno stati pagati immediatamente per il loro tradimento, attraverso una serie di grandi sbarchi nell’Italia settentrionale e centrale, che avrebbero messo un limite breve alla nostra sofferenza di paese trasformato in campo di battaglia pur non essendo più belligerante, sono infatti fallite e finora gli anglo americani sono sbarcati solo nei posti dove erano sicuri di non incontrare né tedeschi né una resistenza nostra. In verità se uno fosse obbligato a dichiarare quale popolo fa più schifo nell’attuale situazione, e dovesse comprovare il suo giudizio con dei fatti, non so fra italiani, inglesi, americani e tedeschi, quale meriterebbe la palma ed il primato. Dico non so, ma in fondo penso che la classifica dovrebbe essere la seguente, I gli italiani, per incapacità, immaturità, vigliaccheria. II gli angloamericani, per egoismo, viltà, ed essenza di ogni senso di rispetto umano; III i tedeschi, per brutalità, primitivismo e cecità civica.

Ma a che servono le classifiche? Noi non abbiamo più alcun diritto di giudicare nessuno essendo, per secoli, degli squalificati, sul piano dell’onore, del valore, del patriottismo. Fra le nostre pseudo autorità militari e politiche continua intanto a regnare il più caotico disorientamento. Nessuno sa niente, nessun capisce niente, nessuno sa quel che si deve o che si può fare. Al Ministero della guerra, dove nel gabinetto del Ministro si è installato il Generale Calvi di Bergolo, affluiscono tutti i generali ed i comandanti delle divisioni e dei reggimenti della zona di Roma. Sentendoli si ha il quadro del disastro nazionale che ha colpito l’Italia. Truppe che si sbandano, reparti che abbandonano nelle campagne le armi ed i mezzi, servizi che non esistono, conflitti individuali con i tedeschi e con la popolazione civile, rivendita a prezzi di liquidazione perfino delle mitragliatrici. Una catastrofe senza nome.

Tutti si lamentano e bestemmiano per il disordine e l’assenza di ogni direttiva durante la battaglia di Roma. Un colonnello afferma di aver avuto in poche ore ben 8 ordini superiori che gli ordinavano cose differenti e contrastanti; spostamenti, ritirate ed azioni semplicemente cretine. Un altro racconta che una sua batteria ad un certo punto si mise a sparare alla cieca dinanzi a se, e l’ufficiale che la comandava quando gli fu chiesto perché e contro chi sparava, rispose che voleva almeno consumare le munizioni prima di dover abbandonare i pezzi. Sembrano aneddoti e sono cose vere. Fra tutti, l’unico che non sembra aver preso la testa è il colonnello Giaccone, capo di stato maggiore del conte Calvi di Bergolo, mentre il generale Barbieri, comandante del Presidio di Roma risulta evidentemente un prefetto e completo rammollito. Nei ministeri, tutti i ministri dell’ex governo Badoglio hanno dato le dimissioni e sono stati sostituiti da commissari, scelti fra i funzionari anziani, per assicurare soltanto la continuità amministrativa. Il ministero degli esteri è stato occupato dalle truppe tedesche che lo presidia con le mitragliatrici.

Stamani è giunto a Roma Farinacci. La cosa per quanto ancora segreta ha suscitato una emozione e tutti temono le sue eventuali spietate rappresaglie. Ma non credo che né Mussolini né i tedeschi vogliano affidargli i poteri e compiti del genere. Per la stampa stamane intanto siamo stati convocati prima al Ministero Cultura Popolare e poi all’ambasciata di Germania, dove i vari consoli ed infine il Comandante delle truppe occupanti Generale Stahel ci ha fatto un discorsetto piuttosto energico, invitandoci alla correttezza ed alla collaborazione. Effettivamente i giornali si erano rifiutati categoricamente fino ad oggi di pubblicare il testo dell’ultimo discorso di Hitler nel quale si faceva la storia del tradimento di Badoglio, svergognando dinanzi alla storia ed al modo non soltanto il Maresciallo fellone ed il Monarca incapace, ma addirittura la Nazione. In seguito a ciò, subito dopo la riunione tutti i direttori dei quotidiani in tutta l’Italia sono stati sostituiti, ed il Ministro della Cultura ha assunto attraverso le prefetture, la responsabilità dei giornali.

Per la Stefani è stato stabilita la censura preventiva di ogni notizia, e nulla è mutato per il momento. La situazione mia personale però si va facendo sempre più delicata e difficile, dato che è il terzo regime che mi mantiene al posto e temo di apparire alla fine una specie di prostituta della politica e del giornalismo. D’altro canto mi rendo conto che non è certo per i miei belli occhi che non mi sostituiscono ma bensì per la difficoltà di trovare un successore che abbia la congrua esperienza e la padronanza tecnica di un organismo complesso come la Stefani. Anche in redazione comunque le posizioni sono delicatissime, e come istruzione generale ho dovuto dare quella “fare attenzione ed in modo di nuocere il meno possibile all’Italia sia sul piano dell’onore che su quello dell’efficienza civica”.

E’ un compito questo quanto mai arduo, ma è l’unico che possiamo assolvere senza suscitare contrasti, né incappare in divieti. Da Salerno intanto le notizie sono buone. Gli angloamericani stanno per essere ributtati in mare. Lo meritano sono degli imbecilli”.

La Stefani trasmette l’Ordinanza n. 3 del Comando della città aperta di Roma36:

“Tenuto conto che

– la presente situazione militare non consente il normale svolgimento dell’attività politica da parte dei Ministri e richiede l’immediato intervento dell’Autorità militare onde assicurare, nell’interesse del Paese, la prosecuzione dell’attività tecnica ed amministrativa dei Ministeri;

– è opportuno affidare tale compito a personalità fornite di adeguata competenza specifica nelle varie branche dell’amministrazione, sicchè si rende consigliabile presceglierle nell’ambito di ciascuna amministrazione,

Dispongo

Art. 1 – Sono nominati, per ciascun Ministero, i seguenti Commissari:

– Presidenza del Consiglio Ministri: dr. Giangiacomo Bellazzi

– Affari Esteri: dr. Augusto Rosso

– Africa Italiana: dr. Enrico Cerulli

– Interno: dr. Lorenzo La Via

– Grazia e Giustizia: dr. Giovanni Novelli

– Finanze: dr. Ettore Cambi

– Educazione Nazionale: dr. Giuseppe Giustini

– Lavori Pubblici: ing. Paolo Salatino

– Comunicazioni: ing. Luigi Velani

– Industria, Commercio e Lavoro: dr. Ernesto Santoro

– Cultura Popolare: dr. Amedeo Tosti

– Scambi e Valute: dr. Francesco Cremonese

– Produzione Bellica: dr. Franco Liguori

Art. 2 – I Commissari esercitano, nell’ambito delle leggi vigenti, tutte le funzioni tecniche, amministrative, regolamentari, disciplinari devolute ai Ministri e li sostituiscono a tutti gli effetti, assumendo in proprio la responsabilità della condotta dei rispettivi Ministeri.

Art. 3 – L’incarico di Commissario non comporta alcun emolumento.

Il generale di divisione comandante G. Calvi di Bergolo

P.C.C. il Capo di Gabinetto C. Bonzani”

Mercoledì 15 settembre

La Stefani trasmette la seguente nota da Berlino sulla liberazione del Duce: “Berlino 15 – Ecco i particolari pervenuti al DNB sulla liberazione del Duce e l’audace impresa dei paracadutisti, degli uomini del Servizio di sicurezza e delle SS tedesche.

“Parecchie azioni di ricognizione, fatte di nascosto, hanno permesso all’Hauptsturmfuehrer delle SS incaricato della liberazione del Duce di stabilire che Mussolini era stato trasferito il 28 agosto dall’isola della Maddalena nella regione del Gran Sasso, montagna di oltre 2900 metri di altezza e che si eleva nel massiccio degli Abruzzi. Mussolini era stato ivi internato in un albergo di montagna e guardato a vista da parecchie centinaia di carabinieri.

“Una teleferica, sulla quale era proibito ogni transito, costituiva il solo collegamento tra l’edificio e la vallata. In ogni momento essa poteva essere interrotta dalla stazione terminale, di modo che il luogo di detenzione del Duce rimaneva inaccessibile salvo che per gli alpinisti dopo una penosa salita di parecchie ore.

“La ricognizione aerea e gli esploratori avendo esaminato le condizioni locali, fu stabilita la giornata del 12 settembre per compiere l’azione della liberazione. In tale giorno, alle ore 14, l’Hauptsturmfuehrer delle SS raggiungeva per primo il massiccio con un gruppo di soli nove uomini dopo che il suo aeroplano ebbe realizzato un volo in picchiata da un’altezza di 4500 metri fino ad appena alcune centinaia di metri al disopra del punto designato.

“L’altipiano ove si elevava la prigione non aveva che una superficie di appena alcune centinaia di metri quadrati e dominava un precipizio scosceso. Ciò spiega il grande pericolo che presentava l’atterraggio in una zona disseminata di picchi. Subito dopo disceso sull’altopiano, dinanzi alla casa nella quale era chiuso il Duce, l’Hauptsturmfuehrer fece piazzare dai suoi uomini una mitragliatrice puntata contro i carabinieri che erano accorsi, dopo di che penetrò con due uomini, con pistole automatiche in pugno, in una cantina posta nella parte posteriore dell’edificio e che conduceva verso le cabine del posto di radiotelegrafia. Alcuni colpi col calcio delle pistole ed il posto radiotelegrafico era distrutto. Ma i liberatori si accorsero subito della impossibilità di penetrare nell’edificio da questa via. Allora il gruppo cambiò strada in cerca di una nuova entrata. Nel frattempo era giunto il tenente capo della compagnia dei paracadutisti con rinforzi e con armi pesanti.

“Salito sulle spalle dei suoi uomini, l’Hauptsturmfuehrer montò su una costruzione alta tre metri, saltò sopra un muro e si trovò subito dinanzi all’entrata principale dell’edificio guardata da carabinieri armati di mitragliatrici. “Mani in alto” gridò il giovane capo unitamente ai suoi uomini ai carabinieri completamente meravigliati e che eseguirono immediatamente l’ordine. In questo momento l’Hauptsturmfuehrer scorse il Duce alla finestra di una camera del secondo piano e gli gridò di indietreggiare per non esporsi al pericolo. Nello stesso momento un tenente colonnello dei carabinieri, comandante della guardia, apparve ad una finestra del piano superiore. Minacciato dalla pistola automatica dell’ufficiale tedesco, che gli intimò di alzare le mani, obbedì implorando l’Hauptsturmfuehrer di non tirare. L’Hauptsturmfuehrer, con l’apparizione del Duce alla finestra, si vide posto nella felice situazione di potere essere informato esattamente sul posto ove si trovava detenuto Mussolini.

“Essendo nel frattempo arrivati rinforzi, l’Hauptsturmfuehrer, accompagnato da alcuni uomini, si slanciò sulla scala, allontanò coi piedi le mitragliatrici italiane, aprì la porta con un movimento energico e si trovò di fronte al Duce sorvegliato fin dentro la camera da due funzionari della polizia segreta. Eliminati con la forza questi due uomini, l’ufficiale tedesco si presentò al Duce cui dichiarò che il Fuehrer lo aveva inviato per liberarlo. “Voi siete sotto la mia protezione; spero che tutto sia riuscito”.

“Senza pronunziare una parola, profondamente commosso, il Duce si avanzò verso di lui e lo abbracciò, quindi disse: Io avevo ben presentito e mai dubitato che il Fuehrer avrebbe fatto di tutto per liberarmi.

“Subito dopo l’Hauptsturmfuehrer rimise il Duce alla protezione dei suoi uomini e dette ordini per sorvegliare l’edificio e cominciare i preparativi della partenza. Mentre il Duce si preparava a lasciare la sua dimora, l’Hauptsturmfuehrer ordinò al comandante dei carabinieri di riunire la guardia nel refettorio dell’edificio. Egli aggiunse che un battaglione di paracadutisti stazionava all’altro capo della teleferica nella vallata. Le comunicazioni radiotelegrafiche furono subito ristabilite. Una mezz’ora dopo l’arrivo dei primi tedeschi nel massiccio degli Abruzzi, un aeroplano del tipo “Fieseler Storch” discese nelle condizioni più difficili per condurre il Duce in un posto sicuro. Mussolini salì sull’aereo accompagnato dal suo liberatore e l’apparecchio partì subito in modo magistrale ed estremamente delicato vista l’esiguità dell’altopiano che era seminato di rocce.

“E’ stato un capitano della Luftwaffe che è riuscito ad effettuare questo magnifico volo. Decollando, l’aeroplano ha sorvolato un burrone, ha scivolato in una gola profonda cinquecento metri donde il pilota lo ha rialzato e lo ha diretto attraverso le gole montane. Così l’ultimo ostacolo sulla via che doveva condurre il Duce alla libertà fu felicemente scartato.

“Il DNB apprende che fino al momento della sua liberazione, il Duce non aveva avuta alcuna cognizione della capitolazione del Governo Badoglio di cui si conosce il tradimento. Durante tutto il periodo della sua detenzione, custodito in condizioni indegne, completamente all’oscuro di tutti gli avvenimenti politici e militari, Mussolini restava completamente tagliato dal mondo esterno e osservava la consegna che gli impediva di parlare ai suoi carcerieri. Onde impedire qualsiasi contatto con la popolazione, durante i suoi numerosi spostamenti forzati, venne dato regolarmente l’allarme in tutte le regioni che il Duce ha attraversato in un’autoambulanza. E’ con metodi così vili che il gruppo di traditori del governo Badoglio ha tentato di allontanare il Duce dal suo popolo e di nascondere a Mussolini la sorte alla quale essi la condannavano”.

La Stefani riprende poi una nota diramata dall’inglese Reuter sulla capitolazione italiana (ACS – CS b. 2).

“Roma – L’agenzia ufficiale inglese di informazioni Reuter ha diramato alle ore 19,15 del 13 settembre la seguente notizia sulla capitolazione italiana, firmata dai corrispondenti diplomatici Rendall e Nearle.

