Winston Churchill

Scheda preparata per un film progettato, e poi non realizzato, dalla Lux-Vide


 

  Winston Churchill è uno dei personaggi di maggior rilievo nella storia del Novecento. In realtà è un uomo dell’Ottocento che vive in un secolo non suo, alle cui ideologie si sente estraneo. Il motivo che guida la sua vita è uno solo: la difesa dell’Impero britannico.

  E’ per questo che cerca di impedire la conquista del potere da parte dei Soviet (corpo di spedizione inglese ad Arcangelo e Murmansk per aiutare il generale bianco Kolciak, 1918).

  E’ per questo che non nasconde le sue simpatie per il fascismo di Mussolini (visita a Roma, 1927; un’Italia in funzione antifrancese).

  E’ per questo che avverte fra i primi il pericolo rappresentato dalla Germania di Hitler (ed è contrario alla politica di “appeasement” del governo inglese, Anschluss 1938, Monaco 1939).

  E’ per questo che è tra i primi a proporre un’alleanza con l’Unione Sovietica per contenere l’imperialismo tedesco.

  E’ per questo che sollecita l’entrata in guerra degli Stati Uniti e firma con Roosevelt nell’agosto del 1941 quella Carta Atlantica i cui princìpi di democrazia non capisce e non approva (specie il diritto di ogni popolo – quindi anche dell’India – di scegliere liberamente la forma di governo che preferisce).

  La grandezza di Churchill è altrove, e non è minacciata o incrinata dalla sua mancanza di convinzioni ideologiche, dalla sua incapacità di capire che il mondo sta cambiando, che l’Impero britannico è destinato a scomparire (lui che chiama Gandhi uno “spregevole fachiro”), così come è destinato a sparire il colonialismo; che i popoli, anche dell’Africa anche dell’Asia, aspirano a governarsi da sé; che il capitalismo è in crisi, o almeno il capitalismo liberista; che il comunismo è la risposta – sbagliata, se vogliamo – a una generale domanda di giustizia sociale.

  La grandezza di Churchill è altrove: è nelle sue eccezionali capacità di statista, è nella sua sicurezza di comando e di guida, è nella genialità delle sue soluzioni a complessi problemi di governo e di condotta militare.

  E lui che compatta l’Inghilterra e fa di milioni di civili un esercito di soldati devoti alla patria; è lui che impedisce che la rotta di Dunkerque diventi una catastrofe irreparabile; è lui che vince la “battaglia d’Inghilterra” contro i bombardamenti aerei tedeschi. Grande anche nelle proposte che non hanno successo e non trovano d’accordo un Roosevelt ingenuamente convinto della buona fede di Stalin: l’apertura non in Normandia ma nei Balcani del “secondo fronte” richiesto da Stalin; arrivare a Berlino prima dei russi. E’ Churchill il primo a togliere le illusioni di tanti, il primo a dire, nel 1946, che “una cortina di ferro è stata calata da Stettino a Trieste”.

  I più giovani devono comprendere perché i vecchi, anche se sono di sinistra, si commuovono ancora al ricordo del gesto che Churchill usava fare con le due dita in segno di “V”, “victory”, e di come in quegli anni di guerra conobbero la sua voce, dai microfoni di radio Londra, dietro i tre colpi di tamburo che richiamavano la Quinta di Beethoven: tà-ta-ta-tà. Si può accettare anche quello che disse un giorno: “Se sapessi che Hitler ha invaso l’inferno, farei ai Comuni un discorso in favore del diavolo”.