“Il maresciallo Badoglio informò il governo britannico verso la metà di agosto, che sarebbe stato disposto a collegarsi con gli alleati se questi fossero sbarcati in Italia. Lo svolgimento della capitolazione italiana e lo svolgimento delle trattative che la precedettero possono ora essere pubblicate. La pubblicazione viene fatta da fonte autorizzata inglese. Protagonisti erano l’ambasciatore britannico Sir Ronald Campbell e un generale italiano il cui nome viene ancora mantenuto segreto: circa una settimana dopo la caduta di Mussolini si ebbe il prologo.

“Allora diplomatici italiani avevano preso contatto con i rappresentanti dell’Inghilterra in due paesi neutrali: Ambedue dichiararono che la situazione in Italia era disperata ed il secondo delegato era autorizzato a dichiarare che era stato inviato dal maresciallo Badoglio per conferire sulle possibilità di trattative per l’armistizio. Alla metà di agosto si presentò all’ambasciatore a Lisbona, Sir Campbell, il generale italiano che preventivamente era giunto in Portogallo con altra missione. Il generale disse di essere venuto, essendo fornito da parte del maresciallo Badoglio di pieni poteri, per dichiarare che il governo italiano sarebbe stato pronto ad associarsi con loro, contro la Germania, nel momento in cui gli alleati sarebbero sbarcati in Italia. Ciò fu comunicato al governo britannico. I governi anglo – americani accettavano ciò quale valido avvicinamento ed hanno deciso di informare il governo italiano, per il tramite del generale italiano, delle condizioni.

“La prima condizione era che l’Italia doveva capitolare incondizionatamente. Alti ufficiali del Quartier Generale del generale Eisenhower vennero a Lisbona e durante un colloquio informarono il generale italiano di queste condizioni. Il generale italiano ritornò allora a Roma. Gli fu inoltre comunicato che il Governo italiano dovesse proclamare l’armistizio nel momento stesso nel quale sarebbe stato comunicato dal generale Eisenhower.

“Come prova per la sua sincerità il Governo italiano mandò insieme con un secondo delegato il generale britannico Carton Wiart che era stato fatto prigioniero e che fu appositamente liberato per questa missione. Il generale Carton ricevette istruzioni dal governo britannico di partire per l’Inghilterra. Il secondo generale italiano fu mandato da Lisbona al Quartier generale del generale Eisenhower ad Algeri.

“Nel frattempo il primo generale arrivò in Sicilia con la risposta del governo italiano. Venne ricevuto dal generale Eisenhower. La risposta diceva che se il governo italiano poteva agire liberamente, sarebbe stato disposto di fare ciò che gli alleati desideravano. Ma siccome invece era sotto il controllo germanico sarebbe stato impossibilitato di annunciare la capitolazione prima che uno sbarco in grande fosse avvenuto in Italia. Infatti la capitolazione venne annunciata in Italia l’8 settembre alle ore 16,30 e lo sbarco a Napoli avvenne il 9 s

ettembre alle ore 3 del pomeriggio.

“Al delegato fu dichiarato che gli alleati non erano disposti ad alterare gli accordi. Il delegato ritornò a Roma per riferire al suo governo. La risposta definitiva fu chiesta entro 24 ore. Il giorno dopo il generale Eisenhower ricevette per tramite di un collegamento segreto, che il governo italiano aveva accettato e che i suoi rappresentanti sarebbero stati disposti per firmare l’armistizio.

“L’armistizio fu poi firmato in presenza del generale Eisenhower e del generale Alexander, dal generale Bedell Smith dello stato maggiore di Eisenhower e dal generale Castellano il giorno 3 settembre. Il governo sovietico e anche i governi dei Dominii furono informati giornalmente dello sviluppo della situazione. (Stefani)”

La Stefani continua a riprendere le notizie su Mussolini dal DNB e trasmette:

“L’agenzia ufficiosa tedesca DNB comunica: “Benito Mussolini ha ripreso oggi la suprema direzione del fascismo in Italia”.

“Il Duce ha esaminato37 oggi, 15 settembre 1943, i seguenti cinque ordini del giorno del Governo:

“Ordine del giorno del Governo n. 1

“Ai fedeli camerati in tutta Italia.

“Da oggi, 15 settembre 1943, assumo nuovamente la suprema direzione del Fascismo in Italia. Mussolini

“Ordine del giorno del Governo n. 2

“Nomino Alessandro Pavolini alla carica provvisoria di Segretario del Partito Nazionale Fascista che, da oggi, si chiamerà Partito Fascista Repubblicano. Mussolini

“Ordine del giorno del Governo n. 3

“Ordino che tutte le autorità militari, politiche, amministrative e scolastiche nonché tutte quelle che vennero esonerate dalle loro funzioni da parte del governo della capitolazione, riprendano immediatamente i loro posti ed i loro uffici. Mussolini

“Ordine del giorno del Governo n. 4

“Ordino l’immediato ripristino di tutte le istituzioni del partito con i seguenti compiti:

1) di appoggiare efficacemente e cameratescamente l’esercito germanico che si batte sul territorio italiano contro il comune nemico;

2) di dare al popolo immediata, effettiva assistenza morale e materiale;

3) di riesaminare la posizione dei membri del partito in rapporto al loro contegno di fronte al colpo di Stato della capitolazione e del disonore, punendo esemplarmente i vili e i traditori. Mussolini

“Ordine del giorno del Governo n. 5

Ordino la ricostituzione di tutti i reparti e le formazioni speciali della Milizia Volontaria per la Sicurezza dello Stato. Mussolini.”

Suster commenta nel suo diario: “Oggi abbiamo avuto il solito colpo di scena. Da Berlino il DNB ha trasmesso una prima serie di cinque ordinanze emanate da Mussolini che riassume la “direzione suprema” del Fascismo, ne cambia la denominazione da “nazionale” in repubblicano, nomina Pavolini segretario del Partito, ordina inchieste e punizioni esemplari contro i vili ed i traditori del “Governo della capitolazione”. Interessante e sintomatico il fatto che detti comunicati approvati in un primo tempo dalla censura, sono poi stati annullati per la stampa dal Comando della città aperta. Evidentemente le autorità italiane e tedesche si rendono conto che non è questo il momento per una restaurazione che potrebbe significare la guerra civile, mentre l’unica guerra decente che ancora possiamo e dobbiamo condurre è quella contro lo straniero. Mia opinione personale comunque è quella che anche se Mussolini dovesse veramente far rivivere il suo regime, non sarà a Roma che questo avverrà, e ciò sia per non turbare il corso delle operazioni militari che si svolgeranno a si breve distanza, sia per non annullare il carattere di città aperta già assunto dall’Urbe. Certo che Mussolini avrebbe fatto meglio a mettersi invece e soltanto alla testa di alcune legioni di volontari che fossero andati a battersi in Calabria. Un tale gesto avrebbe imposto il rispetto a tutti, amici e nemici, mentre il voler riprendere posizioni e funzioni nelle quali vi era tanto clamorosamente fallito, fa dubitare del suo senso di responsabilità e del suo patriottismo.

Si assicura intanto che Bottai, uno dei firmatari dell’ordine del giorno del Gran Consiglio contro Mussolini, è rimasto in prigione, e che il maresciallo Cavallero, sarebbe improvvisamente e misteriosamente morto. Un porcaccione di meno. I ministri sono stati tutti sostituiti da commissari”.

Venerdì 17 settembre

La Stefani trasmette altri ordini del giorno, provenienti sempre da Berlino.

“Berlino – L’agenzia ufficiosa tedesca DNB comunica in data di ieri:

“Ordine del giorno n. 6

“Completando gli ordini del giorno precedenti38ho incaricato il Luogotenente Generale Renato Ricci del Comando in Capo della MVSN.

“Ordine del giorno del Partito Fascista Repubblicano n. 7: Il Partito Fascista Repubblicano libera gli ufficiali delle forze armate dal giuramento prestato al Re, il quale, capitolando alle condizioni ben note e abbandonando il suo posto, ha consegnato la nazione al nemico e l’ha trascinata nella vergogna e nella miseria. Mussolini.”

La Stefani trasmette, rilanciando anche questa volta il servizio del DNB, altri particolari sulla liberazione di Mussolini.

“Il DNB riferisce nuovi particolari sui preparativi che portarono alla liberazione di Mussolini.

“Nei giorni dell’arresto di Mussolini – scrive l’agenzia germanica – quando incominciarono i primi sintomi del tradimento che avvenne più tardi, l’ufficiale tedesco che aveva la responsabilità dell’impresa, arrivò a Roma con alcuni uomini e mediante un lungo e faticoso lavoro si preparò la base per il suo compito, che allora non gli era ancora noto.

“Voci che correvano, audaci sopralluoghi, e la stretta collaborazione con gli organi di informazione italiani e tedeschi gli davano le tracce di Mussolini, tracce che furono successivamente perdute perché la scorta di vigilanza, nel suo nervosismo, cambiò ben quattordici volte di posto.

“Durante questa attività di ricognizione si è particolarmente distinto un ufficiale tedesco che parla anche l’italiano. Travestitosi e mescolatosi con marinai italiani, questo ufficiale trovava ventiquattro ore prima della capitolazione, la residenza del Duce: una villa sopra una piccola isola.

“Nel giorno del tradimento, in cui la conoscenza del luogo in cui si trovava il Duce divenne una necessità politica, l’ufficiale Skorzeny si recava, a bordo di un “Mas”, nell’isola per preparare la liberazione, ma la villa era oramai vuota. All’alba il Duce era stato trasportato, a bordo di un idrovolante, in un nuovo rifugio.

“Gli avvenimenti precipitavano e il lavoro di ricognizione doveva essere nuovamente intrapreso. Deboli indizi indicavano che il Duce era stato portato in un albergo in alta montagna, nel massiccio del Gran Sasso.

“Furono inviate sul posto nuove pattuglie per la ricognizione e naturalmente vennero impiegati uomini che non conoscevano l’effettiva importanza del loro compito.

“Gli uomini tornarono annunciando che la stazione a valle della filovia che portava all’eventuale rifugio del Duce era stata chiusa, ed era guardata da un forte contingente di carabinieri.

“L’ufficiale Skorzeny sorvolava quindi ad altissima quota la zona di azione a bordo di un apparecchio da ricognizione. Le riprese fotografiche permisero di constatare che un atterraggio nei pressi dell’albergo sarebbe stato oltremodo rischioso.

“Questo atterraggio è stato più tardi arrischiato ed effettuato da bravissimi ed audaci piloti.

“Rimaneva ora la scelta degli uomini che dovevano partecipare all’azione: uomini del servizio di vigilanza e delle Waffen SS dovevano portare a termine il colpo di mano, appoggiati da reparti di paracadutisti. Naturalmente era impossibile favorire dei volontari, perché tutti vollero partecipare all’azione – disse l’ufficiale delle SS – quindi ho fatto un torto solamente a quelli che non ho potuto portare con me.

“L’ufficiale ha aggiunto che non poteva lodare in modo particolare uno qualsiasi degli uomini del servizio di vigilanza, delle Waffen SS e dei paracadutisti, perché tutti hanno partecipato all’azione con ogni energia e l’hanno portata a termine col massimo sangue freddo. Del resto i fatti che si sono svolti fra la partenza e il ritorno sono oramai noti.

“Rimane da chiarire il problema perché gli uomini di scorta, che dovevano guardare Mussolini non hanno sparato un colpo, ma si sono arresi immediatamente e hanno obbedito ai comandi dei tedeschi. Probabilmente la sorpresa è stata un fattore decisivo. Gli apparecchi si sono precipitati in basso attraverso le nubi. Un altro fattore decisivo è stata la rapidità dell’azione. Così avvenne che, liberato il Duce e ritirati gli uomini, il comandante della guardia di scorta a Mussolini venne correndo con in mano un bicchiere di vino rosso e lo offrì all’ufficiale tedesco con le parole: “Al vincitore”.”

Il segretario del Partito Fascista Repubblicano Alessandro Pavolini prende possesso della sede di Piazza Colonna del Partito.

Nel suo discorso agli italiani nel nome di Mussolini (ripreso dal quotidiano “Il Lavoro Fascista” edizione unica del 18 settembre 1943) annuncia che “Egli stesso, che io ho visto ieri e che gode buona salute, Vi farà presto sentire la sua voce.

“L’ultima volta che ho parlato da Radio Roma mancavano pochi giorni al 25 luglio. Quanti avvenimenti, da allora! Quanti disastri, e quanta infamia; ma, anche, quale preziosa esperienza, di cui nulla va lasciato disperdersi.

“L’Uomo che ha ripreso la direzione del Fascismo e il governo de Paese è quegli che 21 anni or sono entrò in Roma portandovi l’Italia della trincea, della gioventù, del lavoro. L’Italia, nessuno se lo dimentichi, egli l’aveva salvata dal caos anarchico e bolscevico, a cui il liberalismo aveva preparato il terreno. E ben presto, sotto la guida di lui, una Nazione che pareva inguaribilmente disordinata e meschina nella sua vita collettiva, divenne un grande Paese moderno, disciplinato, pieno di fiducia e di spinta vitale, all’interno; ricco di prestigio nel mondo.

“Questo fu il miracolo di Mussolini. Né si può essere spenta in voi l’eco del grido con cui salutaste l’Impero riapparso sui colli di Roma.

“Di un’Italia così trasformata, Roma era lo specchi: una Roma divenuta metropoli, bella nei suoi monumenti ripristinati come nelle sue nuove costruzioni, e risanata in virtù della Conciliazione dalla sua antica ferita.

“Tutto questo è storia: nessuno può disconoscerla. Come nessuno può negare che quanto si costruì e bonificò, quanto si fece in due decenni per migliorare la condizione del popolo rappresenta il lavoro di almeno un secolo: e solo per l’impulso di Mussolini si poté concepire e realizzare.

“Perché, a un dato momento, e proprio quando l’ascesa dell’Italia fascista sembrava dover raggiungere il culmine, essa trovò contro di sé potenti inimicizie esterne, e insieme il tradimento interno? Perché tutto quanto si era raggiunto con la Rivoluzione Fascista e anche col Risorgimento è stato tragicamente rimesso in giuoco?

“Fino a una certa fase il mondo anglosassone sembrava non vedesse troppo male il Fascismo. Non era soltanto una compiacenza turistica nel trovare i treni in orario. Era che il Fascismo rappresentava nel continente europeo l’unico principio atto a respingere il bolscevismo.

“Finché Mussolini faceva l’impossibile per far stare un po’ meglio gli Italiani col niente che avevano e per dividere con più giustizia la loro povertà, l’Anglosassone non ebbe nulla da eccepire. Ma appena Mussolini, uomo del popolo, razza contadina e operaia, in tutta la sua vita partecipe dei bisogni del popolo, fu costretto dalle secolari necessità degli Italiani a porre il problema di trovare qualche sbocco per le braccia senza lavoro, qualche brano modesto e vacante delle risorse mondiali perché anche il popolo italiano avesse un po’ di respiro e forse un giorno un po’ di benessere, senza più il calvario schiavistico dell’emigrazione, allora i detentori delle ricchezze del globo fecero il viso dell’armi. Tacciarono di imperialiste le rivendicazioni di pane e di vita di una gente diseredata. Ci fecero la guerra delle sanzioni. Finalmente, questa guerra universale venne da essi scatenata per soffocare una volta per tutte la riscossa dei popoli giovani, esuberanti e poveri, per ribadire perpetuamente sul loro collo la catena dell’egemonia.

“Ai suoi nemici esterni, dall’anglosassone al sovietico, l’Italia fascista aveva dimostrato di saper tener testa in pace e in guerra. Così in Etiopia nel sanzionismo, in Spagna, in tutta l’azione politica e diplomatica di Mussolini. Inoltre, in questa guerra, se potenti sono i nemici, potenti sono gli alleati, dalla Germania al Giappone.

“Ma qui si inserisce nel quadro il tradimento interno. Ne parlerò con estrema chiarezza.

“Mussolini era amato dal popolo. Mussolini era odiato da coloro i quali sapevano che gradualmente la sua rivoluzione avrebbe eliminato i loro privilegi. Era odiato inoltre da alcuni ambiziosi politici e militari, i quali non si rassegnavano a riconoscere la loro inferiorità di fronte al suo genio, aspirando a successioni assurde. Per costoro, la guerra fu l’occasione per tentare il colpo. Se l’Italia perdeva, Mussolini sarebbe caduto.

“Allora tutti quelli fra noi Italiani, fra noi fascisti, che hanno una fede pura e una vita diritta, assistettero con inquietudine, poi con disgusto, infine con esasperazione e disperazione al più metodico sabotaggio, al più schifoso disfattismo. Il tradimento si era arroccato in una parte dello Stato Maggiore dell’Esercito e della Marina, facendo capo al Maresciallo Badoglio; si estendeva da certi militari delle fabbricazioni di guerra a certi grandi industriali delle forniture belliche, legati al capitalismo ebraico e anglosassone e responsabili del deficiente armamento; comprendeva alcuni settori delle stesse gerarchie fasciste, corrotti dall’ambizione, dal lusso, dal contagio del tradimento. È necessario riconoscere che questo giuoco, in cui si barattava l’eroismo dei combattenti, il sangue del popolo e l’onore della Patria per sete di potere, livore di odi personali, fame affaristica, a un dato momento questo giuoco infame trovò il suo perno ed il suo paravento nella monarchia.

“Nessuno può menomamente oppugnare la verità di quanto sto dicendo. Nessuno può negare che da questo complesso di tradimenti convergenti derivarono le nostre amarezze e le nostre sconfitte di questa guerra, in Grecia, in Africa, in Sicilia. Chi ha collaborato con Mussolini sa quale sia stata la sua lotta di ogni giorno, di ogni ora, una lotta in cui rischiò senza requie la salute e la vita, per bilanciare con la moltiplicazione del suo lavoro della sua passione, l’altrui tepore e l’altrui sabotaggio. Ordinava che le navi uscissero, e gli rispondevano che non c’era nafta. Ma la nafta c’è stata, non già per difendere il suolo della Patria, sibbene per passare al nemico!

“Ora non sarò io a ripetere che grande è la generosità del Duce e che la sua dirittura è tale da rendergli inconcepibile e quindi talora invisibile il tradimento. No. La sua generosità è grande ma non è cieca. È che i traditori si riparavano dietro lo schermo regio, approfittavano largamente della solidarietà della reggia. Felici le rivoluzioni che non hanno avuto sul loro cammino la necessità di compromessi con vecchi istituti! Noi non avemmo questa ventura.

“Si arrivò così al 25 luglio cioè al voltafaccia di alcuni membri del Gran Consiglio e al colpo di stato concertato fra il Re e Badoglio. Fra il Re, che non ebbe vergogna a far arrestare a casa sua, a villa Savoia, l’Uomo che lo aveva lealmente servito per 21 anni e che gli aveva dato due nuove corone; e Badoglio, il quale finalmente riusciva nel suo annoso piano di impadronirsi del potere attraverso l’organizzazione della disfatta. Si arrivò alla reviviscenza delle più obliate cariatidi e al ridicolo di una “libertà” imposta col coprifuoco e con la censura. Sangue purissimo di squadristi e di combattenti venne versato senza l’onore di una pubblica citazione. Ma noi provvederemo a esaltare quei martiri e a vendicarli.

“Il tradimento non era però ancora completo. Occorreva l’ignominia del mendacio badogliesco e regale bollato dai nostri alleati in storici documenti; l’ignominia di una capitolazione, a condizioni tali di schiavitù che nessun governante di nessun stato al mondo avrebbe avuto la faccia di apporvi la firma. E perché poi? Forse per far finire la guerra? Forse per mettere fine alle sofferenze delle popolazioni? Ma se era chiarissimo che in ogni caso l’Italia non sarebbe che diventata ancor più un campo di battaglia! Infame, la capitolazione; ma, insieme, idiota. Così come il tradimento non fu soltanto mostruoso nei riguardi degli alleati, con cui avevamo stretto patti sacrosanti e che avevano versato insieme con noi e per noi tanto sangue, ma fu anche e soprattutto diretto tradimento del nostro popolo, del suo sacrificio, del suo onore gelosamente conservato, del suo avvenire costruito da tante generazioni. E l’ultimo coronamento di tanto obbrobrio è negli appelli che l’ex re, passato al nemico, fuggito da una Roma da lui lasciata senza pane e senza orientamento, rivolge dal lembo invaso del territorio nazionale, tentando di incitarci contro chi il territorio nazionale eroicamente difende.

“No! Basta! Punto e da capo. Il patto fra re e popolo è bilaterale e quando il re vi manca ognuno di noi è sciolto dal giuramento. Il Fascismo che intorno a Mussolini rinasce non può essere che repubblicano. Repubblica non significa soltanto una forma costituzionale che ne sostituirà un’altra. Significa regime di popolo, regime che rompe i ponti con il passato.

“Basta con le cricche, siano esse generalizie, monarchiche, plutocratiche, burocratiche o anche gerarchiche. Basta con le consorterie del tradimento, del compromesso e della corruzione.

“Mussolini avrà intorno uomini nuovi. Gente che viene dal combattimento, dal lavoro, dalla competenza, dal sacrificio. Gente della guerra, di questa guerra.

“E il Partito che io guido per questo periodo di formazione, per questo periodo che chiamerò “costituente” non sarà la semplice copia del primo, pur onorandosi altamente di raccoglierne la luminosa tradizione.

“A parte l’esclusione e la punizione di chiunque abbia fornicato coi traditori esso sarà soprattutto partito di lavoratori, partito proletario, animatore di un nuovo ciclo sociale, senza più remore plutocratiche.

“Al comunismo che ancora una volta i liberali hanno evocato in scena, noi opponiamo la nostra risoluta volontà di lotta. Troncheremo l’impulso anarchico al disordine. Ma il fermento sociale che la guerra e il popolo esprimono noi l’accogliamo e lo facciamo nostro come un lievito di vita.

“La popolazione di Roma mantenga la sua calma e il suo ordine. Non è il caso di fare dimostrazioni di fede, in un tempo in cui la fede s’afferma solo sparando al fronte o dando opera all’interno per far marciare le cose il meglio possibile. La punizione dei responsabili di tanto disastro riguarda essi solo, non certo la massa sana e disciplinata della popolazione. Niente e nessuno deve turbare un ritmo collettivo di vita, già di per sé difficile.

“A questo proposito sono lieto di essere in grado di confermare che dopo la condizione di fame in cui i governanti fuggiaschi lasciarono la Capitale, si sono potute sormontare, per merito del Feldmaresciallo Kesselring e dei suoi collaboratori, le inaudite difficoltà create dal tradimento ed assicurare così nei prossimi giorni, come già ieri e oggi, il normale approvvigionamento di Roma.

“Romani e Italiani, la guerra è aspra, è pesante, ma tutt’altro che disperata. L’altro ieri e ieri, a Salerno, gli angloamericani subirono una sanguinosa sconfitta. Noi possiamo ancora trarre dalla guerra l’Italia col suo onore intatto e con tutte le possibilità della sua vita avvenire. Né c’è da scegliere. Dall’altra parte è la schiavitù; è il bolscevismo finale, contro cui sarebbe stupido sperare immunità dalla dissanguatrice occupazione bellica angloamericana. Voi avete visto come appena è parso che le porte fossero aperte a tale occupazione, subito nella vita italiana si sono socchiuse le porte al comunismo. Una sconfitta dell’Asse significherebbe in realtà un’Europa sovietizzata. E chi crede ancora a una possibilità di una propria vita individualmente pacifica in un’Italia dipendente da Mosca, l’operaio che ritiene di non aver nulla da temere dal bolscevismo, costui evidentemente è un ingenuo il quale tutto ignora dei piani staliniani, esperimentati in tutte le terre sovietizzate. La deportazione negli Urali, il trapianto delle popolazioni, la perdita della famiglia, della civiltà e del sole patrio, ecco la libertà comunista per gli schiavi di Stalin.

“La via che conduce alla salvezza è nell’agevolare al massimo il compito delle truppe alleate, nel circondarle del più leale cameratismo: e insieme nel dar vita e potenza alle nostre nuove formazioni volontarie. Già ora superbe nostre unità e corpi, come l’alpina Divisione Julia, coma le divisione paracadutisti, come la Milizia, come l’Aeronautica, continuano spontaneamente e valorosamente il combattimento al fianco dell’alleato. Siamo degni di questi nostri figli e fratelli! Sono certo che ne sentono in cuore l’esempio e l’emulazione i soldati e i militi delle truppe attualmente di stanza a Roma. ne sentono, soprattutto, il sacro cameratismo ideale.

“Roma imperiale fu grande. Più grande fu la Roma repubblicana: la Roma proletaria che per virtù di popolo povero e per austera dedizione di dirigenti seppe conquistarsi il suo destino, risalendo le correnti più tragiche, superando i più formidabili ostacoli.

“Il mio appello è: fedeltà a Mussolini. Ventura e sventura lo hanno accompagnato, e l’amore del popolo e il tradimento di alcuni; e il trionfo e l’errore. Ma una cosa è certa, ed è che egli incarna nella forma più evidente e chiara il genio italiano. La sua vita appartiene all’Italia. La nostra vita gli appartenga. Facile è l’entusiasmo delle vittorie. Più arduo, ma più degno di uomini, è tener fede nei giorni avversi, coi denti stretti e col pugno duro.

“Chi oggi si arrende si rassegna alla perpetua vergogna e miseria per sé e per i suoi. Unica soluzione: operare, lottare, volere vincere.

“O fascisti, o cittadini romani e italiani, riaccendete nel buio delle notti di guerra l’intimo fuoco delle speranze e delle volontà. Stringetevi intorno a Mussolini e alla bandiera d’Italia. Non tradiamo i Caduti d’Italia e l’Italia non cadrà.”

Sul fronte orientale infuria intanto la battaglia. Violenti combattimenti si svolgono nell’Italia centrale in particolare a Salerno fra tedeschi ed americani. La Stefani trasmette un lungo resoconto di quanto avviene sui vari teatri di battaglia.

“Berlino – Dal Quartier Generale del Fuehrer il Comando supremo delle Forze Armate comunica:

“Nella battaglia difensiva che infuria sul fronte orientale da oltre 2 mesi, i sovietici, malgrado la loro grande superiorità numerica, non sono riusciti in nessun punto a sfondare il fronte germanico e a vedere coronato da successo le loro operazioni.

“Nei luoghi in cui le truppe tedesche hanno abbandonato del terreno, lo sgombero si è sempre effettuato secondo i piani prestabiliti e mantenendo un ordine perfetto ed il collegamento tra i diversi settori del fronte.

“Nei settori meridionale e centrale del fronte orientale, dove si trova il punto nevralgico delle due parti in conflitto, è stato predisposto un importante consolidamento del fronte, che ha permesso ai tedeschi di costituire delle riserve.

“Nel quadro di questa operazione di sganciamento sono state sgomberate le città di Noworossisk e di Briansk, dopo la distruzione integrale di tutti gli impianti di carattere militare. Lo sgombero si è svolto secondo i piani prestabiliti.

“Ad occidente di Jelmia e a sud di Boliyi, gli attacchi sferrati da importanti formazioni sovietiche sono stati respinti con gravi perdite del nemico che ha lasciato sul terreno, oltre a numerosi cadaveri, un gran numero di carri armati. Tutte le infiltrazioni di carattere locale sono state contenute.

“A sud del lago Ladoga sono stati egualmente respinti attacchi protrattisi per tutta la giornata.

“Negli altri settori del fronte orientale non si sono avuti che combattimenti di carattere locale.

“La squadriglia da caccia numero 52 ha anch’essa riportato la sua 7.000 vittoria nei combattimenti aerei sul fronte orientale.

“In Italia

“Nel settore della testa di ponte nemica nell’Italia centrale, i combattimenti accaniti si susseguono con immutata violenza. Le truppe germaniche sono riuscite a ridurre ancora la testa di ponte avversaria di Salerno. Nella zona di Eboli, dove la resistenza avversaria è notevolmente aumentata, le truppe germaniche hanno distrutto reparti americani che erano stati isolati dalle loro comunicazioni. Sono stati fatti prigionieri ed è stato catturato del bottino.

“Truppe paracadutiste nemiche, lanciate alle spalle delle truppe germaniche, sono state annientate.

“Per aiutare le sue truppe da sbarco già duramente provate, il nemico ha sbarcato, nella parte meridionale del golfo di Salerno, nuove forti formazioni. In questa regione sono in corso violenti combattimenti.

“L’aviazione germanica ha attaccato ripetutamente le navi nemiche radunate nel porto colpendo una grossa nave da guerra ed un cacciatorpediniere così gravemente che si può contare sulla loro perdita. Numerose altre navi sono state danneggiate.

“Un gruppo di motosiluranti germaniche, agli ordini del primo tenente Schmidt, ha affondato in Adriatico, alcuni giorni fa, una torpediniera, due dragamine ed un guardacoste del Governo di Badoglio. Le unità germaniche suddette hanno, inoltre, catturato la nave adibita al trasporto di truppe “Leopardi” che si trovava al suo primo viaggio con 1.000 soldati italiani a bordo; hanno altresì catturato tre altri vapori.

“Dopo essere entrati in un grande porto adriatico, essi hanno costretto il comandante del porto e il prefetto della città a consegnare le armi.

“Navi di scorta di un convoglio germanico hanno affondato al largo della Norvegia occidentale una vedetta rapida britannica che tentava di attaccare il convoglio ed hanno abbattuto un aerosilurante nemico.

“Formazioni di bombardieri angloamericani hanno nuovamente attaccato ieri, giovedì, alcuni territori della Francia occidentale e meridionale. Particolarmente nel centro della città di Nantes si sono avute gravi distruzioni causate dalle bombe dirompenti e la popolazione ha subito notevoli perdite.

“La notte scorsa apparecchi nemici hanno effettuato voli di molestia sulla Germania settentrionale lanciando bombe che hanno prodotto danni irrilevanti. Ad opera dell’arma aerea e delle unità da marina da guerra sono stati abbattuti nella giornata di ieri, 28 apparecchi nemici in gran parte quadrimotori da bombardamento pesante.

“Cacciatori germanici a lungo raggio hanno abbattuto in Atlantico un grosso idrovolante nemico.”

Il Comando delle forze armate germaniche in Italia ordina la consegna di tutte le armi e beni dell’esercito italiano entro 24 ore; inoltre tutti i militari italiani dovranno presentarsi al comando germanico.

“Il comandante superiore delle Forze armate germaniche in Italia ordina:

1) Chiunque asporti o danneggi oggetti di qualsiasi specie delle Forze armate germaniche o italiane, specialmente armi, sarà fucilato secondo la legge marziale.

2) Chiunque tenga nascoste armi e non ne effettui la consegna presso un Comando Militare Germanico entro 24 ore dalla pubblicazione di questo proclama sarà fucilato secondo la legge marziale.

3) Oggetti delle Forze armate italiane, come automobili, cavalli, muli, veicoli, carburanti, lubrificanti, attrezzi di qualsiasi genere ecc., sono da consegnare immediatamente presso il più vicino Comando Militare germanico.

4) Nei luoghi ove non esistano Comandi Militari germanici le armi, gli oggetti di qualsiasi specie delle Forze armate dovranno essere consegnati al Podestà, il quale dovrà curarne il versamento sollecito al più vicino Comando Militare germanico.

5) Militari italiani di qualsiasi grado, anche quelli appartenenti a reparti scioltisi, dovranno presentarsi in uniforme SUBITO presso il più vicino Comando Militare germanico. I militari che non si presenteranno saranno deferiti al Tribunale di guerra.

6) Il luogo di rifugio di prigionieri anglo-americani evasi dovrà essere subito indicato all’Autorità Militare Germanica; gli inadempienti saranno severamente puniti.

7) Chiunque, trascorse 24 ore dalla diffusione del presente proclama a mezzo radio, volantini e manifesti murali, darà alloggio e vitto o fornirà vestiti borghesi a prigionieri anglo-americani sarà deferito al Tribunale di Guerra per l’applicazione di pene gravissime.

8) I Questori e i Podestà provvederanno alla emanazione di norme corrispondenti per i territori di loro competenza e saranno responsabili dell’esecuzione di quanto sopra.”

Sabato 18 settembre

Da Radio Monaco Mussolini pronuncia il suo primo discorso dopo la liberazione dal Gran Sasso39.

“Camicie nere, italiani e italiane! Dopo un lungo silenzio ecco che nuovamente vi giunge la mia voce e sono sicuro che voi la riconoscete; e la voce che vi ha chiamato a raccolta in momenti difficili e ha celebrato con voi le giornate trionfali della patria.

“Ho tardato qualche giorno prima di indirizzarmi a voi, perché dopo un periodo di isolamento morale, era necessario che riprendessi contatto col mondo.

“La radio non ammette lunghi discorsi e per essere breve comincerò dal 25 luglio, giorno in cui si verificò la più incredibile di tutte le avventure della mia vita avventurosa.

“Il colloquio col Re a Villa Savoia durò 20 minuti; forse anche meno: ogni discussione con lui era impossibile perché aveva già preso la sua decisione e il punto culminante della crisi era imminente. E’ già accaduto in tempo di pace come in tempo di guerra che un ministro sia congedato o che un comandante cada in disgrazia. Ma è un fatto unico nella storia che un uomo che per venti anni ha servito un re con lealtà assoluta, dico assoluta, sia fatto arrestare sulla soglia della casa privata di un re, sia stato costretto a salire su un’autoambulanza della Croce Rossa sotto il pretesto di salvarlo da una congiura e sia stato condotto a una velocità vertiginosa da una caserma di carabinieri all’altra.

“Ebbi subito l’impressione che la protezione non era che un pretesto; questa impressione si rafforzò quando da Roma fui condotto a Ponza e successivamente mi convinsi, traverso le peregrinazioni da Ponza a La Maddalena al Gran Sasso, che il piano progettato contemplava la consegna della mia persona al nemico. Avevo però la netta impressione, pure essendo completamente isolato dal mondo, che il Fuhrer non mi avrebbe abbandonato. Goering mi mandò un telegramma, più che cameratesco fraterno. Più tardi il Fuhrer mi fece pervenire una edizione veramente monumentale delle opere di Nietzsche. La parola fedeltà ha un significato profondo, inconfondibile, vorrei dire eterno nell’anima tedesca. E’ la parola che nel collettivo e nell’individuale riassume il mondo spirituale germanico.

“Conosciute le condizioni dell’armistizio non ebbi il minimo dubbio circa quanto si nascondeva nel testo dell’art. 12. Del resto un alto funzionario mi aveva detto: “Voi siete un ostaggio”. Nella notte dall’11 al 12 settembre feci sapere che i nemici non mi avrebbero avuto vivo nelle loro mani. C’era nell’aria limpida attorno all’imponente cima del monte una specie di aspettazione. Erano le 14 quando vidi atterrare il primo aliante; poi successivamente altri; poi squadre di uomini avanzavano verso il rifugio e vidi cessare ogni resistenza. Dalle guardie che mi custodivano nessun colpo partì. Tutto era durato cinque minuti. Questa impresa liberatrice che rivela la organizzazione e lo spirito di iniziativa e di decisione tedeschi, rimarrà memorabile nella storia della guerra e col tempo diventerà leggendaria. Qui finisce il capitolo che potrebbe essere chiamato il mio dramma personale; ma esso è ben trascurabile episodio di fronte alla spaventosa tragedia in cui il Governo democratico, liberale, costituzionale del 25 luglio ha gettato la intera nazione.

“L’inguaribile ottimismo di molti italiani, anche fascisti, non credette in un primo tempo che il Governo del 25 luglio avesse programmi così catastrofici nei confronti del partito del regime e della nazione.

“Oggi davanti alle rovine, davanti alla guerra che continua, noi spettatori, taluno, vorrebbe sottilizzare per cercare formule di compromesso e attenuanti per quanto riguarda la responsabilità, e quindi continuare nell’equivoco. Essi sofisticano dinanzi al nuovo nome del Partito. Sono gli stessi pesi morti che hanno sempre ritardato la marcia del regime, che hanno sempre cercato di sabotarne le realizzazioni sociali e gli sviluppi sul piano nazionale e imperiale. Noi viceversa, mentre rivendichiamo le nostre responsabilità, vogliamo precisare quelle degli altri, a cominciare dal Capo dello Stato che essendosi scoperto e non avendo abdicato, come la maggioranza degli italiani si attendeva, può e deve essere chiamato direttamente in causa.

“E’ la sua dinastia che durante tutto il periodo della guerra, pure avendola il Re dichiarata, è stata l’agente principale del disfattismo e della propaganda antitedesca. Il suo disinteresse circa l’andamento della guerra, le prudenti, non sempre prudenti, riserve mentali si prestavano a tutte le speculazioni del nemico, mentre l’erede, che pure aveva voluto assumere il comando delle armate del sud, non è mai comparso sui campi di battaglia. Sono ora più che mai convinto, che Casa Savoia ha voluto preparare, organizzare, anche nei minimi dettagli, il colpo di stato, complice ed esecutore Badoglio, complici taluni generali imbelli e imboscati e taluni invigliacchiti elementi del fascismo. Non può esistere alcun dubbio che il Re ha autorizzato subito dopo la mia cattura, trattative per l’armistizio, trattative che forse erano già incominciate fra le dinastie di Roma e di Londra. E’ stato il Re che ha consigliato i suoi complici, di ingannare nel modo più miserabile la Germania smentendo anche dopo la firma che trattative fossero in corso. E’ il complesso dinastico che ha preparato ed eseguito la demolizione del fascismo che pure 20 anni fa lo aveva salvato, e creato l’impotente diversivo interno a base del ritorno allo Statuto del 1848 e alla libertà protetta dallo stato d’assedio.

“Quanto alle condizioni dell’armistizio che dovevano essere generose sono fra le più dure che la storia ricordi. E’ il Re che non ha fatto obiezioni per quanto riguardava la consegna della mia persona al nemico. E’ il Re che ha col suo gesto, dettato dalla preoccupazione per l’avvenire della sua corona, creato per l’Italia una situazione di caos, di vergogna e di miseria che si riassume nei seguenti termini: in tutti i continenti, dall’Estrema Asia all’America, si sa che cosa significhi tener fede ai patti da parte di Casa Savoia. Gli stessi nemici, ora che abbiamo accettato la vergognosa capitolazione, non ci nascondono il loro disprezzo. Né potrebbe accadere diversamente.

“L’Inghilterra ad esempio, che nessuno pensava di attaccare e specialmente il Fuhrer non pensava di farlo è scesa in campo, secondo le affermazioni di Churchill, per la parola data alla Polonia. D’ora innanzi può accadere che specie nei rapporti privati ogni italiano sia sospettato. Se tutto ciò portasse conseguenze solo su persone responsabili, il male non sarebbe grave; ma non bisogna farsi illusioni: esso deve essere scontato dal popolo italiano dal primo all’ultimo dei suoi cittadini.

“Dopo l’onore compromesso abbiamo perduto, oltre ai territori metropolitani occupati e saccheggiati dal nemico, anche e forse per sempre tutte le nostre posizioni adriatiche, ioniche, egee, francesi che avevamo conquistato non senza sacrifici di sangue. Il R. Esercito si è quasi ovunque rapidamente sbandato e niente è più umiliante che essere disarmati da un alleato tradito tra lo scherno delle popolazioni locali. Questa umiliazione deve essere stata soprattutto sanguinosa per quegli ufficiali e soldati che si erano battuti da valorosi accanto ai tedeschi in tanti campi di battaglia.

“Negli stessi cimiteri di Africa e di Russia dove i soldati italiani e tedeschi riposano insieme dopo l’ultimo combattimento deve essere stato sentito il peso di questa ignominia. La R. Marina costruita tutta durante il ventennio fascista si è consegnata al nemico in quella Malta che costituiva e più ancora costituirà una minaccia permanente contro l’Italia e un caposaldo dell’imperialismo inglese nel Mediterraneo. Solo l’aviazione ha potuto salvare buona parte dei suoi materiali; ma anche essa è praticamente disorganizzata.

“Queste sono le responsabilità indiscutibili documentate anche dal Fuhrer il quale ha narrato ora per ora l’inganno teso alla Germania, inganno rafforzato dai micidiali bombardamenti che gli angloamericani, d’accordo con Badoglio, hanno continuato, malgrado la firma dell’armistizio, contro grandi e piccole città dell’Italia centrale.

“Date queste condizioni non è il regime che ha tradito la monarchia ma è la monarchia che ha tradito il regime, anche se oggi è decaduta nella coscienza e nel cuore del popolo, ed è semplicemente assurdo supporre che ciò possa minimamente compromettere la compagine unitaria del popolo italiano. Quando una monarchia manca a quelli che sono i suoi compiti essa perde ogni ragione di vita; quanto alle tradizioni ce ne sono più di repubblicane che di monarchiche. Più che dai monarchici la libertà e l’indipendenza dell’Italia furono volute dalla corrente repubblicana e dal suo più puro e grande apostolo Giuseppe Mazzini. Lo Stato che noi vogliamo instaurare sarà nazionale e sociale nel senso più alto della parola, sarà cioè fascista risalendo così alle nostre origini.

“Nell’attesa che il movimento si sviluppi sino a diventare irresistibile i nostri postulati sono i seguenti:

“1° Riprendere le armi a fianco della Germania, del Giappone e degli altri alleati. Solo il sangue può cancellare una pagina così obbrobriosa nella storia della Patria.

“2° Preparare senza indugio la riorganizzazione delle nostre forze armate attorno alla formazione della Milizia. Solo chi è animato da una fede e combatte per un’idea non misura l’entità dei sacrifici.

“3° Eliminare i traditori; in particolar modo quelli che sino alle ore 21,30 del 25 luglio militavano, talora da parecchi anni, nel Partito e sono passati nelle file del nemico.

“4° Annientare le plutocrazie parassitarie e fare del lavoro finalmente il soggetto dell’economia e la base infrangibile dello Stato.

“Camicie nere, fedeli di tutta Italia, io vi chiamo nuovamente al lavoro e alle armi; l’esultanza del nemico per la capitolazione dell’Italia non significa che esso abbia già la vittoria nel pugno, poiché i due grandi imperi Germania e Giappone non capitoleranno mai.

“Voi squadristi ricostituite i vostri battaglioni che hanno compiuto eroiche gesta; voi giovani fascisti inquadratevi nelle divisioni che devono rinnovare sul suolo della Patria le gloriose imprese di Bir-el-Gobi; voi aviatori tornate accanto ai camerati tedeschi al vostro posto di pilotaggio per rendere vana e dura l’azione nemica sulle nostre città; voi donne fasciste riprendete la vostra opera di assistenza morale e materiale così necessaria al popolo.

“Contadini, operai e piccoli impiegati, lo Stato che uscirà da questo immane travaglio sarà il vostro, e come tale lo difenderete contro chiunque sogni ritorni impossibili.

“La nostra volontà, il nostro coraggio, la nostra fede ridaranno all’Italia il suo volto, il suo avvenire, la sua possibilità di vita e il suo posto nel mondo. Più che una speranza questa deve essere per voi tutti una suprema certezza. Viva l’Italia, viva il Partito fascista repubblicano!”

Commenta Suster nel suo diario: “Stasera da una stazione radio germanica ha parlato al popolo italiano Mussolini. Il discorso breve e pronunciato con un tono piuttosto opaco, ha deluso gli ascoltatori, essendosi risolto in un violento attacco contro la dinastia dei Savoia e contro l’Esercito, come se questo fosse ancora il momento delle recriminazioni – o peggio dei regolamenti di conti interni. Evidentemente il Duce non ha pensato in profondità, neppure durante il suo mese e mezzo di prigionia, ed ha ricominciato la sua vita come se nel frattempo non vi fosse stato il 25 luglio, né lo squagliamento generale dei fascisti, delusi, truffati, disgustati, nauseati di tutto un complesso di incapacità e di incoscienza che portarono il Paese all’attuale catastrofe. E le conseguenze si stanno vedendo in questi giorni, in cui pur essendo state riaperte le iscrizioni al nuovo partito fascista repubblicano,, pochi, pochissimi sono coloro che danno il loro nome vedendo anche nel nuovo organismo, gli stessi uomini, gli stessi metodi e le stesse lacune che portarono al pronunciamento del 25 luglio. Quello che è stomachevole, si è che Mussolini ed i suoi più vicini collaboratori non comprendono tutto questo, e non sappiano trovare un guizzo, un’idea nuova, uno slancio per rialzarsi al di sopra del caso personale, per preoccuparsi finalmente dell’Italia e non soltanto del Fascismo.

Per mio conto ho deciso che rimarrò ad ogni costo fuori da ogni clientela, o rango di pecoroni, essendo rimasto troppo profondamente ferito, dopo l’ultima delusione. E qualora mi si chiami, lo dirò senza ambagi, considerando l’onestà e la lealtà il dovere primo di questi momenti. Straordinario si è, in tutto ciò, che i tedeschi sembra siano gli unici a capire su un piano politico l’errore di una restaurazione teatrale, basata sulla sconfitta, e pertanto nicchiano, esitano, si attardano nel dare una qualsiasi forma legale al regime mussoliniano. Temono infatti che ciò, invece di rafforzare la loro posizione militare e morale nella penisola, rendendoli corresponsabili di errori che non vorrebbero commettere, e pertanto mantengono un equivoco, una fluidità di posizioni, altamente significative. Iersera intanto, in seguito ad un discorso antimonarchico pronunciato alla radio di Roma, dal nuovo segretario del Partito Pavolini, il conte Calvi di Bergolo avrebbe deciso di dare le dimissioni da comandante della Città Aperta. La situazione minacciava di complicarsi molto in seguito a questo gesto, obbligando i tedeschi o ad affidare ai fascisti l’amministrazione della Capotale, o ad assumerla direttamente. Dopo molte trattative e conversazioni le cose sono state accomodate e Calvi di Bergolo stasera aveva deciso di restare, ma chissà come diverrà precaria la sua posizione dopo il discorso di Mussolini. In verità non credo si sia mai verificato nella storia di nessun popolo o di nessuna nazione un periodo tanto caotico come quello che stiamo attraversando, e nel quale nessuno, dico nessuno, sa chi sia che comanda, in nome di chi si agisce, e per quali poteri si lavori. Perfino i tedeschi si dividono sempre più chiaramente e profondamente, in ambienti politici e circoli militari, e le loro differenze di idee e di valutazione non sono più che il segreto di Pulcinella. Le operazioni militari prendono intanto una piega sempre più preoccupante per i tedeschi e mentre a Salerno, in seguito allo sbarco di potenti rinforzi anglo-americani sono riusciti a superare la crisi ed a passare al contrattacco, in Russia la ritirata continua su tutto il fronte. In queste condizioni, non può esistere uomo che non abbia perduto il ben dell’intelletto, che non veda ormai la partita come definitivamente compromessa, con tutte le conseguenze che ne derivano. Per quel che ci concerne direttamente, cioè per la sorte di Roma, si hanno tutte le ragioni per temere che fra una decina di giorni, tutto possa essere finito, considerando soprattutto che le poche divisioni tedesche che sono a sud della capitale, hanno già iniziato un lento ma generale movimento di ripiegamento. I tedeschi del resto, a quanto si assicura, hanno già preso le loro misure di precauzione, minando i vari ministeri, gli acquedotti ed il gazometro, per lasciare eventualmente dietro di loro, il deserto e la miseria più assoluta. Quello che abbiamo vissuto finora, non sarebbe così che una introduzione, un preambolo al peggio. Del resto in questo senso, molti sono i segni ammonitori, compreso quello che la Stefani è praticamente da oggi sotto controllo tedesco, nonché sotto inchiesta, come se la nostra attività fosse preventivamente condannata od almeno condannabile”.

A Roma l’ambasciatore Augusto Rosso, al quale era stato affidato il Ministero degli Esteri dal ministro Guariglia, partecipa alla riunione di tutti i commissari convocata da Rahn all’ambasciata di Germania. Al termine (AMAE – RSI b. 1) redige la seguente nota:

“Il Ministro Rahn ha convocato tutti i Commissari all’Ambasciata di Germania per le ore 19.

“L’invito alla riunione è stato notificato a me pel tramite del console Generale Giuriati che aveva veduto nel pomeriggio il signor Mollhausen. Gli altri Commissari erano stati invitati pel tramite del Commissario alla Presidenza del Consiglio.

“Rossi Longhi ha telefonato a mio nome al Colonnello Montezemolo per chiedere le direttive del Generale Calvi.

“La risposta è stata nel senso che i Commissari dovevano rispondere alla convocazione.

“Giunto in macchina al cancello della villa Volkonsky i militari di guardia tedeschi hanno invitato me, come gli altri Commissari, a scendere dall’automobile. Quando ci siamo trovati tutti riuniti, siamo saliti a piedi alla villa. Ricevuti dal signor Mollhausen, siamo stati introdotti in uno dei saloni dell’Ambasciata dove il Ministro Rahn ci ha raggiunto subito dopo. Ha stretto la mano ai singoli Commissari e ci ha invitato a sederci in circolo.

“Parlando in tedesco che veniva tradotto frase per frase in italiano dal signor Mollhausen il Ministro Rann ci ha anzitutto ringraziato di aver risposto al suo invito, che aveva avuto lo scopo di prendere contatto diretto e personale con noi onde studiare il modo di regolare nella maniera più pratica le nostre future relazioni.

“Ha poi fatto una serie di dichiarazioni, che si possono dividere in due categorie:

“a) Richieste che egli ha rivolto ai Commissari e che sono state le seguenti: 1) Ciascun Commissario riceverà presso il rispettivo Dicastero un rappresentante tedesco con funzioni di collegamento con il Ministro Rahn; 2) I Commissari dovranno prendere l’iniziativa di segnalare al Ministro Rahn tutte le questioni che possano interessare le autorità tedesche ; 3) I Commissari devono provvedere perché l’Autorità dei loro dicasteri venga esercitata su tutto il territorio non occupato dal nemico; 4) I Commissari dovranno invitare tutti gli uffici periferici dipendenti ad ubbidire alle autorità tedesche quando si tratti di questioni concernenti la condotta della guerra.

“b) Le altre dichiarazioni del signor Rahn sono state di natura essenzialmente politica. Ha parlato del programma che egli si era proposto di svolgere quando era venuto ad assumere la direzione dell’Ambasciata di Germania nella seconda metà di agosto; quello di eliminare i sospetti e gli equivoci creati dal cambiamento di regime del 25 luglio e di aumentare la collaborazione dei due paesi per poter respingere i tentativi nemici di sbarco sul continente italiano. Ha menzionato poi i colloqui avuti col Maresciallo Badoglio e col Re alla vigilia dell’armistizio. 0ggi ha detto non esiste per l’Italia che una via per riguadagnare il prestigio morale perduto a causa del “basso tradimento” dei suoi governanti, ed è quella di riprendere la lotta a fianco della Germania contro i nemici comuni. Questa è anche l’unica via di salvezza per L’Italia, perché se i nemici vincessero, l’Italia cesserebbe di esistere come nazione indipendente, e diventerebbe preda del bolscevismo.

“Il Ministro Rahn ha poi parlato di Mussolini, col quale ha detto di aver conferito due giorni prima. Ha esaltato la figura morale ed intellettuale del Duce, contrapponendolo anche a quella di certi ex gerarchi del Partito (per i quali Rahn ha detto di comprendere benissimo che gli italiani non avessero alcuna stima). Solo Mussolini, al quale il Fuehrer è legato oltre che da stima e fedeltà reciproca, anche da una affezione fraterna, può oggi ricondurre l’Italia sulla via dell’onore e verso un avvenire migliore.

“Nel corso delle sue dichiarazioni il Ministro Rahn ha più di una volta insistito sul fatto che la Germania, la quale aveva mandato le sue truppe nella penisola per aiutare l’Italia a difendersi contro l’invasione, si trova ora a combattere da sola ed in condizioni rese tanto più difficili dal “tradimento” perpetrato dal Governo Badoglio. Le autorità tedesche avevano quindi il diritto di esigere che le autorità e la popolazione italiana cooperassero per la difesa del territorio italiano.

“(Questo resoconto delle dichiarazioni del Ministro Rahn, che hanno durato più di mezz’ora, è stato fatto a memoria ed è possibile che esse siano state riprodotte qui sopra con delle inesattezze e delle lacune. Credo tuttavia che il loro spirito e il loro contenuto sostanziale sia abbastanza fedelmente riassunto da queste note).

“Finito di parlare, il Ministro Rahn si è rivolto ai Commissari per chiedere se avevano qualche cosa da dire. Ho chiesto la parola ed ho detto all’incirca quanto segue:

“Signor Ministro, parlo a titolo personale perché non ho l’autorità per esprimermi a nome di tutti gli altri Commissari. Desidero pero’ fare una dichiarazione per esporvi il mio pensiero su quanto ci avete detto. Voi ci avete parlato apertamente e con molta franchezza. Farò lo stesso con voi, perché conviene a tutti di evitare gli equivoci. Del resto vi ho già conosciuto prima e mi sono trovato d’accordo con voi fin dal principio che la politica migliore è sempre quella della lealtà e della sincerità.

“Ciò premesso, desidero richiamare la vostra attenzione sul fatto che noi, Commissari, abbiamo ricevuto dal Comandante della Città di Roma, Generale Calvi, un mandato limitato: quello cioè di continuare l’attività dei nostri rispettivi Dicasteri nello stretto ambito delle questioni di carattere puramente amministrativo e tecnico. Noi non siamo degli uomini politici e, credo di poter dire per tutti noi, neppure degli uomini di partito. Siamo dei funzionari e degli italiani che cercano di servire il Paese con tutte le loro forze per aiutarlo a superare la gravissima crisi che l’Italia sta attraversando. Vi prego quindi di non voler porci delle questioni politiche che noi non abbiamo l’autorità e la competenza di risolvere. Vi prego di non metterci davanti a problemi di natura politica che noi non possiamo affrontare. Non aumentate il turbamento che è stato gettato negli spiriti degli italiani dagli avvenimenti di questi ultimi giorni.

“Nell’ambito della nostra 1imitata competenza noi lavoreremo secondo 1a direttiva dataci dal Generale Calvi, che è stata quella di cooperare con voi nella soluzione dei problemi di carattere amministrativo e tecnico. Non chiedeteci di oltrepassare questi limiti e di assumere degli impegni che non possiamo prendere perché in coscienza non potremmo promettervi di mantenerli”.

“Il Ministro Rahn, che mi aveva ascoltato con molta attenzione, osservò che egli non aveva inteso di sollevare questioni politiche. Quando aveva parlato di Mussolini aveva inteso esprimere le sue idee personali che sono quelle condivise dal popolo tedesco.

“Hanno poi interloquito il Commissario dell’Agricoltura che ha richiamato l’attenzione sulla estrema urgenza di provvedere alle necessità del vettovagliamento; il Commissario per l’Industria, Commercio e Lavoro che ha fatto presente la necessità che i Commissari siano messi in grado di comunicare con gli organi periferici; infine quello della produzione bellica che ha segnalato il grave danno arrecato a11a vita economica del Paese da certe distruzioni compiute dalle autorità militari tedesche, anche quando esse non appaiono rese necessarie da effettive esigenze di ordine bellico.

“Il Ministro Rahn ha pregato tutti i Commissari di esporgli le questioni con rapporti particolareggiati ed ha promesso di fare tutto il possibile per facilitarne la soluzione”.

Domenica 19 settembre

Da Radio Bari Badoglio40 così risponde al discorso di Mussolini:

“Ieri sera da una radio straniera, Mussolini ha pronunciato un discorso per precisare agli italiani le responsabilità del Sovrano e del Governo Nazionale nella tragica situazione attuale del Paese, e per gettare le basi programmatiche del nuovo governo fascista repubblicano.

“Ritengo in merito necessario dire alcune verità agli Italiani.

“Dopo la conquista dell’Impero, l’Italia ed il suo popolo avevano lavoro per un secolo almeno, per mettere questo Impero in completa fase di produzione. Invece, sebbene non richiesto dai tedeschi, Mussolini gettò il Paese nella nuova guerra, non voluta né sentita da alcuno e non vivificata dall’odio contro il nuovo nemico.

“Il Paese, già stremato dalle precedenti guerre di Etiopia e di Spagna si presentò alla nuova assolutamente impreparato, con l’Esercito ancora armato con le armi della guerra ‘15-’18, e con una deficienza impressionante di materie prime, senza alcuna speranza di migliorare la situazione, mentre era evidente che avremmo avuto per nemici i più ricchi e potenti Stati del mondo.

“Esempio tipico di politica generale sproporzionata ai mezzi.

“Ciò nonostante il Paese e le Forze Armate hanno fatto tutto il loro dovere in mezzo a difficoltà sempre crescenti e sopportando sacrifici di ogni genere.

“In questi tre anni di guerra la Germania ci ha sempre considerato come un popolo inferiore, ha taglieggiato le nostre provincie asportando merci di ogni genere, ha reso necessario per il popolo italiano un regime alimentare assolutamente insufficiente, inferiore di gran lunga al germanico, ha contribuito al deprezzamento della nostra valuta spendendo a piene mani nel nostro Paese, ha soprattutto voluto sempre comandare sulle nostre Forze Armate.

“La guerra compiuta dalla Germania non è stata una guerra di alleato, ma è stata soltanto la guerra germanica; lo scacchiere africano e poi quello italiano hanno rappresentato degli antimurali della Germania così come lo rappresentano la Francia, l’Ucraina, la Grecia, la Romania ed altri Paesi occupati.

“Durante questi tre anni di guerra l’Esercito Italiano è stato da Benito Mussolini, comandante in capo delle Forze Armate, disseminato in tutta l’Europa, a difendere la Provenza, la Croazia, la Grecia, Creta ed è stato inviato a combattere in Russia.

“In questa situazione un Comandante Supremo delle Forze Nazionali non avrebbe mai dovuto portare il Paese, e questo il popolo italiano non dimenticherà, molto più che gli avvenimenti di questi giorni hanno chiaramente dimostrato che questa polverizzazione dell’Esercito Italiano rispondeva al piano diabolico di mettere divisioni germaniche vicino alle nostre per annientarle al momento opportuno.

“Quando poi il nemico è arrivato alle porte d’Italia ed ha attaccato la Sicilia, non vi erano più divisioni italiane per difendere il sacro suolo della Patria.

“Quale era la situazione dell’Italia al 25 luglio scorso?

“Tutte le colonie perdute, il nemico in Sicilia, l’Esercito disseminato ovunque, la Marina da guerra fortemente provata nel naviglio sottile, che è il più importante nell’attuale guerra, la marina mercantile quasi distrutta, l’Aeronautica quasi inesistente, le materie prime forniteci dalla Germania in diminuzione, i nodi ferroviari ed intieri quartieri delle nostre città distrutti, i rifornimenti alimentari al sud impossibili, le industrie fortemente menomate dalle offese aeree, la situazione alimentare del Paese sempre in peggioramento, molte centinaia di miliardi di Debito Pubblico, nessuna reale speranza di vittoria.

“In questa situazione venne a inserirsi il voto di sfiducia del maggior organo del partito al suo capo, ed il Sovrano non poteva che costituire un nuovo Governo, venendo incontro al desiderio di tutto il popolo.

“Si venne così al fermo di Mussolini, fatto per salvare la sua persona da offese gravi e lo stesso Mussolini me ne ebbe a ringraziare in una lettera scrittami la notte dal 25 al 26 luglio.

“Il nuovo Governo, nelle sopra esposte condizioni del Paese, aveva l’obbligo di rivedere la posizione generale, pena la schiavitù e la distruzione della Nazione, e doveva avere la libertà di dichiararsi vinto.

“Fu dichiarato l’armistizio l’8 settembre.

“Giova qui rendere noto che dopo il convegno di Feltre Mussolini comunicava ai suoi collaboratori, che possono rendere testimonianza, che meditava sganciarsi dai tedeschi per il 15 settembre giacché Hitler lo aveva tradito.

“Le condizioni sono dure, perché non dobbiamo dimenticare che siamo vinti, ma conviene precisare che già talune clausole sono attenuate dagli sviluppi della situazione.

“Il disarmo delle unità dell’Esercito non viene attuato: gli equipaggi non sono trattati come prigionieri: unità leggere navali nostre operano ai nostri ordini in scacchieri oltre mare con consenso alleato.

“La nostra reazione armata alle aggressioni di ogni genere germaniche ci porta sempre più su un piano di collaborazione con gli alleati, che non potrà non contare alla conclusione della pace.

“Ma conviene qui anche prendere in considerazione quale sarebbe stata la sorte dell’Italia se avesse continuato nell’alleanza a fianco della Germania e se questa avesse vinto la guerra. Non vi è dubbio che in questo caso, dato il disprezzo sempre dimostrato verso di noi, l’Italia sarebbe diventata un paese vassallo nel senso più pieno della parola.

“All’atto dell’armistizio, la Germania, dando attuazione ad un progetto già studiato in tutti i particolari e che sicuramente avrebbe attuato anche se non si fosse dichiarato l’armistizio per impadronirsi delle forze armate e degli organi vitali e civili e politici del Paese, ha immediatamente aggredito le nostre divisioni disseminate ovunque ed incapsulate dalle divisioni germaniche, riuscendo a sorprendere la buona fede di molti ed incontrando per fortuna in altri posti la decisa reazione italiana.

“Nel discorso di Mussolini si parla del mondo spirituale germanico, ma io, ed il mio popolo cerchiamo invano tracce di questo mondo spirituale negli omicidi, e nelle rapine di ogni genere compiute contro inermi cittadini di tutta Italia, nelle ruberie che i germanici stanno facendo in tutti i casolari dei contadini, lo cerchiamo invano nel trattamento disumano fatto ai nostri soldati, specie alpini in Russia, nella fucilazione annunciata del generale Sencer in Corsica, di 180 prigionieri italiani se non verranno restituiti 18 prigionieri tedeschi, lo cerchiamo invano cotesto mondo spirituale germanico negli ostaggi presi dal Maresciallo Rommel contro tutti i diritti delle genti, di questo Maresciallo Rommel che, secondo radio Berlino, dovrebbe essere il vendicatore del tradimento italiano, e verso il quale invece dovranno vendicarsi i combattenti d’Africa perché è il primo responsabile di tutte le nostre sventure africane.

“Se è vero che Hitler ha così forte amicizia per Mussolini, perché questi non ottiene che il soldato germanico non infierisca contro inermi cittadini di null’altro colpevoli che di essere italiani?

“Allo stato dei fatti il Governo Nazionale Italiano afferma solennemente:

1. – Il Sovrano e la Sua Casa sono l’esponente del pensiero del popolo italiano e rappresentano l’unità della nostra Patria.

2. – Il popolo italiano ha manifestato chiaramente i suoi sentimenti il 26 luglio e non vuol più saperne del fascismo, repubblicano o monarchico che sia.

3. – Le Forze Armate hanno prestato giuramento al Re e solo al Re ubbidiscono e ubbidiranno: nessuno ha il diritto ed il potere di sciogliere le Forze Armate dal giuramento prestato.

4. – Il popolo italiano non ha tradito il tedesco, ma è stato tradito dal binomio fascismo-nazismo. Esso non dimenticherà mai i sacrifici di una guerra imposta con mezzi assolutamente inadeguati, non voluta né sentita; i contadini e gli alpini non dimenticheranno le decine di migliaia dei loro migliori figli mandati a morire in Russia e nel deserto africano esclusivamente per l’interesse germanico.

5. – Il popolo italiano non dimenticherà mai le aggressioni, le spogliazioni di ogni genere, gli arbitrii, le prepotenze germaniche di queste settimane che hanno ampiamente giustificato anzi resa necessaria la reazione italiana, e che approfondiscono sempre più il solco esistente fra i due popoli.

6. – Più rapida sarà la cacciata dei tedeschi dall’Italia, più presto avverrà la nostra liberazione e la ripresa della nostra vita nazionale.

7. – I combattenti che ritorneranno e che avranno ancora più forti nell’animo i risentimenti per ciò che hanno sofferto, i contadini, gli artigiani, ed i piccoli impiegati che hanno risentito e risentiranno più di tutti delle conseguenze di questa guerra, forgeranno sotto la guida di Casa Savoia e del Governo Nazionale, i futuri destini della Patria.

8. – La Patria risorgerà da queste rovine più viva che mai, spiritualmente e materialmente, solo che la concordia e la fede animino tutti gli Italiani.

Nell’opera di ricostruzione materiale il Governo confida nella collaborazione angloamericana”.

Lunedì 20 settembre

La Stefani invia agli uffici la seguente nota41: ”Vista la persistente sospensione di ogni comunicazione telefonica e telegrafica e la ripresa, invece, del traffico postale, siete invitati a trasmetterci per lettera espresso tutte quelle eventuali notizie locali che possono assumere un interesse od un significato nazionale. Vogliate anche informarci se ed in qual modo giunge costì e viene distribuito il notiziario Stefani”.

Mercoledì 22 settembre

L’ufficio di Firenze segnala a Roma l’arrivo del notiziario Stefani per telegrafo.

Giovedì 23 settembre

Da Monaco Mussolini torna in Italia in aereo, atterra a Forlì e viene condotto alla Rocca delle Caminate, da dove comunica la lista dei ministri del suo governo:

“In attesa della Costituente che sarà prossimamente convocata per stabilire gli ordinamenti del nuovo Stato fascista repubblicano, il Duce, Capo del Governo, ha nominato i seguenti ministri e Sottosegretari assumendo direttamente la carica di Ministro degli Esteri.

– Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio dei ministri: Francesco Maria Barracu, medaglia d’oro al valor militare.

– Ministro per gli interni: avv. Guido Buffarini Guidi.

– Ministro per la Giustizia: avv. Antonino Tringali Casanova

– Ministro per le Finanze e per gli Scambi e valute: prof. Domenico Pellegrini Giampietro

– Ministro per la Difesa nazionale: Rodolfo Graziani, maresciallo d’Italia – Sottosegretario per la Marina: Antonio Legnani, ammiraglio di squadra; sottosegretario di stato per l’aeronautica: Comandante Carlo Botto.

– Ministro per l’Economia corporativa: ing. Silvio Gaj

– Ministro per l’Agricoltura: dott. Edoardo Moroni

– Ministro per l’Educazione Nazionale: prof. Carlo Alberto Biggini

– Ministro per le Comunicazioni: ing. Giuseppe Peverelli

– Ministro per la Cultura Popolare: dott. Fernando Mezzasoma

Il Governo nazionale fascista conferma per Roma il carattere di città aperta e adotterà tutte le opportune misure in tal senso”.

Sulla costituzione del governo nazionale fascista (AMAE-RSI b. 1) in un “Documento Riservatissimo” a firma Rahn è scritto:

“23 settembre mattina – Alle ore 11.45 il Comandante germanico della città, generale Stahel, si renderà presso il Comandante italiano, Generale Calvi di Bergolo, al Ministero della Guerra, dove saranno convocati anche gli ufficiali al comando della divisione “Piave”.

“Costoro verranno informati che il Duce ha costituito un nuovo Governo e verrà fatta la loro richiesta se siano disposti o meno ad aderire al Governo stesso.

“A questa domanda sarà risposto negativamente; allora il Generale Stahel comunicherà loro in forma cortese che essi non rivestono più le precedenti funzioni e che saranno trasferiti nel nord con le famiglie sotto protezione germanica, dove sarà loro preparato un comodo luogo di soggiorno.

“Nello stesso tempo il Capo della Polizia Senise e il generale Maraffa verranno arrestati da un Comando delle SS e trasportati a Nord.

“Alle 12 avrà luogo la pubblicazione del proclama governativo per mezzo della radio.

“Contemporaneamente riunirò i Commissari dei singoli Ministeri nei locali dell’Ambasciata, dove darò loro notizia della creazione di un nuovo Governo che avrà sede nel Nord Italia. Esso risiede ora nella regione di operazioni.

“I commissari dovranno continuare nelle loro funzioni. Chi si rifiuterà di prestare servizio dovrà essere arrestato. Sulla forma della collaborazione tra essi ed il nuovo Governo verranno comunicate ulteriori decisioni

“Alle ore 12 e 5 la divisione “Piave”, concentrata in Villa Borghese, verrà informata dell’ordine del nuovo Governo italiano di deporre le armi e di marciare in riga alla stazione dove saranno pronti i mezzi di trasporto verso il nord.

“Ad ogni eventuale resistenza verrà opposta la forza delle armi (Divisione paracadutisti).

“Al posto del Generale Calvi verrà nominato il Generale Chieli, Commissario alla smobilitazione italiana ed avrà sede in qualità di Commissario al Ministero della Guerra.

“La Polizia ed i Carabinieri saranno posti al comando del Generale Presti. Entrambi i generali riceveranno istruzioni dal Generale Stahel.

“Su questo progetti vi è accordo tra le Autorità militari germaniche, l’Obergruppenfuher ed il signor Pavolini.

“È necessario che il nuovo Governo, che qui per il momento non potrà acquisire alcuna autorità, si trasferisca al più presto possibile nel Nord Italia, poiché bisogna impedire che la polizia ed i funzionari adottino una attitudine di resistenza passiva”.

Sulle comunicazioni di Rahn ai Commissari ministeriali l’ambasciatore Augusto Rosso redige la seguente nota:

“S.E. Rahn ha convocato oggi 23 settembre alle ore 12, nella sede dell’Ambasciata di Germania, i Commissari Ministeriali, cui ha fatto le seguenti comunicazioni:

“il Duce ha deciso di formare un governo provvisorio e di indire nel prossimo mese di ottobre una Assemblea costituente che deciderà sulla forma di governo in Italia.

“Ciò potrà mettere un certo numero di persone – e forse anche qualcheduno di voi – davanti a dei problemi di coscienza che potranno a suo tempo essere risolti.

“Considerando mio compito principale risparmiare al popolo italiano ulteriori sofferenze, ho formulato al Maresciallo Kesselring, che le ha approvate, le seguenti proposte:

“La sede del Governo sarà nell’Italia settentrionale: l’attività di esso si svilupperà a seconda delle possibilità; Roma è zona di guerra, pertanto essa appartiene alla giurisdizione del Comando Militare Germanico, cui è demandato di impartire tutte le necessarie istruzioni; il Maresciallo Kesselring ha ordinato che i Commissari rimangano in carica. Questo è un ordine militare.

“Sarò prossimamente preciso in ordine alla collaborazione fra il Governo italiano ed i Commissari stessi.

“Non vedo ancora come, tecnicamente, il Governo italiano potrà estendere la propria attività fino a Roma; perciò ho deciso di lasciare tutto immutato, fatta eccezione per alcuni Ministeri – come quello della Cultura Popolare – la cui attività è soprattutto politica. Comunque tutto ciò sarà oggetto di prossime comunicazioni ai singoli Commissari interessati.

“Il Maresciallo Kesselring chiede ai Commissari la migliore collaborazione per il mantenimento dell’ordine e della sicurezza. Elogia l’opera svolta sinora dai Commissari competenti per l’approvvigionamento ed assicura di aver impartito disposizioni affinché le riserve alimentari delle Forze Armate tedesche rimaste disponibili a Napoli siano trasferite a Roma.

“Egli ha altresì assicurato che tutte le città che le Forze Armate germaniche dovessero, per necessità belliche, evacuare, saranno lasciate con una scorta di viveri sufficiente per otto giorni.

“La riunione è terminata alle ore 12.35.

“Questo appunto è stato redatto in base a delle note prese nel corso delle riunione dal Segretario di uno dei Commissari (vedi foglio roneato) ed alla ricostruzione delle dichiarazioni del ministro Rahn, da me fatta a memoria. Il tutto poi sottoposto al signor Mollhausen che ha fatto delle rettifiche dando la propria interpretazione su taluni punti”.

Da Monaco Mussolini torna in Italia in aereo. Atterra a Forlì e viene condotto alla Rocca delle Caminate da dove comunica la lista dei ministri del suo governo rilanciata dalla Stefani: “In attesa della Costituente che sarà prossimamente convocata per stabilire gli ordinamenti del nuovo Stato fascista repubblicano, il Duce, Capo del Governo, ha nominato i seguenti ministri e Sottosegretari assumendo direttamente la carica di Ministro degli Esteri.

– Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio dei ministri: Francesco Maria Barracu, medaglia d’oro al valor militare.

– Ministro per gli interni: avv. Guido Buffarini Guidi.

– Ministro per la Giustizia: avv. Antonino Tringali Casanova

– Ministro per le Finanze e per gli Scambi e valute: prof. Domenico Pellegrini Giampietro

– Ministro per la Difesa nazionale: Rodolfo Graziani, maresciallo d’Italia – Sottosegretario per la Marina: Antonio Legnani, ammiraglio di squadra; sottosegretario di stato per l’aeronautica: Comandante Carlo Botto.

– Ministro per l’Economia corporativa: ing. Silvio Gaj

– Ministro per l’Agricoltura: dott. Edoardo Moroni

– Ministro per l’Educazione Nazionale: prof. Carlo Alberto Biggini

– Ministro per le Comunicazioni: ing. Giuseppe Peverelli

– Ministro per la Cultura Popolare: dott. Fernando Mezzasoma

Il Governo nazionale fascista conferma per Roma il carattere di città aperta e adotterà tutte le opportune misure in tal senso”.

La Stefani dirama anche la seguente “Ordinanza sull’obbligo di presentazione e limitazione di soggiorno.

Per sicurezza del territorio occupato dalla forze armate germaniche ordino quanto segue: Chi trasgredisce alle ordinanze del comandante superiore sud o di altro comando autorizzato circa l’obbligo di presentazione o limitazioni di soggiorno viene punito colla reclusione o prigione, se una maggiore pena non viene stabilita da altre ordinanze.

La presente ordinanza entra in vigore colla sua pubblicazione.

Il Comandante superiore sud f.to Feldmaresciallo Kesselring”.

Ed inoltre:

“Berna – Il Negus dell’Abissinia ha chiesto a Londra ed a Washington la consegna del maresciallo Badoglio.

Badoglio a suo tempo aveva guidato le truppe italiane nella campagna d’Etiopia e aveva ricevuto il titolo di Duca di Addis Abeba. Non si sa ancora quale sia la posizione assunta da Londra e da Washington di fronte a questa richiesta, ma è certo che essa servirà agli anglo – americani per sottoporre ad una pressione ancora maggiore Badoglio”.

Il ministro della Cultura Popolare Mezzasoma scrive alla Stefani: ”Vi comunico che in data odierna ho disposto che la direzione politica di codesta Agenzia sia affidata al giornalista Dott. Orazio Marcheselli in sostituzione del giornalista Dott. Roberto Suster.

Vi prego pertanto di dare immediata esecuzione a quanto sopra, dandone assicurazione”.

Venerdì 24 settembre

La Stefani dirama il comunicato ministeriale con la sostituzione di Suster alla guida dell’agenzia. Compare anche la nomina di Ernesto Daquanno al Giornale radio. Daquanno sostituirà poi Marcheselli alla guida dell’agenzia. Sarà l’ultimo direttore e morirà ucciso insieme con Mussolini.

“Il Ministro della Cultura Popolare ha nominato Commissario dell’Istituto Nazionale Luce il Direttore Generale dell’Istituto stesso Giuseppe Croce; Direttore dell’Agenzia Stefani il dott. Orazio Marcheselli; Direttore del Giornale Radio il dott. Ernesto Daquanno.

Un mese prima, nella notte fra il 23 ed il 24 agosto Ettore Muti, ex segretario del partito fascista e tenente colonnello pilota, era ucciso dai carabinieri. La Stefani, allora controllata dal governo Badoglio e non smentendo anche in quella occasione la sua linea filogovernativa che aveva adottata fin dalla sua nascita, il 25 agosto aveva dato questa versione dei fatti: “A seguito di accertamento di gravi irregolarità nella gestione di un ente parastatale, nel quale risultava implicato l’ex segretario del partito fascista Ettore Muti, l’Arma dei Carabinieri procedeva nella notte dal 23 al 24 corrente al fermo del Muti a Fregene. Mentre lo si conduceva alla caserma sono stati sparati dal bosco colpi di fucile contro la scorta. Nel momentaneo scompiglio egli si dava alla fuga, ma inseguito e ferito da colpi di moschetto tirati dai carabinieri, decedeva.”

Passata sotto il controllo del nuovo stato fascista repubblicano, la Stefani fornisce questa nuova versione dell’uccisione di Muti.

“Il comunicato laconico e menzognero comparso il 25 agosto sulla stampa tentò di gettare fango sulla figura di Ettore Muti, fulgido esempio di eroismo italiano, purissimo simbolo di fede e di ardimento.

“Ma gli assassini, anche nel loro comunicato, furono di una ingenua codardia. Nessuno degli italiani di qualunque fede e di qualunque pensiero, ha potuto credere alla infame versione. La purezza di Muti era leggendaria, il disinteresse di Muti era leggendario, la generosità di Muti era anch’essa leggendaria.

“Ettore Muti di ricchezza non aveva che l’oro e l’argento delle sue medaglie, il fulgore del suo coraggio. Ma nulla può rimanere celato. Nulla deve rimanere celato. Al cospetto degli uomini e di Dio la verità è e resta una sola: “Muti è stato ucciso, assassinato da sicari per ordine del mandante Badoglio”.

“Già da qualche giorno Muti si trovava a Fregene a riposare dalle fatiche della guerra e più ancora per nascondere silenzioso il suo dolore a causa del tradimento a lui noto. Si diceva che egli maturasse il divisamento di fare un tentativo disperato per salvare Mussolini dalla prigionia. Per il temperamento di Muti, questa era una cosa possibile. Ma i banditi, in agguato, non potevano perdonargli questo supremo disperato appello al suo coraggio.

“Nella quieta notte marina del 24 agosto, nell’ora antelucana, il misfatto fu compiuto. I pochi residenti alla marina di Fregene non pensarono in quella notte che la tranquilla spiaggia potesse esser luogo di congiura e d’assassinio. Alle due dopo mezzanotte, dinanzi la stazione dei Carabinieri di quella località, si fermò un autocarro proveniente da Roma. A bordo c’erano quattordici carabinieri armati di fucili mitragliatori: due sottufficiali ed un tenente.

“Il tenente discese per primo e bussò al portoncino chiedendo del maresciallo comandante la stazione, il quale, ancora mezzo assonnato, si presentò al suo superiore.

“Vestirsi immediatamente ed accompagnarlo all’abitazione del tenente colonnello pilota Ettore Muti. Questo fu l’ordine.

“Il sottufficiale ubbidì e pochi minuti dopo la scorta si mosse. Lungo il cammino vi furono maggiori istruzioni. Il maresciallo comandante la stazione locale dovette bussare all’abitazione e qualificarsi per allontanare qualsiasi sospetto presso i famigliari. Così avvenne.

“L’uscio del giardino fu aperto dall’autista, al quale fu imposto silenzio e l’immediata consegna delle armi del suo colonnello. Poi la casa fu circondata ed il tenente dei carabinieri Taddei entrò nell’abitazione. Il Ten. Col. Pilota Ettore Muti fu svegliato e gli fu comunicato l’ordine di arresto.

“Tranquillo, Muti disse che andava a vestirsi. Fu seguito nella sua stanza e gli furono puntati contro i fucili mitragliatori. Appena pronto, si dispose ad uscire.

“Costantemente circondato dalle bocche dei fucili mitragliatori, varcò l’uscio del giardino. Rivolto al tenente Taddei chiese: “Sono con degli italiani o con dei nemici?” Il sicario non rispose e spinse Muti per il viale che fiancheggiava il villino.

“Pochi attimi; poi nella quieta notte sotto i pini echeggiarono due sinistri colpi d’arma da fuoco. L’assassinio era compiuto.

“La maledizione di Dio e della Patria era caduta sui sicari e sui mandanti.

“A coprire il misfatto ed a giustificarlo con un alibi ben studiato, susseguentemente furono lanciate alcune bombe dal bosco. Oltre questo, nessuna voce umana suonò nella notte tragica sulla piccola spiaggia di Fregene se non la voce del tenente Taddei: “Finalmente questo porco è stato ammazzato”.

“Alle ore 3,45 la tragedia era conclusa.”

Nonostante la grave situazione militare e soprattutto per dare una parvenza di normalità da Berlino viene annunciato il ripristino dei collegamenti aerei con la Germania: “Berlino – Le comunicazioni aeree fra l’Italia e la Germania, rimaste provvisoriamente interrotte, sono state riprese in data 24 settembre. Gli apparecchi della “Lufthansa” fanno giornalmente servizio nelle due direzioni sul percorso Berlino – Monaco – Venezia – Milano.”

Sabato 25 settembre

Nessuna ostilità dei militari tedeschi verso il Vaticano: così trasmette la Stefani: “Berlino – L’Agenzia ufficiosa tedesca afferma, a proposito delle voci diramate dalle agenzie di stampa anglo – nordamericane e in parte rilevate dai giornali svedesi, in ordine a pretesi atti di ostilità commessi dagli organi militari germanici verso il Vaticano e le autorità ecclesiastiche, che nessun ostacolo è stato posto da parte tedesca all’attività degli alti dignitari della Chiesa e che i diritti che competono alla Città del Vaticano non sono stati in nessun modo lesi”.

Lunedì 27 settembre

Seduta del nuovo governo alla Rocca delle Caminate. Al termine della seduta (v. A. Tamaro – Due anni di storia – vol. II pag. 16) viene diramato il seguente comunicato:

“1 – A seguito della conferma della dichiarazione di città aperta per Roma, il governo fissa la propria sede in altra località presso il Quartier generale delle forze armate.

“2 – L’attuale Senato di nomina regia è disciolto e abolito. La Costituente prenderà in esame l’opportunità della sua eventuale ricostituzione secondo gli ordinamenti del nuovo Stato fascista repubblicano.

“3 – Nella riorganizzazione in atto delle forze armate, le forze terrestri marittime e aeree vengono rispettivamente inquadrate nella milizia, nella marina e nell’aeronautica dello Stato repubblicano fascista. Il reclutamento avviene per coscrizione e per volontarietà. Per gli ufficiali e i sottufficiali, mentre sono rispettati i diritti acquisiti, il trattamento morale ed economico viene adeguato all’alto compito di un moderno organismo militare e alle nuove esigenze della vita sociale.

“4 – In conformità dell’indirizzo di politica sociale perseguito dal partito fascista repubblicano e quale necessaria premessa per le ulteriori e rapide realizzazioni viene decisa la fusione delle confederazioni sindacali in un’unica “Confederazione generale del lavoro e della tecnica”. La Confederazione opera nell’ambito e nel clima del partito, il quale le conferisce tutta la propria forza rivoluzionaria.

“5 – La Commissione per l’accertamento degli illeciti arricchimenti di gerarchi fascisti costituita dal cessato governo rimane in funzione, estendendo peraltro l’accertamento sugli illeciti guadagni di tutti coloro, senza distinzione di partito, che abbiano negli ultimi trent’anni, ricoperto cariche politiche e incarichi pubblici, ivi compresi i funzionari e i militari”.

“Il Governo Fascista Repubblicano comunica: “Con l’indirizzo approvato dal Consiglio dei Ministri del 27 settembre si dà inizio al funzionamento del nuovo Stato Fascista Repubblicano il quale troverà nella Costituente, che sarà prossimamente convocata, la promulgazione dei suoi definiti ordinamenti costituzionali.

“Da oggi e fino a quel giorno il Duce assume le funzioni di Capo del nuovo Stato Fascista Repubblicano”.

Martedì 28 settembre

Hitler invia a Mussolini(v. A. Tamaro – Due anni di storia – vol. II pag. 17) il seguente telegramma: “Duce, con gioia e soddisfazione ho ricevuto la vostra comunicazione riguardante la costituzione del Governo Fascista repubblicano.

“Mi onoro di comunicarvi che il grande Reich tedesco riconosce il governo da voi costituito ed è deciso, in fedele cameratesca alleanza, di condurre la guerra a fianco a fianco col vostro Governo fino alla vittoriosa conclusione”.

Sugli avvenimenti svoltisi fra il 13 ed il 28 settembre (AMae – RSI 23) l’ambasciatore Rosso scrisse questo breve diario.

“13 settembre – Ricevo verso le 9 a.m. la dichiarazione di S.E. Guariglia in data 12 settembre, con la quale il Ministro informa che in seguito al proclama del Maresciallo Kesselring egli si considera messo nell‘impossibilità di dirigere il Ministero degli Affari Esteri. Affida a me, come Segretario Generale, il compito di continuare il funzionamento del Ministero per la sola parte amministrativa.

“Partecipo ad una riunione dei Ministri convocata dal Generale Calvi di Bergolo nella sua qualità di Comandante della Città aperta di Roma.

“Il generale Calvi premette che egli continua a considerarsi al servizio di S.M. il Re.

“Chiede poi che ciascun ministro designi un funzionario incaricato di assumere in qualità di Commissario, la gestione dei rispettivi dicasteri, i quali continueranno a funzionare nell‘ambito della attività tecnica ed amministrativa.

“Sottopongo al Generale Calvi la dichiarazione del Ministro Guariglia.

“Il Generale Calvi mi informa che egli intende designare me come Commissario per il Ministero Affari Esteri.

“Le designazioni dei Commissari dovranno essere approvate dall‘Autorità tedesca.

“14 settembre – Ha luogo il ritiro degli archivi politici e documenti vari del Ministero da parte dell‘autorità militare tedesca.

“15 settembre – Viene pubblicata l‘ordinanza n. 3 del Comando della Città aperta di Roma, relativa alla nomina dei Commissari ministeriali.

“La Radio di Berlino annunzia che Benito Mussolini ha assunto nuovamente la direzione del fascismo in Italia. Vengono resi pubblici i primi cinque ordini del giorno del Governo, a firma Mussolini.

“Viene diramato a mia firma l‘ordine di servizio n. 33 circa il funzionamento del Ministero.

“18 settembre – Convocazione dei Commissari da parte del Ministro Rahn all‘Ambasciata di Germania. Sue dichiarazioni circa il funzionamento dei Commissari e direttive politiche. Mia dichiarazione.

“19 settembre – Riunione dei Commissari presso il commissario alla Presidenza del consiglio.

“23 settembre – Convocazione dei Commissari da parte del Ministro Rahn all‘Ambasciata di Germania. Suo annunzio della formazione del Governo provvisorio. Ordine del Maresciallo Kesserling ai Commissari di continuare a funzionare.

“24 settembre – Visita del sig. Mollhausen. Mi annuncia che egli stesso terrà il collegamento fra l‘Ambasciata di Germania ed il Ministero.

“Conversazione a titolo privato circa la mia collaborazione.

Quesito da me posto al signor Mollhausen circa i rapporti fra i membri del Governo titolari dei Dicasteri ed i commissari e sua risposta.

“26 settembre – Telefonata del Sottosegretario alla Presidenza. Ecc. Barracu, sull’argomento di cui sopra. Mia risposta.

“28 settembre – Conversazione col signor Mollhausen all’Ambasciata di Germania (Rapporti fra Ministri e Commissari – Comunicazioni telegrafiche del Corpo diplomatico). Il signor Mollhausen mi ha anche informato della comunicazione del Consolato italiano a Lourenço Marques.

Mercoledì 29 settembre

Dalla Rocca delle Caminate, nella prima riunione del consiglio dei ministri, Mussolini (v. A. Tamaro – Due anni di storia – vol. II pag. 47) fa il punto sulla situazione italiana.

“La situazione dell’Italia nel momento in cui il governo fascista repubblicano intraprende la sua fatica, può definirsi, senza ombra di esagerazione, una delle più gravi della sua storia. Bastano per confermarlo le seguenti semplici considerazioni. Alla mattina del 25 luglio, l’Italia, pur selvaggiamente martoriata dai bombardamenti anglo-americani, era uno Stato e il suo territorio, meno la Sicilia occidentale, intatto. Il tricolore sventolava ancora a Rodi, a Tirana, a Lubiana, a Spalato, in Corsica, sul Varo. Oggi, a due mesi di distanza, il nemico occupa un terzo del territorio nazionale e tutte le nostre posizioni fuori del territorio nazionale o d’oltremare sono state sgombrate.

“La perdita di queste posizioni, che pure avevano costato tanto sangue e tanto sacrificio al popolo italiano, fu provocata da un armistizio durissimo quale non fu mai nella storia, concluso all’insaputa degli alleati, e quindi attraverso un tradimento senza precedenti che basta a disonorare per sempre la monarchia e i suoi complici.

“Le conseguenze dell’armistizio sono state semplicemente catastrofiche: consegna al nemico della marina italiana, liquidazione umiliante, attraverso il disarmo, di tutte le altre forze militari italiane, bombardamenti continui e spietati che dovevano coprire i negoziati in atto sin dai primi di agosto, abbattimento profondo dell’anima nazionale, disordine nelle cose e negli spiriti e continuazione della guerra sul nostro territorio, come chiunque avrebbe potuto facilmente prevedere.

“Data questa situazione di fatto, le direttive che guidano l’azione del Governo non possono essere che le seguenti: tener fede all’alleanza con le nazioni del Tripartito, e per questo riprendere il nostro posto di combattimento accanto alle unità tedesche attraverso la più sollecita riorganizzazione delle nostre forze militari, a cominciare da quelle della difesa contraerea e costiera.

“Nell’attesa della preparazione di queste forze, che è già cominciata, dare cordiale e pratica collaborazione alle autorità militari tedesche che operano sul fronte italiano.

“Attraverso lo sforzo militare, noi intendiamo non soltanto di cancellare le pagine del 25 luglio, e quella ancora più disastrosa del’8 settembre, ma raggiungere i nostri obiettivi, che sono l’integrità territoriale della nazione, la sua indipendenza politica, il suo posto nel mondo.

“Il nuovo sforzo militare, che l’onore e gli interessi della nazione ci impongono di compiere, sarebbe impossibile se la vita nelle provincie non riprendesse il suo ritmo normale e se i cittadini, con la loro consapevole disciplina, non si rendessero conto delle necessità attuali.

“La prossima nomina dei capi delle provincie concentrando autorità e responsabilità in una sola persona, ridarà al complesso delle nostre istituzioni locali la possibilità di un funzionamento, per quanto possibile regolare.

“Non sono in progetto, salvo i casi accertati di violenza, repressioni generiche contro tutti coloro che, in un momento di incosciente aberrazione infantile, credettero che un governo militare fosse il più adatto a realizzare il regime della sconfinata libertà, né saranno oggetto di particolari misure coloro i quali, avendo fatto costante professione di antifascismo più o meno attivo, tali si dichiarano nelle giornate del 26 luglio e seguenti.

“Ma vi è un’altra categoria di individui, che non sfuggirà a severe sanzioni e sono tutti quegli iscritti al partito, i quali nascosero, sotto un’adesione formale, la loro falsità; ricoprirono, talora per anni e anni, alte cariche; ricevettero onori e ricompense, e, nel momento della prova, nelle giornate del colpo di stato, passarono al nemico. Essi sono corresponsabili dell’abisso, nel quale la Patria è caduta. Tribunali straordinari provinciali dichiareranno e giudicheranno questi casi di tradimento e di fellonia. Ciò servirà di monito per il presente e per il futuro.

“L’attuale Governo ha, tra i suoi compiti, quello fondamentale di preparare la Costituente, che dovrà consacrare il programma del partito con la creazione dello Stato fascista repubblicano. Non è ancora il momento di precisazioni in così grave e delicata materia, ma due elementi essenziali io credo necessario di fissare fin da questa prima riunione; e cioè che la repubblica sarà unitaria nel campo politico, decentrata in quello amministrativo e che avrà un pronunciatissimo contenuto sociale tale da risolvere la questione sociale almeno nei suoi aspetti più stridenti, tale cioè da stabilire il posto, la funzione, la responsabilità del lavoro in una società nazionale veramente moderna.

“Come ho detto all’inizio, la situazione è da ogni punto di vista gravissima, ma non è disperata. Un popolo non può perire quando ha la coscienza di essere un popolo. Ci sono popoli che hanno subìto prove tremende, talora secolari, e che rifiorirono,. Forze della ripresa sono già in atto. Il Governo intende organizzarle, convogliarle, prepararle ai compiti della guerra, perché ancora e sempre sono decisive per l’avvenire della Patria le sorti della guerra.

“Io vi ringrazio di avere accolto il mio invito, di esservi riuniti intorno a me in questo momento, e conto sulla vostra collaborazione”.


Note

30 ACS – L.S. 36

31 L’armistizio fu firmato dal generale Giuseppe Castellano il 3 settembre a Cassibile, nei pressi di Siracusa, con l’intesa che sarebbe entrato in vigore, e l’annuncio trasmesso per radio da Badoglio, entro cinque giorni. Italiani e tedeschi lo sapranno l’8 settembre. Rahn in una riunione a Roma all’ambasciata tedesca svoltasi il 4 aprile 1944, presente il sottosegretario alla Cultura Popolare della RSI Alfredo Cucco e un ristrettissimo numero di giornalisti della capitale, così raccontò i particolari di un suo colloquio, avvenuto il 3 settembre, col maresciallo Badoglio. Tre ore prima era stato firmato l’armistizio e pure – dice Rahn – mi trattò affettuosamente, oltre ogni cordialità protocollare, e prendendomi “la mano tra le sue” mi disse presso a poco così: “con Pétain e von Mackensen io sono uno dei tre marescialli più vecchi del mondo e se vi dico che marceremo in fondo sino alla fine, ve lo dico da vecchio che non vorrà mancare al suo onore verso il termine della vita”.
Rahn aggiunse che il “tradimento” costò alla Germania la campagna autunnale e invernale di Russia e lo spostamento di 25 divisioni, oltre ad aliquote della marina e dell’aviazione, per rimpiazzare l’esercito italiano sui fronti di guerra. (ACS – RSI – SPZ b. unica)

32 Formalmente l’affidamento del Ministero degli Esteri all’ambasciatore Rosso avviene il 12 settembre. Questa la nota (AMAE – RSI b. 1) di Guariglia: “Il proclama del Maresciallo Kesselring, sotto il cui controllo militare si trova Roma, stabilisce che continueranno a funzionare i soli Ministeri ammi¬nistrativi. Poichè il Ministero degli Esteri è essenzialmente un Ministero politico, mi considero messo nella impossibilità di dirigerlo senza contravvenire al proclama del Maresciallo Kesselring. Affido pertanto al segretario Generale, Ambasciatore Augusto Rosso, il compito di far continuare il funzionamento del Ministero degli Esteri per la sola parte amministrativa”.

33 Ma il 9 settembre doveva riservare all’Italia una tragedia. Alle 3 la Squadra Navale della Spezia, al comando dell’Ammiraglio Carlo Bergamini, lascia la base e si dirige verso La Maddalena con la bandiera di combattimento issata.
La “Roma” è la nave ammiraglia. E’ una modernissima corazzata di oltre 40 mila tonnellate con un equipaggio di quasi duemila uomini. Varata da soli tre anni è il fiore all’occhiello della Marina italiana ed è considerata una delle corazzate più veloci e potenti di tutto il mondo.
Alle 15,30 la Squadra Navale è nelle acque delle Bocche di Bonifacio, al largo dell’Asinara, e qui è attaccata da una squadriglia di “Junkers 88”, bombardieri tedeschi a largo raggio, decollati dall’aeroporto francese di Istres su ordine del Feldmaresciallo Hermann Goering. I velivoli, al comando del Magg. Bernhard Joppe, un asso della “Luftwaffe”, portano ognuno una bomba da 1400 chili radioguidata. Quest’arma doveva essere sganciata sull’obiettivo da una notevole quota per permettere all’ordigno, con l’alta velocità di caduta, la massima potenza di penetrazione.
La “Roma” viene centrata da due bombe, una delle quali scoppia proprio nel deposito prodiero dei proiettili da 381. E’ una catastrofe. La nave squassata da immani esplosioni, avvolta dalle fiamme, si rovescia, si spacca in due tronconi e affonda in poco più di dieci minuti. Muoiono 1326 uomini e fra questi l’Ammiraglio Bergamini e tutti gli ufficiali del suo Stato Maggiore. A Bergamini sarà conferita la medaglia d’oro alla memoria.
Quando Bergamini ricevette dal Capo di Stato Maggiore della Marina, Ammiraglio Raffaele De Courten, l’ordine di consegnare la Squadra Navale agli inglesi, prima della partenza riunì gli ufficiali in plancia e tenne un brevissimo discorso.
Disse, fra l’altro: “Intendo portare la flotta in un ancoraggio italiano o in un altro ancoraggio al di fuori di ogni estranea ingerenza. Non consegnerò mai le navi al nemico. Sento che non ci vedremo più… bisognerà andare a picco”.
Queste parole nel dopoguerra hanno alimentato dibattiti fra gli storici poiché, come scrive l’Ammiraglio Antonino Trizzino nel libro “8 Settembre pietà e tragedia”, “resta ancora vivo nel ricordo tragico l’enigma su quelle che erano state le reali intenzioni del Comandante in Capo della Squadra italiana dopo aver lasciato il porto di La Spezia con rotta La Maddalena”.

34 Notizia Stefani ripresa dal Popolo di Roma

35 La Stefani fa evidentemente riferimento agli scontri avvenuti il 9 e 10 settembre a Porta S. Paolo, ed in altri quartieri della città, quando gli italiani, militari e civili, fronteggiarono i tedeschi comandati da Kesserling per difendere Roma. Nel pomeriggio del 10 le truppe italiane si arrendono.

36 ACS – SPD-RSI cr 81

37 (ndr: probabilmente “ha emanato”)

38 Nell’ordine del giorno n. 6 è scomparsa la dizione “del governo” mentre l’odg n. 7 è del PFR

39 (v. A. Tamaro – “Due anni di storia” – vol. I pag. 590. Il testo è stato sicuramente trasmesso dalla Stefani, ma non è stato possibile documentarlo.)

40 v. A. Tamaro – Due anni di storia – vol. I pag. 593

41 ACS – LS b. 48